Oristano 2 Dicembre
2013
Cari amici,
credo che pochi sardi
non abbiano mai visitato una delle tante “Tombe
di Giganti” sparse in tutta l’Isola. Di questi grandi sepolcri collettivi, di
questi antichi e possenti monumenti del nostro lontano passato, ne sono
sopravvissuti tanti: ne abbiamo censito oltre 300, esattamente 321.
Spesso le "Tombe" le incontriamo
isolate, più raramente in piccoli gruppi, collocate in luoghi oggi quasi sempre
disabitati, ma sempre di grande fascino e suggestione. Sono grandi e maestose, costruite con grandi lastroni di pietra, in
gran parte basaltica o granitica, che spesso ci fa pensare ai loro costruttori come degli
individui particolarmente massicci e forti, giganti insomma, considerato che
costruivano anche i grandi e possenti Nuraghi. Sono queste tombe costruzioni
megalitiche, dove le pietre utilizzate sono finemente lavorate (la Sardegna è
ricca di pietre, quindi non mancavano certo le possibilità di scelta) da capaci
uomini che abitavano la nostra terra circa 3.500 anni fa.
Monumenti, questi, che oggi appaiono un po’ in disarmo: solo dei
grandi templi in rovina, ma, pur nell’apparente stato dimesso, state sicuri che non sono macerie, non sono morti ma solo
dormienti! Basta fermarsi a guardare una qualsiasi di queste tombe di giganti
all’ora del tramonto, dopo l'imbrunire o dopo il crepuscolo, per accorgersene.
Le ombre che la luce proietta sulla piccola corte antistante l'ingresso della
tomba, danno l’impressione di trovarsi di fronte ad un tempio vivo, dove il
gioco delle ombre sembra ricreare la vita del passato in questo sacro luogo di
culto. Ombre in movimento che ci fanno rivivere quel viavai di uomini e donne
che certamente animavano quel luogo. Luogo sacro, dove i vivi si incontravano
con i loro antenati, in una dimensione diversa dall'ordinario. I morti li
sepolti non erano semplicemente morti, ma passati a miglior vita: da li avevano
preso la via verso l’ignoto, verso una vita ultraterrena. Tombe gigantesche,
quindi, come veicolo di congiunzione tra la vita terrena e “l’altra vita”,
quella sconosciuta, quella che tanto turba, ma che fa anche pensare, riflettere.
In quella antica civiltà i vivi dovevano sempre tributare onore e gloria ai corpi
mortali dei loro predecessori, ora viaggiatori verso un nuovo e temuto mondo
sconosciuto. Il legame dei morti con i vivi era mantenuto alto e forte, perché gli
antenati rappresentavano la fonte della vita, e loro, i vivi, ne erano la
continuazione; onore e rispetto, questo il tributo dovuto: era il flusso
inarrestabile della vita, la continuazione, di generazione in generazione.
Studiosi, sia del
passato che recenti, si sono posti la domanda sulla logica della scelta di quei
luoghi, sul perché era stato individuato proprio “quel luogo” per erigere una costruzione
così imponente ed importante. Un dato certo, che è stato ricavato e verificato, è che sia i luoghi che le pietre utilizzate, sono
degli enormi accumulatori di energia terrestre. Mauro Aresu, uno
dei più importanti studiosi di questo argomento, dopo aver a lungo analizzato diversi
di questi monumenti, afferma che ogni tomba
costituisce un punto importante di emanazione energetica. Energia questa che,
accumulata all’interno della tomba, avrebbe proprietà terapeutiche nei
confronti delle persone che si rechino o si distendano al loro interno.
La grande abilità
costruttiva di questi nostri antichi progenitori ha predisposto la costruzione
tombale disponendo a semicerchio il frontale, che avrebbe dovuto seguire le
linee energetiche telluriche, catturandone il flusso. Il grande monumento di
pietra si sarebbe, poi, man mano impregnato costantemente di questa energia vitale. Per
usufruire di questi benefici era necessario distendersi sulla grande pietra piatta
rituale, posta nel corridoio della costruzione subito dopo l'ingresso (spesso ancora presente in molte
tombe), colma di energia ricevuta dal flusso magnetico. Pietra che assolveva
alla funzione di ricettore del flusso magnetico, catturato dalla punta della
stele più alta che, come un’antenna, una trasmittente satellitare, raccoglieva
e trasmetteva la forza ricevuta.
Scopo originario della
megalitica costruzione era quindi quella di creare le condizioni perché il corpo
del defunto, posizionato all’interno della tomba ricevesse un’energia tale da
strappare la sua anima dal corpo, ricolmarla di nuova vita, quella della Madre
Terra, e ricondurla, in una nuova vita, alle sue lontane origini. Insomma, più
che tomba poteva essere considerata una grande rampa di lancio, capace di proiettare l’uomo verso l’aldilà,
verso le stelle. L’alta stele frontale dà ancora oggi l’idea di tutto questo:
una specie di vettore spaziale capace di proiettare l’anima verso il cielo, verso
il ritorno a casa. Culto, quello sardo del dio Toro e della madre Terra, non
molto differente da quello egizio; Sardegna, quindi, pregna di un mix di culture che si
incrociavano e si amalgamavano: ne sono testimonianza diverse simbologie
correlate, come le false porte, la piramide di Monte D’Accoddi, le tombe
accessoriate di oggetti di vita quotidiana, dove appaiono chiaramente gli
incroci culturali.
Circa il culto del Dio
Toro, prima menzionato, Mauro Aresu afferma che, se viste dall’alto, le Tombe
dei Giganti possono sembrare delle teste di toro stilizzate. La figura del toro
era molto diffusa nella civiltà sarda dell’epoca, perché rappresentava la forza
maschile in unione con la Dea Madre. Il loro sacro incontro generava la vita e successivamente
dava l’energia all’anima perché potesse riunirsi all’energia della terra.
Presso le tombe dei giganti si presume che venissero svolti rituali legati al
richiamo della vita e della rinascita: nella parte esterna della tomba, proprio
nell’esedra antistante, si nota la presenza di sedili, che fa presupporre la
partecipazione collettiva. Questi nostri antenati, riuniti in gruppo, mettevano
in atto una cerimonia sacra (forse anche in uno stimolato stato di “sonno-trance
liturgico”, mediante la quale cercavano di entrare in contatto con la divinità
(rituale molto diffuso nella cultura greca), per onorare e raccomandare il
defunto, oltre che per implorare il rinnovo della vita nell’ambito della
Comunità.
Queste tombe,
progettate in modo così accurato dal punto di vista architettonico,
testimoniano il grande rispetto che la civiltà nuragica nutriva nei confronti
della morte e della vita dell’oltretomba. L’enorme fatica umana che queste
costruzioni così imperiose richiedevano, i complessi rituali, i grossi calcoli
e le conoscenze nell’erigere monumenti così complessi in precisi luoghi
energetici, tacitamente ci dimostrano non solo la loro cultura e la loro
capacità ma anche l’importanza che questi popoli nuragici e pre-nuragici attribuivano
al sacro, allo spirito. Questi popoli, a ben pensare, non erano poi tanto primitivi, se avevano dei valori così forti,
sotto certi aspetti anche più di quelli di noi oggi, attribuendo alla vita ed alla morte
un grandissimo valore.
Questi nostri antenati sapevano
scegliere con cura i luoghi dove edificare non solo i templi ma anche le loro
abitazioni, tenendo ben conto delle emanazioni magnetiche del suolo. Il campo
magnetico terrestre, come ben sappiamo, è essenziale per tutti gli esseri
viventi e per la sussistenza biologica del pianeta; esso è determinante per il
controllo e la regolazione dei processi biologici dell’organismo e la sua
assenza, o il surplus di radiazioni create dai campi magnetici artificiali (creati
dall’uomo) possono creare disfunzioni ed influenzare l’apparato cellulare tanto
da far ammalare le cellule. L’antico utilizzo della magnetoterapia era una
tecnica di cura ben conosciuta dagli antichi sardi; essi sapevano individuare con
precisione quei “particolari luoghi” carichi di energia e li utilizzavano a
scopo terapeutico potenziandoli con le capacità frequenziali dell’acqua.
Ecco, l’acqua, l’altro
elemento vitale nella vita dell’uomo, fin dalle sue origini. L’acqua,
secondo gli antichi, era dotata di caratteri e virtù eccezionali: i pozzi
sacri, architetture religiose e simboliche dedicate al culto ed all’adorazione
dell’acqua sorgiva, essenziale per la vita, erano mete continue di
pellegrinaggi. Le sorgenti, i fiumi ed i laghi, erano considerati sacri,
diretta emanazione della Dea Madre o del Dio Toro, portatori di potenza e di
fertilità; rievocavano la peculiarità del ciclo materno, capace di generare la
vita e nutrirla. Presso le antiche genti che popolavano la Sardegna grande fu
lo sviluppo del culto idro-geologico, che portò gli uomini a edificare
monumenti al di sopra di falde acquifere sotterranee generanti magnetismo alla
superficie.
Cari amici, chi studia
la nostra antica civiltà nuragica si rende conto di quanto avanti culturalmente
fossero questi nostri grandi antenati! Un popolo, quello dei Nuraghi, delle
Tombe dei Giganti, delle Domus de Janas e dei Giganti di Mont’e Prama, che
conosceva a fondo la natura e le sue forze: in particolare il magnetismo della
terra, delle pietre. dell’acqua e dell’universo. Forze grandi, ciclopiche, come
i monumenti che costruivano. Gli uomini di oggi, forse, lo hanno capito in
ritardo. Oggi esiste una riscoperta delle cure basate sul magnetismo, cure
capaci di portare alla guarigione di determinate malattie, in particolare
quelle relative ai dolori muscolari ed ossei. Non solo: sui benefici del
magnetismo sono stati fatti ulteriori esperimenti, con risultati sorprendenti.
Queste forze magnetiche sono in grado di riattivare le funzioni enzimatiche ed
immunitarie, facilitare il consolidamento di strutture ossee colpite da
fratture, ripristinare i tessuti colpiti da lesioni, piaghe, ulcere e molto
altro.
Il visitatore che oggi, dopo aver contemplato
la grande armoniosa bellezza di una tomba dei giganti (ce ne sono stupende e
ben conservate), seduto o sdraiato su una delle panche laterali interne, se è
un attento osservatore, potrà notare la ionizzazione dell’aria, causata dal
magnetismo del suolo che attraversa l‘aria: osserverà una miriade di minuscole
bollicine che sembrano scendere dal cielo! Se poi vorrà conoscere meglio la
forza, ”il potere” che il flusso magnetico presente in questi luoghi possiede,
metta in atto questo comportamento. Si porti nel corridoio centrale della tomba subito dopo l'ingresso, si sdrai sulle lisce pietre levigate e rimanga per un po’ sdraiato e
rilassato in quella posizione; dopo un po’ avvertirà ripetute sensazioni di
calore o formicolio, in particolare nelle parti del corpo in cui esista un
problema fisico. A molti è successo e ne hanno trovato sicuro giovamento! Provate
anche Voi, non ve ne pentirete!
Grazie, amici lettori,
della Vostra curiosa attenzione!
Mario
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