Oristano 5 ottobre 2020
Ormai da tempo la
legislazione dell’Unione Europea per la sicurezza alimentare ha previsto l’obbligo
di indicare nei prodotti alimentari venduti al pubblico la data di scadenza. Vi
sono però due tipi di etichette, da leggere con attenzione, in quanto hanno un significato abbastanza
diverso. Alcune etichette riportano scritto “da consumarsi preferibilmente
entro il”, mentre altre riportano la dicitura “da consumarsi entro il”.
Ecco, ai consumatori non dovrebbe mai sfuggire questa differenza, che è
particolarmente importante. Vediamo perchè.
Innanzitutto, mai confondere
il significato reale della dicitura “da consumarsi preferibilmente entro
il” (il termine inglese Best Before Date è più
noto come BBD), con l’altra “da consumarsi entro il”, perché le
cose cambiano di molto. Non pochi consumatori, infatti, leggendo con
superficialità l’etichetta, gettano via il cibo dichiarato “BBD”, mentre questo
risulta essere, per un certo periodo, ancora buono da mangiare, alimentando uno spreco alimentare che
potrebbe essere evitato. In realtà il cibo che porta in etichetta la dicitura
“preferibilmente”, non è “scaduto – scaduto”, nel senso che è ancora consumabile e quindi ancora buono! Vediamo meglio, allora, cosa si intende
realmente con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”.
“Da consumarsi preferibilmente
entro il” indica il cosiddetto “Termine minimo” di conservazione (TMC);
dopo questa data il prodotto potrebbe perdere alcune sue qualità organolettiche
(sostanzialmente: avere un sapore meno buono e una consistenza diversa), ma è
commestibile senza rischi per la salute. Si trova su alimenti congelati,
refrigerati, essiccati (come pasta o riso), in scatola e altri ancora, come per
esempio l’olio. La regola generale prevede di conservare questi alimenti come
indicato sulla confezione e generalmente in un luogo fresco, asciutto, non
umido, lontano da fonti di luce e di calore; quindi se la confezione appare integra, non
mostra punti danneggiati o rigonfiamenti, potete aprirla,
annusare il prodotto e, se non appaiono diversità, consumarla senza rischi.
Le etichette che troviamo sui prodotti sono apposte indicando il giorno, il mese e l’anno per i prodotti che si possono conservare
per meno di tre mesi, il mese e l’anno per quelli che si conservano tra i 3 e i
18 mesi e solo l’anno per quelli che durano più di 18 mesi. Solo pochi alimenti
hanno una scadenza prestabilita dalla legge, come il latte fresco (7 giorni dal
confezionamento) e le uova (28 giorni). Per gli altri, la durata viene
stabilita dai produttori tenendo conto della materia prima, della lavorazione,
della conservazione e di altri fattori; i produttori indicano di solito una
scadenza prudente ed è quindi possibile consumarli anche qualche giorno dopo.
Ci sono anche prodotti
per cui non sono previste etichette con la scadenza. Sono i prodotti
ortofrutticoli freschi (tranne quelli tagliati e sbucciati), vini e
superalcolici, sale da cucina, zucchero allo stato solido, aceti, prodotti da
forno come pane, focacce, dolci di pasticceria (che in teoria vanno consumati
in giornata), salumi e formaggi da banco (per cui si indica la temperatura di
conservazione), caramelle e gomme da masticare. Ecco alcuni esempi e consigli per
una corretta conservazione.
Lo yogurt dura più o meno un mese dalla messa in barattolo, ma si può mangiare anche fino a una decina di giorni dopo: non sarà cattivo né farà male, avrà semplicemente meno fermenti lattici. Controllate però che sia stato conservato correttamente e che la confezione sia integra, annusatelo e assaggiatelo per sicurezza. La farina bianca si può consumare anche anni dopo la scadenza. Secondo il New York Times, se è ben conservata «l’età non conta»; il tempo minimo di conservazione dell’olio di oliva è di 18 mesi dalla data di imbottigliamento. Se l’olio va a male è perché non è stato conservato bene. I cibi in scatola, come pelati, legumi e tonno, possono durare anche un anno oltre la data di scadenza, a patto che siano stati conservati in luogo fresco e asciutto e che la confezione sia integra.
Il miele si conserva per
anni perché la gran quantità di zucchero, di sostanze antibatteriche e di acidi
previene la formazione di batteri. Si rovina a causa delle alte temperature e
della luce diretta, che modificano il sapore e ne scuriscono il colore. Anche
in questo caso, resta comunque commestibile, soltanto risulterà meno buono. Fagioli, lenticchie,
ceci e legumi secchi durano anni dalla scadenza, ma possono diventare più duri
e vanno lasciati in ammollo in acqua più a lungo prima di essere consumati. Il
New York Times consiglia di non cucinarli con pomodori e salse, perché l’acidità
potrebbe aumentare il tempo necessario ad ammorbidirli.
Le spezie durano
praticamente all’infinito: sono sempre commestibili, semplicemente perdono il
sapore. Tenetele lontane dalle fonti di calore, dall’umidità e dalla luce del
sole. È meglio comprarle intere, perché possono conservare l’aroma fino a 4
anni, mentre quelle macinate ne durano solitamente due. La paprika, il pepe, il
peperoncino si conservano meglio in frigorifero. Lo stesso vale per i semi, che
è meglio conservare in barattoli di vetro, ceramica o latta, se ermetici; quelli di
sesamo e di papavero teneteli in frigorifero. La frutta secca, che è molto
grassa, tende a irrancidirsi in pochi mesi, in particolare le noci: il New York
Times consiglia di tenerle in frigo per allungare il periodo.
La data di scadenza
indicata sulle confezioni di caffè non va oltre i 18 mesi, ma lo si può
consumare per altri sei a patto che non venga conservato in luoghi umidi o a
contatto con fonti di calore e mettendo in conto la perdita di aroma. Il caffè
solubile (come i prodotti liofilizzati in generale) può durare anche un anno
dopo la data di scadenza, a patto che si trovi in confezioni integre e chiuse
ermeticamente. È anche possibile conservarlo in freezer per alcuni anni, nei
sacchetti appositi.
Le confetture e le
marmellate in barattolo di vetro chiuso si conservano per anni ma una volta
aperte è meglio consumarle nel giro di 10-15 giorni o comunque finché non si
formano muffe. I biscotti e i cracker chiusi si possono mangiare anche qualche
mese dopo la scadenza, ma potrebbero aver perso croccantezza: usateli per
preparare dolci come le cheesecake. Stesso discorso per il cioccolato: quello
fondente dura di più di quello al latte, anche fino a un anno se lo conservate
ermeticamente in buste scure, protetto dalla luce. Il cioccolato al latte si
può mangiare qualche mese dopo, ma sarà meno buono ed è possibile che il burro
di cacao affiori in superficie, ricoprendolo di una patina biancastra (è meno
bello da vedere ma comunque commestibile).
Il pane dei supermercati
è ricco di conservanti e può restare soffice per settimane. Quello comprato
fresco dal fornaio potrebbe essere duro o gommoso già il giorno dopo (così come
quello che fate in casa, anche se con la pasta madre dura un po’ di più); il
New York Times consiglia di tagliarlo a fette o nella quantità che vi serve e
metterlo in freezer, per poi lasciarlo scongelare o tostarlo all’occorrenza
volta per volta.
La carne si mantiene
qualche giorno dopo la data di scadenza, ma fate molta attenzione: quella
macinata e le salsicce, essendo lavorate, sono più esposte al proliferare di
batteri ed è meglio consumarle nel giro di 24 ore dall’acquisto. Anche la carne
di pollo si deteriora velocemente e andrebbe mangiata entro la data di
scadenza. Il pesce fresco può durare al massimo qualche giorno dalla data di
scadenza. I filetti di pesce congelato, come salmone e merluzzo, possono durare
qualche altra settimana dalla scadenza a patto di conservarli in freezer ad
almeno – 5 °C.
Cari amici, credo che la
grande saggezza ed esperienza di cucina che possiedono le nostre donne (oltre agli
uomini che amano la cucina), sia la garanzia migliore! Evitiamo, dunque, ogni
spreco possibile, perché le risorse del pianeta sono sempre di meno e lo spreco è
un delitto che nessuno di noi dovrebbe mai commettere!
A domani.
Mario
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