Oristano 7 Novembre
2013
Cari amici,
sfido chiunque di Voi
ad giurare di non aver paura del dentista! Personalmente ho sempre avuto una paura patologica per
pinze, tenaglie e quant’altro il dentista ti mette in bocca per estrarti
(sarebbe meglio dire strapparti) un dente dalla bocca, paura nata quando ero
ancora un ragazzo e causata da un approccio sbagliato con un dentista d’altri
tempi. Chi ha avuto modo di leggere il mio libro Marieddu conosce questa
mia paura (che si potrebbe definire meglio terrore), perché li è stata
raccontata in tutti i particolari (uno dei racconti è intitolato proprio
“perché odio il dentista”); Questa paura/terrore col tempo è diventata ormai
cronica e mai potrà essere cancellata. La chiacchierata che voglio fare con Voi
oggi riguarda proprio un episodio legato ai miei denti, curioso se vogliamo, che
mette in luce un tipo di approccio con un
dentista, molto diverso da quello che molti anni prima mi terrorizzò. E’ la
storia dell’incontro con il dottor Ninna, uno stimato dentista, il cui ricordo
è non solo ancora vivo in me, ma anche l’omaggio ad un uomo al quale devo
ancora tutta la mia riconoscenza. Ecco il racconto di questa bella storia vera.
Il
Dottor Ninna e il mio dente del giudizio.
Quando nel 1979 lasciai
la direzione del Banco di Sardegna di Ales per dirigere la appena istituita
nuova Agenzia bancaria a Fonni, avevo dovuto necessariamente riprendere a
viaggiare, prima da Ales e successivamente da Norbello, dove, facendo di
necessità virtù, avevo tirato su casa per togliere mia moglie dalla solitudine in
cui l’avevo lasciata ad Ales, dove, sola nell’appartamento di servizio del
Banco, trascorreva le giornate dopo le
ore d’insegnamento. La carriera di un bancario, l’ho scritto altre migliaia di
volte, è costruita a prezzo di non pochi sacrifici che ricadono, ovviamente,
anche sui suoi familiari.
Nel 1980, dopo aver
febbrilmente completato l’appartamento di Norbello, trasferii la famiglia da Ales, dopo che mia moglie Giovanna aveva
ottenuto il trasferimento alla scuola media di Ghilarza. Cominciai, così, a
sentire meno il peso di un distacco che mi vedeva lontano dagli affetti
familiari per tutta la settimana (dal lunedì al Venerdì, vivevo in albergo a
Fonni, rientrando a casa per il fine settimana), sapendo che a Norbello mia
moglie poteva contare sulla presenza dei familiari che abitavano a fianco alla
nuova casa.
Sono una persona
abbastanza ansiosa e le preoccupazioni familiari, aggiunte a quelle non facili
dell’ufficio, mi creavano degli stress che si ripercuotevano in modo
significativo sulla giornata lavorativa, creandomi nervosismi e tensioni di non
poco conto. Vivendo situazioni così impegnative anche il tempo da dedicare a me
stesso ed alla mia salute era diventato scarso o addirittura nullo: dovevo “stringere
i denti” e andare avanti sperando in un domani migliore. Stringere i denti per
me non è mai stato un eufemismo, in quanto per me è un argomento “tabù” che mi
ha sempre tormentato. Per tutta una serie di ragioni non ho avuto per loro mai
grande attenzione e rispetto, anzi debbo dire che li ho proprio trascurati!
Era da diverso tempo
che, in quel periodo, forse anche per l’ulteriore stress causato dal
trasferimento a Norbello, soffrivo di un fastidioso mal di denti, localizzato
all’altezza del dente del giudizio, posto nella parte sinistra della bocca. La
pulizia mattutina dei denti mi creava non poco fastidio e un discreto
sanguinamento che cercavo di tamponare con dei collutori. L’idea di andare da
un dentista non mi sfiorava nemmeno, nonostante mi fossi reso perfettamente conto
che il dente non era più fisso nel suo alloggiamento e la gengiva intorno era
molliccia ed infiammata. Quando lo muovevo un po’ con le mani mi rendevo conto
che era immerso in un letto di pus che emanava, tra l’altro, un certo cattivo
odore.
Le preoccupazioni del
lavoro, aggiunte a quelle immancabili della famiglia, mi facevano quotidianamente
dimenticare il problema che, però, si ripresentava ogni mattina e ogni sera
lavandomi i denti. Fortunatamente il dolore era abbastanza sopportabile e tirai
avanti cosi per un bel po’ di tempo. Un giorno, però, fui costretto a non
rinviare più il problema.
Un giorno, mi sembra di
ricordare che fosse un Giovedì, durante la notte il dolore su quel dente infiammato
si fece più forte, diventando insopportabile. La mattina mi accorsi che la
guancia era un po’ gonfia e anche solo l’idea di passar lo spazzolino sulle
gengive mi dava i brividi. A pranzo mangiare fu un vero problema e mi accorsi
anche di avere qualche lineetta di febbre. Il Venerdì la situazione peggiorò e,
ancorché terrorizzato, pensai che dovevo assolutamente andare da un dentista.
Alcuni amici mi
suggerirono il nominativo di un buon dentista che, tra l’altro, avrei potuto
consultare mentre rientravo a casa, avendo questi lo studio ad Ottana. Quel
Venerdì, dopo aver preso appuntamento per telefono, partii un po’ prima
dall’ufficio e raggiunsi di pomeriggio il Dottor Ninna nel suo studio. L’uomo
era di corporatura minuta, magro e con gli occhialini, ma abbastanza cordiale e
simpatico. Dopo le presentazioni ed un breve colloquio informativo, mi sistemò
nella poltrona reclinabile, che a me tanto terrorizzava, e iniziò a esaminare
la mia bocca. Dagli sguardi che mi lanciava capii che la situazione non gli
piaceva molto. Scuoteva il capo, all’inizio senza dire nulla, mentre con grande
attenzione, evitando per quanto possibile di farmi male, ispezionava in lungo
ed in largo gengiva e dente.
Dopo avermi fatto
richiudere la bocca mi scrutò con attenzione e, osservandomi come si guarda uno
che si è fatto del male volontariamente, con tono di rimprovero mi disse se ero
matto a tenermi “quella bomba” in bocca e che certi comportamenti omissivi sono
non solo pericolosi ma che possono mettere in serio pericolo anche la vita
della persona. Mi disse che la bocca era un “luogo ad alto rischio”, una parte
del corpo che, se trascurata, poteva far nascere dei mali che, poi,
difficilmente si sarebbero potuti rimediare. Mi parlò di gravi incidenze sul
cuore, sul metabolismo, e soprattutto sui tumori, cosa che mi mise addosso una
paura terribile! Mi prescrisse degli antibiotici, di mangiare leggero, e di
tornare da lui per l’estrazione dopo qualche giorno. Così feci.
Terminato l’intervento
di rimozione del dente e sistemata chirurgicamente l’ampia ferita, prima di
congedarmi, considerato che non c’erano in quel momento altri pazienti che lo
attendevano, volle fare con me ancora due chiacchiere. Mi disse che avevo
tenuto troppo a lungo quel dente che, da mesi, era affogato in un letto di pus;
la radice del dente, ormai quasi staccata dall’osso, aveva già creato i
presupposti per una necrosi, in quel punto, dell’osso mascellare che si era
talmente assottigliato da rischiare di spezzarsi: cosa che sarebbe certamente
successa lasciando ancora il dente nelle condizioni in cui lui l’aveva trovato.
Aggiunse anche di evitare per il futuro simili pericolosi comportamenti,
invitandomi, per un periodo di almeno 9 mesi – un anno, a masticare con
attenzione (evitando di rompere con i denti prodotti secchi), perché la
fragilità della mascella non lo avrebbe consentito.
Ero esterrefatto! Mi
ero comportato in modo assurdo, pensai, rischiando per stupidità di creare dei
guai irrimediabili. Gli diedi retta e rispettai per filo e per segno i suoi
consigli. Qualche anno dopo, una radiografia alle arcate dentali accertò che l’osso
mascellare si era ricostituito e che, fortunatamente avevo superato il
problema. Oggi posso dire che fu una fortuna incontrarlo. Anni dopo, passando
per Ottana, pensai di andare a salutarlo. Lo studio era chiuso e chiesi di Lui:
la persona a cui mi rivolsi mi disse che il Dottor Ninna, purtroppo, era
deceduto tempo prima, portato via da un male incurabile. Ne fui immensamente
rattristato e pensai che le persone buone, spesso, non hanno vita lunga. Io in
cuor mio ne ho un ottimo ricordo, come persona e come professionista, e lo
ringrazierò sempre: credo che la sua lezione mai la dimenticherò.
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Cari amici, spesso, la
nostra negligenza arriva a farci dimenticare le regole più importanti per la
nostra salute. Non facciamolo mai!
Grazie della Vostra
attenzione.
Mario
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