Alcuni giochi d'azzardo |
Oristano 12 ottobre 2020
Cari amici,
Il gioco della SENET |
La passione per l’ALEA,
ovvero la voglia di tentare la sorte, affrontare il rischio, risulta insito
nell’uomo fin dagli albori della sua presenza sulla terra. Gli studiosi
ritengono che lo scopo iniziale fosse quello di cercare di conoscere il volere
divino, anche se poi, successivamente, risultò chiaro che tentare la sorte era
qualcosa di iscritto nel DNA. L’archeologia ci ha
rivelato che i primi dadi sono stati rinvenuti in Cina, e risalgono a più di 5.000
anni fa, ma i più antichi riferimenti alle prime forme di scommessa arrivano a
partire dal 4000 a.C. in Egitto (dove si giocava a “SENET”, una specie di dama
per decidere il destino dell’uomo nell’oltretomba), in India e in Giappone. Anche
i Greci erano amanti del gioco d’azzardo, tanto da raffigurare l'atto del gioco
dei dadi in qualche vaso; in epoca Romana, invece, il gioco era proibito per
ragioni di ordine pubblico, ma era legale scommettere.
La dea Fortuna |
Nel mondo romano dell’epoca
si scommetteva sulle corse delle bighe e delle quadrighe e anche sui
combattimenti dei gladiatori. Tra le varie divinità romane troviamo anche la
dea chiamata Fortuna, di conseguenza essi giocavano solo nei giorni festivi.
Nello Stato Pontificio, tra il Settecento e l’Ottocento, il fenomeno del gioco
d'azzardo venne di volta in volta affrontato in maniera differente dai singoli Papi;
il gioco era spesso additato come vizio diabolico, talvolta riconosciuto come
«male» incurabile che infettava il popolo, ma altre volte anche ammesso, in
maniera pragmatica, come fonte di entrate. Un vizio dunque, quello del gioco,
che gli Stati, in qualsiasi epoca, utilizzarono per migliorare le proprie
entrate ponendo forti tasse sulle scommesse.
Caravaggio, I bari. |
Col passare dei secoli
nel mondo poco è cambiato, e la gran parte degli Stati ha continuato a
permettere i giochi d’azzardo, pensando ai lauti introiti che se ne potevano ricavare,
se pensiamo che spesso oltre la metà degli importi giocati va a finire proprio
nelle casse dello Stato (in Italia il prelievo erariale può arrivare al 67,5%
del margine di competenza degli operatori del settore). La situazione italiana
in realtà non è certamente delle migliori, così come anche quella nei diversi
Stati facenti parte dell’Unione Europea, ma soprattutto perché a tutt’oggi
manca una legislazione comune che regoli la materia in modo uguale per tutti i
28 Paesi che fanno parte dell’UE.
Si, amici, nell’UE manca
una legislazione uniforme, uguale per tutti i Paesi membri, che regoli il gioco
d’azzardo. L’Unione Europea infatti, si è solamente limitata (nel 2015) a
fornire delle linee guida, senza però inserire l’obbligo per i Governi di
rispettarle. Questo ha fatto sì che alcuni Paesi utilizzano una gestione del
gioco poco efficiente e tra questi troviamo anche la Francia e la Grecia. Nel caso della Francia,
seppure il governo francese si sia dimostrato particolarmente ostile verso il
gioco d’azzardo, questa ostilità è riferita in particolare al gioco online, considerato
che agli operatori non è permesso proporre gli stessi giochi dei casinò. Gli
unici ad essere concessi sono le scommesse e i video poker. Una simile
disparità non ha fatto altro che creare una concorrenza sleale con le società
fisiche, a danno dell’intero settore.
Quanto alla Grecia, il
Governo considera questo “mercato dell’azzardo” più come un modo facile e
veloce per fare cassa con le tasse, che come un settore in grado di produrre
ricchezza e posti di lavoro. Questo si evince dal costo eccessivamente alto
delle licenze, che di fatto costituisce una barriera d’ingresso difficilmente
superabile per le società di nuova gestione.
Diversi Paesi, invece, si
sono dimostrati molto più efficienti nella gestione del gioco d’azzardo. Tra quei
Paesi che meritano una menzione positiva, troviamo sicuramente la Danimarca e
il Regno Unito (quest’ultimo ora interessato dalla Brexit). La prima qualche
anno fa ha introdotto una misura per tutelare il consumatore, che all’inizio ha
fatto molto discutere. Con il passare del tempo però, ci si è resi conto di
come fosse invece la direzione giusta da intraprendere, al punto di essere
definita come il “modello danese”. Parliamo del registro di autoesclusione,
misura tra l’altro adottata di recente anche nel nostro Paese, che permette al
giocatore di autoescludersi dal gioco online.
Questa esclusione può
essere a carattere temporaneo o definitivo, ma ciò che più conta è che in
questo modo si cerca di tutelare i soggetti maggiormente esposti al rischio
della ludopatia. Nel Regno Unito invece, il governo inglese ha stabilito che a
vigilare sul settore del gioco d’azzardo sia la UK Gambling Commission.
Parliamo di una commissione che si occupa anche del rilascio delle nuove
licenze, ma soprattutto di accertarsi che gli operatori del mercato soddisfino
dei precisi requisiti, tra cui quelli finanziari e quelli di onorabilità. Nel
secondo caso, per ottenere la licenza la fedina penale deve essere immacolata.
La situazione nel nostro
Paese può ritenersi a metà strada tra le due categorie sopra citate. Questo
significa che in alcuni frangenti il lavoro portato avanti dal Governo,
soprattutto con il recente Decreto Dignità, può essere giudicato positivo; per
altri aspetti però, il lavoro da fare è ancora molto. Tra le misure corrette
troviamo dunque quella di aver assegnato ad AAMS (Amministrazione Autonoma dei
Monopoli di Stato) l’incarico di sorvegliare ogni sito scommesse online, e di
rilasciare le relative licenze per operare.
I portali rispettosi
della normativa presentano il logo AAMS direttamente in home page. Tra gli
aspetti ancora da migliorare nel nostro Paese, troviamo delle linee poco chiare
in merito alle possibilità di sponsorizzazione del gioco d’azzardo. Il Decreto
Dignità infatti, aveva inizialmente proibito ogni forma di pubblicità. Tale
divieto è stato poi ridimensionato in seguito alle numerose proteste degli
operatori. Ad ogni modo, sicuramente il lavoro per produrre una normativa
efficiente, è solamente all’inizio.
Cari amici, il tema del
gioco d’azzardo, sempre in bilico fra concessione e patologia, infiamma da
sempre anche il dibattito all’interno dell’UE. Una normativa europea condivisa
e uniforme, che possa trovare applicazione in tutti i Paesi UE, potrebbe
favorire sia i giocatori (evitando anche i casi di ludopatia), che gli Stati,
favorendo anche la lotta al gioco d’azzardo illegale, strumento utilizzato per
il riciclaggio di denaro sporco e per il finanziamento della criminalità.
A domani.
Mario
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