Oristano 3 Dicembre
2013
Cari amici,
da poco, su questo
blog, ho voluto ricordare Antonio Casu, recentemente scomparso, uno degli
ideatori e protagonisti della “Sartigliedda”, quella del Lunedì. Questa
manifestazione giovanile, inserita tra la Sartiglia della Domenica e quella del
Martedì, è riservata ai ragazzi, che
gareggiano alla stella in sella a piccoli destrieri: i cavallini della Giara.
Il “Signor Antonio”, come affettuosamente
veniva chiamato (soprattutto dai ragazzi) era il patron del “Giara
Club”, un maneggio di cavalli, proprio di “Cavallini della Giara”.
Oggi voglio
parlare con Voi proprio di questi particolari cavallini, praticamente unici al
mondo, presenti in Sardegna da tempo immemorabile.
I cavallini della Giara
appartengono ad una razza selvatica di origine non accertata: essi sono
considerati un vero e proprio fossile
vivente, poiché hanno conservato intatti alcuni caratteri originali della
specie equina. Gli studi se questo cavallo fosse di origine autoctona o di
importazione partivano proprio dalla considerazione che la Sardegna,
inizialmente parte integrante del continente euroasiatico, insieme alle Isole
Baleari e alla Corsica costituiva un’appendice geologica dell’attuale Provenza.
Circa 100 milioni di anni fa, gli eventi geologici che coinvolsero i continenti
africano ed euroasiatico, diedero origine a delle fratture che provocarono il
distacco di due micro placche, da cui nacquero le isole Baleari, la Sardegna e
la Corsica. Il distacco dalla terra madre ha lentamente creato modificazioni
genetiche, dando vita ad una evoluzione differenziale di fauna e flora, con la
costituzione di alcuni paleo endemismi derivanti dalla conservazione di
elementi ancestrali, (di specie nel frattempo estinte nel Continente e presenti
ancora, invece nella “zolla” staccatasi), e dando vita ad un cospicuo numero di
neo endemismi provenienti dall’evoluzione differenziale, attraverso la nascita
di sottospecie o specie nuove. Gli studi non hanno portato ad una soluzione concreta
e i cavallini ancora oggi sono considerati di origine ignota.
Alla convinzione degli
studiosi che il cavallino della Giara non sia una “specie autoctona della
Sardegna”, in quanto pare non esistano reperti fossili certi del periodo antecedente
il tardo nuragico per comprovarlo, si aggiungono quelle degli storici che ipotizzano che siano stati importati in
Sardegna dai paesi africani della fascia mediterranea dai nostri colonizzatori fenici,
oppure da navigatori greci nel periodo del V-IV secolo a.C.; altri addirittura ipotizzano
che siano di origine asiatica. Secondo altre fonti, invece, questa razza può
anche essere autoctona, in quanto presente ed addomesticata dalle popolazioni
nuragiche un millennio prima e, in quest’ipotesi, sarebbe quindi un discendente del cavallo
selvatico presente in Sardegna già dal Neolitico e del quale sono stati rinvenuti
fossili del 6000 a.C. circa. A prescindere dalle origini la cosa certa è che
questo splendido equide di piccola taglia è oggi una realtà viva e vegeta,
presente, forse solo in Sardegna!
Le fonti certe sulla
presenza dei cavallini in Sardegna risalgono ad alcuni secoli fa: esse
attestano che il cavallino della Giara era presente in grossi branchi
nell’Isola fino al tardo Medioevo, e viveva allo stato brado. Ora si trova
solamente nell'altopiano della Giara, da cui prende il nome, in circa 500
esemplari. Le caratteristiche dell'altopiano, esteso per oltre 4.500 ettari e con
un'altitudine che varia dai 500 ai 600 metri sul livello del mare, con le
pareti scoscese a precipizio, hanno isolato completamente i branchi presenti,
garantendone la conservazione della tipicità della razza. La
Giara è per i cavallini un luogo ideale: un altopiano basaltico con una
vegetazione costituita da sugherete molto aperte, inframmezzate da vasti prati a
pascolo. Caratteristici sono i “paùlis”, ristagni d’acqua temporanei che in primavera
si ricoprono di ranuncoli acquatici: abitat, questo che è considerato dall’UE, per
questa specie, un “habitat prioritario”. Alcuni esemplari si trovano anche sul
monte Arci, nella riserva naturale di capo Caccia ad Alghero e a foresta Burgos,
dove nel 1971 l'Istituto di incremento ippico di Ozieri ha creato un centro di
allevamento e di ripopolamento.
La scheda tecnica di
questo animale di dimensioni abbastanza contenute ha evidenziato che i soggetti
maschi hanno un’altezza al garrese di 125 -135 cm, mentre le femmine di 115 –
130 e che il peso nell’adulto varia dai 170 ai 200 kg. Il mantello dell’animale,
originariamente di color bruno scuro, varia attualmente dal colore morello al
baio, ma sono presenti anche individui sauri; non infrequenti sono inoltre le
balzane e i segni sulla fronte, segni inequivocabili di antiche mescolanze tra
razze diverse. Caratteristiche del cavallo giarino sono anche la criniera e la
coda molto lunghe e folte e gli occhi di forma leggermente a mandorla. Gli
esemplari sono caratterizzati da testa quadrata, con vistoso ciuffo come la
criniera e da un collo robusto. Il garrese è appena pronunciato, la groppa è
corta ed inclinata, l'attaccatura della coda è bassa. Torace basso e stretto.
Gli arti sono sottili. I branchi pascolanti nell’altipiano della Giara erano,
in data precedente al 2002, (anno in cui la XXV Comunità montana “Sa Giara”,
attraverso un finanziamento della Regione Sardegna, li acquisì al patrimonio
pubblico), di proprietà di allevatori dei paesi vicini che in parte li domavano
e li utilizzavano per il lavoro dei campi, in particolare la trebbiatura prima
dell’arrivo delle macchine, oppure per equitazione da campagna.
I cavallini sulla Giara
vivono in gruppi familiari stabili costituiti da un maschio dominante (capo
branco) e da una a otto femmine. Ogni nucleo ha un proprio territorio che
talvolta può parzialmente sovrapporsi con quello di gruppi limitrofi. La riproduzione:
la nascita dei piccoli puledri, dopo circa 11 mesi di gravidanza, avviene fra
marzo e aprile, ed ogni femmina partorisce un solo esemplare. A pochi giorni
dal parto (8 -10 giorni) la femmina rientra in calore e si ha un nuovo accoppiamento,
per cui l’allattamento è contemporaneo alla nuova gravidanza. I piccoli restano
sotto la protezione della madre per tutto il primo anno di vita e continuano a
succhiare il latte anche se già svezzati. I giovani maschi vengono allontanati
attorno secondo-terzo anno, con la completa maturità sessuale, mentre le
giovani femmine restano nel branco per diversi anni, se non vengono “rapite” da
altri maschi. I rapporti parentali tra individui di uno stesso branco sono
molto forti. Non sono ammesse situazioni di promiscuità, ogni capobranco
è fortemente geloso del suo harem ed è pronto a difenderlo a
suon di calci e morsi nei confronti di eventuali altri maschi intrusi. Molto
più diplomatico è invece il comportamento del capobranco se l'intrusione
avviene ad opera di una cavalla in età fertile, che accetta di buon grado.
La
dolce vita da sceicco, per lo stallone capobranco, durerà fino ai 15-20 anni di
età quando, ormai anziano, verrà a sua volta soppiantato da un altro giovane
maschio e andrà a trascorrere gli ultimi anni della sue vita in un altro
territorio in compagnia di altri "scapoli".
I cavallini della Giara
sono animali dal carattere indomito e irrequieto. Il processo di domesticazione
del cavallino della Giara non è ne semplice ne veloce; in nessun altro animale definito
domestico si riscontrano intatti i caratteri comportamentali ancestrali come in
questo cavallo. Di carattere nevrile e indomito pur se apparentemente tranquillo,
il cavallino della Giara, sprigiona una forza e una resistenza insospettabili
ogni qualvolta l'uomo minaccia di privarlo della sua libertà. La cattura anche
se per curarlo, per marchiarlo, per domarlo o per qualunque altro motivo,
storicamente non è mai stato un compito agevole e gli inseguimenti dei
cavallini nelle pietraie della Giara da parte di esperti cavalieri si sono
spesso conclusi con un nulla di fatto. Questo cavallo è inserito tra le razze
italiane riconosciute.
Per gli amanti di gite
ed escursioni il periodo migliore per visitare l'area della Giara dove vivono, e
osservare i cavallini a pascolo brado, è la primavera, quando le paùlis si
ricoprono di ranuncoli acquatici e gli animali sono in amore. Se si è
sufficientemente fortunati e cauti, potrebbe anche capitare di assistere allo
scontro tra un maschio che difende il suo territorio e il suo harem e un
giovane puledro ancora scapolo, pronto a tutto pur di guadagnarsi una femmina e
il suo spazio. Una gita che merita, davvero, di essere vissuta! Per chi invece
ama la Sartiglia, il Lunedì di carnevale, vada ad assistere alla Sartiglia dei
ragazzi, dove potrà ammirare splendidi esemplari di cavallini che quanto e più
di quelli più grandi sono in grado di dimostrare le loro capacità, con in sella
i mini cavalieri.
Malinconici occhi a
mandorla, dimensioni ridotte ma armoniche e aggraziate, criniera e coda folte e
lunghe, temperamento nervoso e indomito, questo è oggi il cavallino della
Giara, che non molto tempo fa Antonio Casu iniziò ad utilizzare per addestrare
i ragazzi giovanissimi a montare a cavallo prima ed a gareggiare, poi, in
particolare nella grande giostra della Sartiglia.
Cari amici, questo
cavallo in miniatura è una splendida presenza nella nostra Sardegna che
meriterebbe più attenzione. Nonostante la limitata diffusione il cavallino
della Giara non rientra nella lista delle specie protette dalla L.R. 29 luglio
1998, n.23, in quanto non lo si considera in estinzione; questa mancata
protezione, ovviamente, impedisce di punire il non corretto utilizzo di questa
specie.
Il carnevale si
avvicina e presto i cavallini li rivedremo di nuovo all’opera nella “Sartiglietta 2013”, a lottare per la
vittoria alla stella, lanciati al galoppo con in sella un giovanissimo
cavaliere! Lotteranno anche per onorare un uomo che ha voluto valorizzarli
insieme a tanti capaci ragazzi-cavalieri: Antonio Casu, forse anche per loro
“Signor Antonio”.
Ciao a tutti.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento