Oristano 4 Dicembre
2013
Cari amici,
i terribili
danni causati in Sardegna dal
recente alluvione hanno messo in ginocchio diverse Comunità, con danni
irreparabili in vite umane e ingenti costi finanziari e sociali. La natura per
lungo tempo è stata usata impropriamente e senza scrupoli, piegata ai bisogni
dell’uomo: sono stati deviati fiumi, cancellate paludi, aperte strade,
autostrade e gallerie, chiuso varchi naturali, dove per secoli e, forse
millenni, la natura aveva raggiunto il
suo equilibrio. Violenza, lo sappiamo, chiama violenza, e gli sbagli si pagano:
c’è un momento in cui la natura si
riappropria del suo, ci chiede il conto, riprendendosi quello che le era stato brutalmente
sottratto.
Ieri, sfogliando
l’Unione Sarda ho letto con interesse un articolo di Antonio Pintori che metteva
in luce un moderno intervento tecnologico studiato per porre riparo ai danni
causati da improvvise inondazioni o alluvioni. Pintori nel suo “pezzo” riportava
la notizia del collaudo, fatto una decina di giorni fa, nel bacino imbrifero intorno
alla diga di Orgosolo, di un moderno e avveniristico esperimento di alta
ingegneria, mai utilizzato prima.
Questa nuova tecnica, studiata e brevettata,
è chiamata “PRATI ARMATI”, e mette sul tappeto una particolare soluzione per
salvare dalle alluvioni non solo tutte quelle moderne e indispensabili opere
civili, realizzate dall’uomo, ma anche il territorio circostante. L’ingegnere
idraulico Alessandro Carbini, che si è occupato del progetto “Prati Armati”
nella diga dell’invaso orgolese, ha ribattezzato questo particolare intervento
tecnologico “ La natura che salva se
stessa”.
Il Dipartimento
dell’Agricoltura degli U.S.A, per contrastare i grandi fenomeni erosivi dei
suoli, utilizza l’USLE, Universal Soil
Loss Equation, un’equazione matematica capace di identificare nella
copertura vegetale il principale e più agevole parametro su cui poter agire per
ridurre drasticamente i fenomeni erosivi sui terreni più vulnerabili quali
limi, argille e sabbie. Prati Armati
applica questa legge matematica per inerbire tutti quei suoli, in gran
parte modificati dall’uomo, che potrebbero arrecare problematiche e seri danni
alla popolazione umana. L’utilizzo di piante perenni a radicazione profonda,
autoctone e non OGM, hanno consentito di bloccare l’erosione su scarpate
stradali e autostradali, rilevati ferroviari, sponde di fiumi, cave, miniere,
discariche, siti inquinati da metalli pesanti. Una vera soluzione naturale per
un grande problema!
I
PRATI ARMATI® sono definiti una Tecnologia
di “Dermatologia Genetica”, che:
1. impiega sementi di
piante erbacee perenni a radicazione profonda;
2. blocca l'erosione su
qualunque lito tipo (anche il più sterile, senza alcuna altra integrazione
(terreno di riporto, geo celle,
materiali plastici e così via);
3. ri-naturalizza i
versanti, favorendo la biodiversità, accelerando la successione ecologica,
soprattutto su terreni sterili;
4. sottrae fino al 400%
in più di CO2 rispetto alle piante tradizionali;
5. presenta forti
vantaggi ambientali, realizzativi, tecnici e di costo rispetto ad altre tecnologie;
6. non necessita di
alcuna manutenzione.
L’esperimento sardo,
intorno all’invaso orgolese, ha studiato e messo a punto un progetto con le
erbe autoctone della Sardegna. Sono state utilizzate graminacee della
macchia mediterranea, erbe con radici profonde anche vari metri, in grado di
crescere ovunque, anche su suoli sterili e inquinati. Sono erbe capaci di
bloccare fortemente l’erosione, mitigando il rischio frane. L’ingegner Carbini,
parlando delle erbe che sono state usate, ha detto: “le loro radici sono molto
resistenti, fino a un sesto della resistenza dell’acciaio. La fitta coltre
erbacea in caso di piogge torrenziali si comporta come un grande ombrello su
cui l’acqua scivola senza erodere il terreno ne penetrare in profondità. Le
frane accadono proprio quando l’acqua penetra nei terreni.”.
Tornando sulla diga di
Orgosolo dopo l’alluvione, l’ingegner Carbini ha cosi commentato: “Ha subito
ingenti danni, è stata abbattuta una gru alta 10 metri, ma i Prati Armati,
impiantati dal 2008 su 40 mila metri quadrati nelle pareti di porfidi e graniti
della diga, hanno resistito alla furia delle acque, proteggendo le pendici
dell’invaso. Un vero miracolo.”. Poi, ha così concluso: “In Sardegna fra gli interventi
realizzati con questa tecnica, il capping della discarica di Ozieri, e la
passeggiata a mare di Alghero, tutte aree che hanno resistito alla furia di
Cleopatra”. Sarebbe bene estendere l’applicazione di queste tecniche alle nuove
grandi opere in costruzione, come la Sassari Olbia. Un vero vaccino contro il
dissesto idrogeologico”.
Cari amici, non sono un
esperto in questo campo ma ho letto con vivo interesse questa nuova tecnica che
a mio avviso, contrariamente a tante altre messe in atto, utilizza proficuamente
rimedi assolutamente naturali, utilizzando di volta in volta piante ed erbe dell’habitat
da proteggere. Chissà che la nostra salvezza, la salvezza dell’uomo del terzo
millennio, non venga trovata proprio nel corretto utilizzo della natura!
Grazie cari amici della
Vostra attenzione.
Mario
1 commento:
Davvero molto interessante ed utile questo articolo.
Condivido totalmente l'iniziativa alla quale credo anche di poter dare un ulteriore possibile contributo.
Infatti, noi stiamo promuovendo un prodotto che si combinerebbe egregiamente con tale tecnica perché favorisce il consolidamento e la strutturazione del terreno, migliorando e possibilmente estendendo ulteriormente la radicazione, nel contempo riducendo il la necessità di acqua per il mantenimento di tali colture, in quanto la gestisce opportunamente indipendentemente dalla composizione dei diversi suoli.
Parliamone.
Rinaldo Sorgenti - contatto: r.sorgenti@mipolimeri.com
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