Oristano 14 Novembre
2013
Cari amici,
sfido chiunque di Voi a
sostenere di essere persone perfettamente ordinate o, addirittura, al
contrario, totalmente disordinate. Ordine
e Disordine, questa strana e antitetica coppia di gemelli che ci accompagna
da sempre, alterna quotidianamente, da una parte o dall’altra vittorie e
sconfitte. “Un ordine violento è disordine; un
gran disordine è ordine. Queste due cose non sono che una”. sosteneva
Wallace Stevens, nella Sua opera “Conoscitore del caos”.
Nella rubrica di
psicologia, curata dalla dott.ssa Denebola Ammatuna, leggiamo che la coppia “Ordine
e Disordine” venne definita dallo psichiatra e terapeuta Philippe Caillé come “enigmatica
ed infernale, come strana ed ambigua, come insolita e disturbante”. Insomma una
coppia antitetica ed indissolubile insieme, che accompagna l’uomo fin dalle sue
origini, fin dalla notte dei tempi.
I gemelli della coppia “Ordine –
Disordine”, dice dott.ssa Ammatuna, fin dall’origine indossano abiti
diversi: luminosi e perfetti, quelli indossati dall’Ordine, miseri e stracciati
quelli invece indossati dal Disordine. Il Disordine, insomma, è stato sempre considerato
il gemello ineducato e ribelle, fautore di scompiglio e confusione. Ma sempre
gemelli, però! Disordine e Ordine, pur essendo fra loro antitetici, sono stati
alla base in un certo modo della creazione e organizzazione dell’universo: dal Disordine,
dal “Caos
Primordiale”, nasce l’Ordine, l’organizzazione razionale.
Sono voluto ironicamente partire da
lontano per parlare con Voi della nostra vita abituale: ORDINATA O DISORDINATA
che sia. Per riflettere sulle nostre abitudini, sul nostro modo di vivere la
nostra vita, gestita spesso in modo caotico, ma con alla base quei due pilastri
fondamentali, pur difficili da far coesistere: l’Ordine ed il Disordine. Entrambi
non sono concetti assoluti: all’interno si trovano non solo diverse graduazioni
ma anche pregi e difetti. Tutti e due, se portati all' eccesso, creano notevoli
problemi e, a volte, denotano tratti psicopatologici.
Il professor Francesco Rovetto,
docente di psicologia clinica all' Università di Parma, alla domanda su “cosa significa essere disordinati”, risponde
che dietro questo nostro “disordine” si nasconde una incapacità di scegliere,
un timore di modificare una situazione accettata. “Essere disordinati – chiarisce il professor Rovetto - è un modo per
non rinunciare, permette di mantenere immutata la situazione e ci illude di
poter ottenere il maggior numero di vantaggi. Consente di non fare scelte
definitive e dà l' impressione d’essere disponibili a tutti i compromessi”. Potremo,
dice, addirittura considerare il Disordine come una “forma di protezione”; “Il disordine è un modo per evitare di
guardare in se stessi, col rischio di vedere i propri limiti; è infatti per
evitare questi ultimi, e le loro conseguenze, che si lasciano le situazioni in
sospeso, gli oggetti in giro per l' appartamento, le decisioni rinviate a data
da destinarsi”, conferma il professor Rovetto.
I vantaggi che consegue chi ama il
Disordine non sono solo quelli “protettivi” della mancata scelta, ma ben
superiori! L’amante e gestore del suo “mondo disordinato” è convinto di essere
solo lui il padrone di quel “mondo
caotico”. Nessuno, ma solo lui, sarà capace di trovare quanto cerca in quel
caos (per gli altri), per lui, invece, razionale. Il
disordinato è pertanto "indispensabile" per ritrovare gli oggetti:
non è intercambiabile come avviene nel caso degli ordinati, la cui logica è
rigidamente legata a lettere, numeri, colori o date.
L’amore per il disordine
nasce fin dalla prima infanzia: è un messaggio lanciato, un modo per attirare
verso di se l’attenzione che sembra mancare. Il bambino disordinato obbliga la
mamma a richiamarlo e, in questo modo, se ne assicura l' attenzione. Da adulto,
quello stesso bambino, riutilizzerà questo schema, sperando di assicurarsi l'
attenzione e il consenso. «La tendenza ad essere disordinati - aggiunge il
prof. Rovetto - sembra prevalere nei figli maggiori che, attraverso questa
modalità, recuperano una parte di attenzioni che i genitori manifestano verso
il figlio minore. Ma questo schema non è rigoroso: ci sono figli unici molto
disordinati. Questa vocazione nasce dal bisogno di ricevere attenzioni per
compensare la rabbia che i figli unici covano segretamente, per esempio, per l'
antagonismo con il padre, il rivale con il quale si contendono le attenzioni
della madre». "Essere disordinati - conclude lo psicologo - non è una malattia,
ma una modalità di relazionarsi con il mondo esterno".
Lasciando da parte le considerazioni
strettamente psicologiche, veniamo al nostro quotidiano. In casa o in
camera tua regna il disordine totale? Hai la casa piena di oggetti superflui e
alcuni del tutto inutili? Vecchi giornali, vecchie collezioni impolverate, armadi
che straripano di abiti che non indossi più? Succede a tanti! C’è un momento,
però, in cui tutto ciò ti infastidisce, ti crea saturazione. Rendersene conto ti
aiuterà a mettere ordine. Se e quando ti succederà, vorrà dire che a livello
inconscio è scattata dentro di te la “positività” che stabilisce un circolo
virtuoso che spinge a non stare fermi e statici. Poco alla volta gli oggetti
tornano nei cassetti, nelle scatole, e
banalmente comprando nuovi contenitori, sarai incoraggiato nell’impresa
di far ordine non solo nella tua casa ma anche dentro di Te!
L’abbinamento tra casa e soggetto
che la occupa è fortemente connesso, strettamente legato. La casa è fortemente
rappresentativa del nostro mondo interiore. "La
casa, per noi Italiani, è solitamente intesa come un contenitore protettivo,
una sorta di nido che contiene e dovrebbe proteggere. Si stabilisce tra il
soggetto e la propria casa un "discorso dinamico" - chiarisce il
Prof. Roberto Pani, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista a Bologna
- Questo significa che l’arredamento, i
mobili, i quadri, i soprammobili, persino certi angoli sistemati in un certo
modo significano molto per il soggetto a
cui appartengono”.
Lo stesso discorso vale per l’ufficio.
La nostra scrivania è piena di pile di vecchi documenti e gadget inutili? I
nostri cassetti sono caotici e sono necessari diversi minuti per trovare una
matita? L’ordine e il disordine, anche in ufficio, sono due tratti fondamentali
della nostra personalità: non si tratta di pregi o difetti, ma semplicemente di
due metodi per relazionarsi con il mondo esterno. Essere disordinati, anche
nella vita lavorativa, è un modo per non rinunciare a nulla, per accumulare
ricordi e mantenere immutate certe situazioni.
Nel nostro percorso di vita, come
abbiamo visto, spesso il disordine è da noi sentito come una forma di
protezione, un meccanismo di difesa inconscio: lasciamo tanti oggetti in giro
per la nostra casa e rinviamo tutti gli stimoli di razionalizzazione. Fare
ordine significa infatti dover fare selezione e, in seguito, eliminare quello
che è stato definito come superfluo. Eliminare dei semplici oggetti ci fa
temere possibili conseguenze, come ad esempio la paura di perdere alcuni
ricordi di momenti passati o di restare in difficoltà senza un particolare
strumento. Potremo anche considerare il disordine come una forma di
sentimentalismo: siamo attaccati alle cose che riempiono la nostra vita, e le
manteniamo, perché eliminarle significherebbe crearci insicurezza e cancellare
dalla nostra memoria le tracce del nostro lontano o recente passato. Paradossalmente,
però, anche il disordinato ama fare ordine: periodicamente, infatti, compie dei
riti purificatori che possono richiedere anche delle ore e che fanno riemergere
oggetti persi da vista da tempo (che, comunque, continuerà a custodire
religiosamente); si tratta quasi di un gioco, quello di riscoprire l’ordine nel
caos, che può dare al disordinato delle gradevoli emozioni.
Chi è ordinato, invece, ha un
percorso di vita meno ansioso e stressante: il suo è un approccio più
sistematico e costante con gli oggetti che fanno parte della vita di tutti i
giorni. La persona ordinata ama affrontare le situazioni in modo razionale e diretto
e lasciare sempre la sua impronta nelle diverse attività svolte. Tuttavia anche
un eccesso di ordine ha i suoi difetti: a volte infatti una precisione estrema
e l’intolleranza per il disordine possono essere sintomi di tratti ossessivi e
poco gradevoli della personalità, oppure l’indice una tendenza a esprimere
giudizi molto severi.
Cari amici, chissà quanti di Voi si
sono ritrovati in questa mia riflessione, ovviamente schierati in campi diversi: un gruppo nel campo degli ordinati
ed un altro nel campo dei disordinati. Non so quale dei due campi sia quello
più numeroso, ma in chiusura vorrei dire ancora la mia: meglio stare sempre nel
mezzo: evitiamo gli estremi, sia per l’ordine che per il disordine. Cerchiamo
di trovare un nostro equilibrio fra le nostre inclinazioni naturali e la
praticità, per impostare uno stile di vita più corretto e anche una serena
convivenza con chi ci circonda.
Grazie della Vostra sempre gradita
attenzione.
Mario
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