Oristano 28 ottobre 2020
Cari amici,
Quella che appare
all’orizzonte è una sfida titanica: sostituire con la tecnologia la precedente
formazione universitaria. Su questo versante sia Google che Microsoft
hanno lanciato alle Università tradizionali un vero “guanto di sfida”, che
potrebbe avere effetti devastanti. Microsoft, per esempio, nel giugno scorso ha
messo in piedi un corso on line (Global skills initiative), che fornirà,
entro quest’anno, “nuove abilità digitali” a venticinque milioni di americani
per consentire loro di superare la crisi da Covid–19; Google, sulla stessa
lunghezza d’onda, nel luglio scorso ha messo in piedi un corso di formazione
online (Google Career Certificates), della durata di 3– 6 mesi, al
termine dei quali viene rilasciato un “certificato”, considerato dai
reclutatori di Google equivalente ad un “tradizionale” corso di studi universitario
di quattro anni.
Apparentemente entrambe
le iniziative appaiono un’interessante innovazione: i due grandi della
tecnologia si sono impegnati a fornire nuova formazione (meglio dire abilità
digitali), in particolare a chi ha perso il lavoro, anche se ai più esperti appare,
più che altro, come un cavallo di Troia. Come ha avuto modo di affermare
lucidamente David Leibowitz, riportando il suo pensiero sulle pagine di Medium.com,
dove ha scritto un pezzo intitolato “You Don’t Need College Anymore, Says
Google” (Non hai più bisogno dell’università, dice Google), le due
iniziative potrebbero assestare un “colpo mortale” all’attuale sistema
universitario, già da tempo in crisi. Secondo il National Student Clearinghouse
Research Center, per le Università degli USA si parla di declino ininterrotto
negli ultimi otto anni, con l’11% di studenti in meno.
Passando dagli USA
all’Europa, le cose non cambiano di molto e il briefing dell’Economist dello
scorso 8 Agosto, ha dichiarato che è già suonato l’allarme per i college
inglesi, che devono fronteggiare la diserzione degli studenti stranieri a
motivo delle limitazioni di viaggio: fino a cinquantamila dollari persi per ogni
studente. Se il resto del mondo piange, l’Italia certo non ride. L’attesa sui
dati delle immatricolazioni è caratterizzata da un generale pessimismo, che
prevede fino ad un possibile 20% di calo. Quasi tutti gli atenei, complice la
pandemia del COVID-19, si stanno dotando di infrastrutture per mettere sul
tappeto anche corsi online. Ora, però, la sfida lanciata dai colossi dell’informatica
complica ancora di più la situazione precedente.
Uno dei problemi più
spinosi è costituito dalle differenze sia di costi che di tempo. Tra la formazione
culturale universitaria e la formazione informatica on line, ci sono differenze
abissali. Google, che con i corsi prospettati intende formare figure di alto
livello in molteplici settori tecnologici tra i più richiesti oggi (con il
progetto, che si chiama Google Career Certificate), offre la possibilità di
prendere una laurea in soli 6 mesi, che viene dichiarata con lo stesso valore
di una qualsiasi laurea tradizionale, ma con un costo a dir poco irrisorio: di
soli 300 euro. Costo modesto, che credo possa essere applicato anche ai corsi
firmati Microsoft, quindi di assoluta convenienza rispetto ai costi delle lauree
tradizionali.
Eppure, questa novità
appare poco convincente: anzi, addirittura scioccante. Sebbene l’acculturamento
fatto on-line appaia interessante, investire troppo su questo tipo di
formazione, a detta degli esperti, rappresenta una mossa sbagliata.
Innanzitutto, per quanto ci si possa attrezzare, non si raggiungerà mai il
grado di professionalità dei corsi Universitari veri e propri offerti dalle Università
tradizionali; sarebbero insomma un prodotto da considerare solo una pallida
imitazione dei regolari corsi universitari.
C’è poi un secondo e più
importante motivo che differenzia incredibilmente i due tipi di formazione.
Passare tout court ai corsi on-line sarebbe proprio sbagliato, in quanto
in questo modo si avvalorerebbe l’idea che l’Università attuale sia soltanto un
sistema obsoleto, capace di fornire cultura solo agli utenti paganti, ribadendo
e confermando la passata convinzione dell’Università riservata alle sole Élite.
Luca Gammaitoni,
fisico, ricercatore e saggista italiano, direttore del Noise in Physical System
Laboratory presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Perugia,
intervistato sui nuovi programmi on-line di cui parliamo, ha dichiarato che “…la
nuova strada che si presenta davanti a noi appare molto rischiosa”. “Me
ne sono convinto - ha continuato - mentre camminando nella galleria
del Rettorato dell’Università di Perugia, osservavo le splendide iscrizioni
etrusche inglobate nel muro; Istituzioni universitarie come quella di Perugia, sia
in Italia che in Europa, negli ultimi settecento anni hanno costituito i
pilastri della civiltà, formando le classi dirigenti e orientando le politiche
di sviluppo del pianeta”.
Cari amici, i due modelli
di acculturamento, quello tradizionale e quello moderno oggi proposto, sono due
modelli decisamente incompatibili tra loro. Secondo Google, i corsi
universitari tradizionali sono ritenuti superati perché non in linea con il
cambiamento dell’economia, che si evolve e può modificarsi anche in un breve
periodo, come ad esempio in sei mesi; si sta, però, sottovalutando un problema
di fondo. Una cosa deve restare sempre chiara e irrinunciabile: la severa e completa
preparazione di base. Scopo dell’Università non è la fornitura di aggiornate
competenze (digital skills), ma la creazione nello studente di una eccellente, nuova
conoscenza. Basta un semplice esempio per capire. Il compito principale svolto dall’Università
non è tanto quello di insegnare agli studenti ad usare i computer esistenti,
quanto quello di creare in loro la capacità di progettare i computer del futuro!
A domani.
Mario
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