Oristano 24 ottobre 2020
Cari amici,
Che il debito pubblico
italiano sia uno di quei macigni pesantissimi che condizionano non poco
l’equilibrio del bilancio dell’Azienda Italia, è cosa ormai più che nota. A
parole si dichiara, ormai da parecchio tempo, che si sta facendo il possibile per cercare anche se
lentamente di diminuire il debito, ma nella realtà succede tutto il
contrario! I dati contabili riferiti a giugno 2020 hanno messo in evidenza che
il nostro debito pubblico corre ormai verso i 2.600 miliardi (per l’esattezza
il nuovo record storico è di 2.530,6 miliardi di euro, in rialzo di 20,5
miliardi rispetto a maggio).
Lo stock del debito
pubblico dell'Italia continua dunque paurosamente a salire, avendo segnato a giugno
2020 un rialzo annuale di oltre 144 miliardi, tra l’altro a fronte di minori
disponibilità liquide del Tesoro. Le entrate tributarie, infatti, risultano in
diminuzione, in parte anche per la sospensione dei pagamenti, concessa dallo Stato ai contribuenti a causa dell’emergenza Covid. Nel primo
semestre, il calo è stato del 10,3%, pari a 19,4 miliardi. Il gettito fiscale,
dunque, è crollato a 169,9 miliardi. Un problema, di giorno in giorno, che sembra
farsi sempre più serio.
L’aumento considerevole
delle spese per far fronte all’emergenza Coronavirus, aggiunto alla diminuzione
del gettito fiscale per effetto del calo dei redditi, fa presumere che entro
dicembre vi sarà un aumento dell’indebitamento netto nell’ordine di almeno 180
miliardi. A fronte di un PIL nominale a -10%, il rapporto debito/Pil
schizzerebbe sopra il 160%! In altre parole, serviranno emissioni nette per
ancora altri 60 miliardi di euro circa, tenuto conto della lievitazione dello
stock al 30 giugno. Non sarà un’opera facile, visto che negli ultimi mesi
dell’anno, quando i mercati sono meno liquidi e propensi a prestare denaro,
Roma dovrà chiedere ai detentori dei capitali più soldi di quanti negli ultimi
anni ne abbia richiesti nell’intero esercizio, chiaramente al netto dei titoli
di stato da rinnovare e che ammontano a circa 140 miliardi nell’ultimo
quadrimestre.
Fortunatamente (…si fa per
dire) l’ombrello Europa (a parte le possibili tensioni politiche, economiche e
sociali italiane) dovrebbe consentire l’assenza di seri rischi sui mercati,
grazie al sostegno offertoci da BCE e Commissione UE, l’una con il mix tra
super-QE e PEPP e la seconda con il varo del “Recovery Fund”, il quale
debutterà nel 2021, cosa che sta già rasserenando gli animi tra gli investitori
circa la volontà di Bruxelles di non abbandonare stavolta i Paesi fiscalmente
più deboli come l’Italia. Decine di miliardi di nuove emissioni, tuttavia,
potrebbero risparmiarsi se decidessimo di ricorrere agli aiuti del Meccanismo
Europeo di Stabilità (MES), ma la maggioranza di Governo su questo punto appare alquanto divisa e lacerata. Lo stanziamento massimo del MES a favore dell’Italia è
quantificato in 36 miliardi di euro.
Il problema comunque
rimane molto serio, considerato il fatto che il debito pubblico corre come detto verso i
2.600 miliardi, mentre il PIL crolla a 1.600. Basti pensare che l’ammontare del
nostro debito pubblico a fine 2020 avrà superato la ricchezza prodotta nel
corso del 2020 di ben mille miliardi! Sono dati che dovrebbero preoccuparci non
poco, e che, anzi, ci dovrebbero obbligare a pensare a come frenare in fretta
la corsa dei primi e accelerare il cammino della ripresa del PIL. Il trend
degli ultimi 30 anni, tuttavia, non lascia ben sperare.
Cari amici, la corsa al
debito, considerata l'emergenza Covid, purtroppo non può fermarsi di botto;
bisognerà stringere i denti, anche se maggiore debito significherà un ulteriore
aumento delle difficoltà fiscali. Tuttavia, seppure la nostra situazione non sia molto
confortante, l’Italia non è l’unico Paese con queste difficoltà. Anche altri
Stati dell’Eurozona come Francia e Spagna registrano situazioni similari alla
nostra e anche a più alto rischio. Insomma, "Mal comune mezzo gaudio"!
La Francia, negli stessi
periodi indicati prima per il nostro Paese, ha messo a segno un aumento del
debito di 1.750 miliardi, a fronte di appena +800 miliardi per il PIL. Nel caso
di Parigi, il debito pubblico in valore assoluto a fine anno risulterà
all’incirca triplicato rispetto ai livelli di inizio millennio. Quanto alla
Spagna, a dirla tutta, ha fatto anche di peggio: dai 362 miliardi di fine 1999,
quest’anno dovrebbe salire a 1.300 miliardi, quasi quadruplicando le sue
passività.
Amici, la triste realtà è
che, seppure per mille ragioni, negli ultimi 20 anni, anche limitandoci alle prime
quattro grandi economie dell’Eurozona, abbiamo assistito ad un’esplosione di
debito pubblico per circa 5.500 miliardi: il 50% dell’intero PIL dell’Eurozona.
Inoltre, il “prezzo” che gli Stati con debito pubblico elevato come l’Italia dovranno
pagare in futuro all’Europa “garante” non sarà di poco conto. E non sarà il semplice pagamento degli
interessi sui prestiti ricevuti, (peraltro a carico perlopiù degli Stati
economicamente più forti), quanto l’assoggettamento a piani di
consolidamento fiscale, da realizzare negli anni successivi alla fine della pandemia.
L’ottemperanza non sarà una pretesa immediata, bensì a ripresa avvenuta.
Verosimilmente dopo il 2023, quando dovremo tornare ‘obtorto collo’, a stringere la
cinghia seriamente.
Il futuro del nostro Paese non appare
proprio roseo…
A domani.
Mario
1 commento:
Caro Amico Mario,
altro che MES credo che oltre alla mascherina dovremmo quanto prima metterci anche un elmetto e sperare che l'UE pensi invece ad un Piano che se non sarà Marshall a noi va beche si chiami anche Piano Merkel, così rimarra veramente nella storia.
Ad majora e grazie sempre per le tue precise e incise ricerche.
Roberto Ciccalotti
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