Oristano 25 Novembre
2013
Cari amici,
oggi è un giorno
importante: Il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la “Giornata contro la violenza
sulle donne”, nata per ricordare le tre sorelle Miraball, torturate, stuprate e
uccise dai militari del dittatore Trujillo, nel 1960 a Santo Domingo. Con la
risoluzione 54/134 del 17 Dicembre dell’anno 1999 l'Assemblea Generale
dell'ONU ha fissato per il 25 novembre la Giornata Internazionale per
l'Eliminazione della Violenza contro le Donne.
L’ONU, presentando nell’apposita
conferenza stampa, convocata a New York, questa “giornata”, ha evidenziato il
ruolo fondamentale che tutti i maggiori attori della Società Civile, in
particolare nel settore privato, debbono assumere, per raggiungere questo
ricercato e primario scopo: dare finalmente alla donna la sua giusta dignità,
costruendo intorno ad essa quel complesso di regole, di protezione e di
rispetto da sempre dovuto alla donna. Un nuovo modo, quindi, di intendere il
suo ruolo, autonomo e mai dipendente o suddito a quello dell’uomo: via nuova, che
consenta alla donna di avere spazi sicuri in cui esercitare la sua vita
domestica, di relazione e di società, spazi
in cui tutte le donne possano sentirsi libere, serene e protagoniste, alla pari
dell’uomo. E’ l’auspicio, quello espresso dall’ONU, della nascita di una
cultura nuova, di una “cultura del rispetto” delle donne, capace di porre fine
alla violenza che continua ad essere perpetrata nei Loro confronti, sia all’interno
che all’esterno delle teoriche e protettive pareti familiari.
Michelle Bachelet, Vice
Segretario Generale e Direttore Esecutivo di UN Women, l’agenzia che l’ONU ha istituito di recente, ha affermato
che, sebbene ci siano stati notevoli
progressi nelle politiche nazionali volte a ridurre la violenza sulle donne,
molto rimane ancora da fare. Più di cento paesi sono privi di una legislazione
specifica contro la violenza domestica e più del 70 % delle donne nel mondo
sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da
parte di uomini. La violenza, ha aggiunto il Direttore
esecutivo, influendo negativamente sui risultati scolastici delle donne, sulle
loro capacità di successo lavorativo e sulla loro vita pubblica, allontana
progressivamente le società dal conseguimento dell’obiettivo dell’uguaglianza
di genere. Nel mondo “occorrono cambiamenti culturali per
smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’. Dobbiamo
creare una cultura del rispetto”, ha concluso Michelle Bachelet.
In
questa situazione mondiale, non certamente rosea, come si colloca l’Italia,
rispetto agli altri Paesi?
La violenza contro le
donne anche in Italia ha molte facce: le uccisioni e gli stupri sono gli
aspetti più drammatici delle violenze dentro e fuori le mura domestiche, nei
luoghi di lavoro o per le strade. I dati riguardanti le violenze subite dalle
donne sono agghiaccianti, soprattutto se riferiti alla società civile. La
violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica continuano a farla da
padrone, stante anche, talvolta, l’assenza di leggi adeguate ed il silenzio complice
che cittadini ed istituzioni continuano a mantenere. I dati, anche recenti,
danno una risultati che non abbisognano di grandi commenti: centoventotto
donne uccise nel 2013; quasi 17 miliardi di euro spesi ogni anno a causa della
violenza di genere. La violenza, questa
vile azione commessa ai danni delle donne, non è solo sofferenza e umiliazione:
è la prima causa di morte tra le donne nel mondo!
Tutti, dico tutti, ci
dobbiamo sentire in dovere di muoverci per eliminare quella tremenda disparità
di genere, triste retaggio arcaico della cultura del possesso dell’uomo sulla
donna: Istituzioni, servizi, strutture educative, forze dell’ordine, parti
sociali, partiti politici, mass-media, donne e uomini, tutti si devono sentire
coinvolti in un’unica “forza di
cambiamento”, capace di fare terra bruciata a certi concetti antidiluviani
che ancora resistono. Andiamo nelle piazze, riempiamole e facciamo si che il 25
Novembre sia una giornata di mobilitazione locale, nazionale e mondiale, per
affermare che senza il giusto riconoscimento della libertà e della dignità
delle donne, nessuna convivenza è possibile.
Tutto questo deve
partire dal basso, dalla primaria “Educazione dei ragazzi”. Credo che la creazione
di una materia obbligatoria, da studiare a partire dalle scuole medie, “Educazione
per l’uguaglianza e contro la violenza di genere”, possa essere un primo passo
per far crescere i ragazzi nel culto della parità di genere e del rispetto per
l’altro sesso Altri passi sono senz’altro possibili: dall’Osservatorio
Nazionale per le parità di genere o di pari opportunità all’obbligo di avere la
giusta rappresentanza anche femminile in qualsiasi assise democratica, pubblica
o privata.
Parità è un termine
apparentemente semplice ma allo stesso tempo complesso. Significa uguaglianza,
non solo apparente ma sostanziale: significa pari retribuzione, pari
importanza, pari dignità, pari rispetto, pari partecipazione e compartecipazione.
L’egoismo umano, soprattutto quello maschile, non è facile che si arrenda a
considerare la donna un suo pari, in tutto! Eppure dobbiamo arrivarci a tutto
questo, e personalmente sono certo che ci arriveremo!
Cari amici, la giornata
di oggi 25 Novembre deve farci riflettere concretamente: centoventotto donne
uccise nel 2013 sono un dato triste e preoccupante. Quest’anno, tra l’altro, i
dati hanno registrato una rapida
escalation: ad agosto risultavano un'ottantina di casi e le richieste di aiuto
di donne vittime di stalking al numero attivato da Telefono Rosa sono aumentate
nei primi sei mesi del 2013 di circa il 10 per cento.
Sono numeri, questi, che
ci devono far riflettere seriamente! Nessuno si può più nascondere: l’eliminazione
di questa piaga dipende dall’impegno di tutti noi.
Dipende anche da Te, caro
lettore, fai anche Tu la Tua parte!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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