Oristano 1 ottobre 2020
Cari amici,
Voglio iniziare i post di ottobre parlando della nostra amata Sardegna e delle sue possibilità inespresse. Che la Sardegna abbia un interessante patrimonio boschivo, sia in collina che in bassa montagna, è un vanto di cui certo possiamo andare fieri. Tuttavia, questo patrimonio potrebbe essere messo meglio a frutto coltivando anche diverse piante minori di sottobosco, i cui frutti sono sempre più ricercati e capaci di dare un reddito aggiuntivo di vero interesse. Come scrive Claudio Zoccheddu su La Nuova Sardegna del 9 marzo scorso, riportando le parole di Vittorio Cadau della Coldiretti sarda, «Le foreste sarde sono ideali per lo sviluppo di queste colture, ma mancano gli incentivi; è un mercato ricchissimo, che potrebbe risollevare le aziende agricole».
Nelle vaste aree boschive della Sardegna si potrebbero coltivare in modo estensivo diverse varietà di alberi che producono questi ricercati frutti di bosco. Su questi frutti, particolarmente ricchi di sostanze benefiche, ruota un mercato davvero interessante, e la Sardegna con il suo clima e la sua integrità potrebbe recitare un ruolo particolarmente importante e prezioso. Frutti di bosco sempre più ricercati, in quanto utilizzati non solo dall’industria alimentare ma anche in quella della cosmesi, oltre che nell’industria farmaceutica. Si, amici, utilizzare i nostri boschi mettendo a dimora queste coltivazioni significherebbe anche dare una grossa mano alle aziende agropastorali che scontano situazioni economiche di grande disagio.
Ma allora, se davvero il sottobosco della nostra isola ha le caratteristiche per diventare un luogo ideale per queste coltivazioni, perché non viene portato avanti un serio progetto di recupero, in particolare con il sostegno regionale? In realtà il progetto da tempo c’è, gli spazi pure e anche le persone interessate, ma tutto è rimasto fermo in quanto l’Argea, l’Agenzia Regionale che finanzia l’agricoltura sarda, non ci ha creduto e non ha preso in considerazione il progetto proposto anni fa. Eppure, le possibilità per ricavare reddito dai nostri boschi ci sono eccome!
Potremmo pensare ad esempio a coltivare more, mirtilli, lamponi e ribes, oppure il Corniolo, i cui frutti sono particolarmente ricercati. L’elenco, in realtà, è molto più vasto e comprende ad esempio le fragoline di bosco, il corbezzolo, il sambuco, l’uva spina, la ciliegia selvatica, il gelso e tanti altri. Un’ampia varietà di prodotti che consentirebbero rese economiche interessanti: questi frutti spuntano sul mercato prezzi che vanno dai 28 ai 32 euro al chilo, proprio per le loro ottime qualità nutrizionali. Pensate che la maggior parte del fabbisogno nazionale viene soddisfatto con le importazioni: in Italia si consumano 10 mila tonnellate di frutti di bosco all’anno, ma la produzione autoctona non supera le 3mila.
Cari amici, dopo aver evidenziato questa nostra grande carenza, in particolare per la mancanza di seria programmazione, voglio chiudere questa mia riflessione parlandovi di uno di questi frutti: il Corniolo. È questa una pianta anche di gran bell’aspetto (utilizzata per dare lustro e colore nei giardini), oltre che molto produttiva; i suoi frutti, come detto, sono molto richiesti dal mercato, oltre che risultano molto salutari per chi li consuma. Ecco le notizie principali sul corniolo.
Il suo legno, infatti, duro come il corno, risulta particolarmente apprezzato in ebanisteria: serve a produrre manici di utensili, pioli di scale, ingranaggi e archi. A proposito di archi famosi e di giavellotti, ecco una leggenda riportata da Plutarco. Secondo Plutarco, Romolo, volendo mettere alla prova la propria forza, scagliò il suo giavellotto, costruito in legno di corniolo, in direzione del monte Palatino, e l’arma penetrò così a fondo nel terreno che nessuno riuscì più ad estrarla. Ben presto, si sarebbero sviluppate delle radici e il giavellotto stesso si sarebbe trasformato in un albero di corniolo. Uno dei tanti miti del corniolo!
Quanto alle sue proprietà
benefiche e terapeutiche, il Corniolo vanta proprietà astringenti, per merito
di una sostanza in esso contenuta e chiamata “tannino”; è, dunque, indicato per
chi soffre di diarrea, dissenteria e problemi intestinali, in quanto è in grado
di ripristinare il naturale equilibrio dell’intestino. Gli estratti della
corteccia di corniolo possono essere utilizzati anche per curare gli stati febbrili.
Il frutto del corniolo contiene, poi, molti sali minerali come il sodio, il
calcio, il potassio, il ferro e il manganese. Quanto al suo uso in cucina, si
può usare confezionato in salsa, messo in salamoia, o in confettura con petali
di rosa. Con i frutti del corniolo si possono anche fare liquori, mettendoli in
infusione in alcool.
Cari amici, la Sardegna è
una terra magica, ma per esprimere tutto il suo potenziale, vorrebbe i suoi
abitanti più attivi e determinati, in particolare i “luminari” che ci governano;
la nostra Isola avrebbe bisogno di vere menti pensanti, capaci di utilizzare
appieno le risorse disponibili, in quanto in grado di produrre lavoro e reddito a
quella stragrande maggioranza di giovani sardi privi ora di lavoro e di dignità.
A domani.
Mario
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