venerdì, novembre 02, 2007

SARDEGNA QUASI UN CONTINENTE: I GIGANTI DI " MONTE PRAMA"
























“SARDEGNA QUASI UN CONTINENTE”

I GIGANTI DI “MONTE PRAMA”

I giganti di arenaria, appartenenti alla civiltà nuragica, scoperti nel 1974 nel Sinis di Cabras e caduti nell’oblio da oltre trent’anni, fanno nuovamente parlare gli studiosi e aprono nuove interessanti ipotesi storiche.


“Sardegna quasi un Continente” scriveva Marcello Serra titolando una sua opera del 1958, dove esponeva per primo la teoria del Continente in embrione, ripresa poi da altri in epoca più recente. La Sardegna, al centro del Mediterraneo, è stata sempre considerata strategica dai tanti dominatori che a lungo hanno calpestato il suo suolo fin da epoca remota.
Le recenti, animate discussioni di studiosi e politici sul lento procedere del restauro delle gigantesche statue, note come “ I giganti di Monte Prama”, hanno finalmente riportato all’attenzione generale una scoperta che pur sensazionale è rimasta ignorata, facendo continuare, alle statue, nei sotterranei della Soprintendenza, quel lungo sonno iniziato migliaia di anni fa tra le sabbie del Sinis di Cabras. Ecco la storia.
Nel 1974, in località Monte Prama nel comune di Cabras, al contadino Sissinio Poddi finisce sotto la lama dell'aratro la testa di pietra gigantesca di un arciere. Nel 1979 iniziano gli scavi. Racconta Giovanni Lilliu: “…C’è un episodio che mi mette ancora i brividi. Fu quando con Enrico Atzeni scoprimmo a Monte Prama le grandiose statue nuragiche in arenaria ai bordi dello stagno di Cabras. C’era un sole bellissimo, poi il cielo improvvisamente si oscurò, venne la tempesta mentre le statue tornavano alla luce. Dio mio, gli dei nuragici si stanno risvegliando, pensai. Non lo dimenticherò mai…”. Nonostante l’entusiasmo iniziale gli anni passano e, a parte pochi saggi pubblicati per gli addetti ai lavori, solo nel giugno del 2005 la scoperta arriva all'attenzione del grande pubblico portata da un articolo del “Giornale di Sardegna”, nel quale viene descritto il ritrovamento delle 30 statue alte 2 metri, a cui viene provvisoriamente attribuita una datazione tra l'VIII ed il VII secolo a.C. Le statue, in arenaria gessosa, vennero ritrovate dentro un recinto sacro, ritte sopra grosse basi che segnavano delle tombe a pozzetto. Sono arcieri e pugilatori, hanno occhi come dischi solari, la bocca è inesistente, il piede è di taglia 52. Le statue riprendono, in dimensioni sovrumane, i modelli di alcuni bronzetti dell'ultimo periodo: sono identiche nell'abbigliamento, nei lineamenti e nell'acconciatura ai bronzetti di Serri, risalenti alla civiltà nuragica degli Shardana. Si tratta di uno dei più grandi ritrovamenti dell'intero Mediterraneo, che ne riscrive la storia archeologica: vuol dire che le città finora ritenute fenicio-puniche erano abitate precedentemente dalla stessa popolazione che aveva realizzato i bronzetti, gli Shardana, appunto. I sardi “Shardana”, che avevano realizzato in un primo tempo i bronzetti di Uta, e che avevano lasciato l’isola nel 1200 a.C. a seguito di una grande catastrofe, erano, dunque, rientrati nell'isola e realizzato queste gigantesche statue, in tutto simili e con le stesse caratteristiche dei precedenti loro bronzetti.
I Fenici, quindi, non fondarono città ex novo, ma si insediarono in abitati preesistenti dove le popolazioni conservarono il loro sapere e le loro tradizioni, affiancando la loro cultura a quella dei conquistatori.
Le gigantesche statue furono trasferite al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari dove, le più integre, furono esposte al pubblico, mentre le altre furono portate e Sassari per essere restaurate e ricomposte. A distanza di oltre trent’anni nulla è cambiato ed i guerrieri continuano il loro lunghissimo sonno nei depositi della Soprintendenza.
Scrive Nicola Pinna sull’Unione Sarda del 29 luglio scorso: “…Al caso delle statue di Mont’e Prama il “Venerdì” ha dedicato un servizio di due pagine, intervistando l’archeologa, responsabile del restauro, Antonietta Boninu, il sindaco di Cabras Efisio Trincas e il sovrintendente archeologico di Cagliari e Oristano Vincenzo Santoni. Proprio Lui il principale accusato per i ritardi del restauro delle sculture che nel 2005 aveva detto: "...non si trattava di un ritrovamento cosi importante...", ora ammette qualche colpa: confessa di aver "...forse sbagliato a non valorizzare il settore della produzione scultorea..." e precisa che "...alcuni pezzi dei guerrieri sono stati esposti, ma per gli altri mancano spazi e soldi...". In attesa che la sistemazione dei giganti inizi e finisca, almeno su una cosa gli storici sembrano tutti d’accordo: se fosse confermata la datazione dell’XI secolo i guerrieri di Mont’e Prama sarebbero stati realizzati tre secoli prima delle famose sculture greche…”!.

La Sardegna, come sostiene Marcello Serra è proprio “ un continente”.


Mario Virdis


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