Oristano 9 ottobre 2020
Cari amici,
Nel golfo di Oristano, lungo
il litorale di Cabras, è presente un’oasi Floro-faunistica dove domina la bassa
macchia mediterranea, costituita da lentisco, mirto, rosmarino, palme nane,
cisto, elicriso, etc.; un luogo dove la fauna di terra (conigli, lepri,
tartarughe) e di mare (falco della regina, gabbiani, cormorani, aironi cinerini, pernice sarda, etc.) vivono in tranquillità come nel
passato. Quest’oasi può essere a pieno titolo definita il “regno delle
tartarughe”, piccole e numerose, che vivono serene all'ombra della bassa
vegetazione.
Si, amici, sul litorale
di Cabras quest’oasi può essere definita un vero tesoro naturalistico,
purtroppo ora lasciato a sé stesso, visto che in pochi oggi se ne curano, mentre
meriterebbe un’attenzione ben più grande. La prima triste realtà è che quest’oasi
non è uno spazio pubblico ma privato, e finora i numerosi tentativi da parte
della Pubblica Amministrazione per acquisirlo non sono andati in porto. Uno dei
maggiori sostenitori dell’acquisizione dai privati di questo ‘tesoro’ è Dario
Cossu, per anni delegato dal WWF, e in passato responsabile dell’Oasi di Seu.
Ex sindaco di Cabras, un passato da professore di storia e filosofia nei licei
di Oristano, può essere considerato uno dei maggiori conoscitori di questo
territorio.
In effetti negli anni Ottanta
del secolo scorso questo spazio meraviglioso era diventato un’oasi del WWF, in
quanto il Comune di Cabras ne aveva disposto l’esproprio; successivamente però,
dopo una lunga battaglia legale, il Comune la dovette restituire, e l’oasi è
tornata così in mano ai privati. Oggi Dario Cossu, presidente dell’Associazione
Civica per la promozione e tutela del territorio, cerca nuovamente di dare un
futuro a questa meravigliosa Oasi naturalistica di Seu.
Dario Cossu, persona
determinata, ha da tempo preso contatti sia con il Comune di Cabras che con i
proprietari dell’area, nell'intento di aprire una trattativa tra
l’Amministrazione, guidata dal sindaco Andrea Abis e i tre proprietari dell’area. L’oasi, originariamente posseduta dal nobiluomo oristanese Don Efisio Carta
(sequestrato proprio nell'oasi nel 1978 e mai più tornato a casa), risulta ora
divisa tra tre proprietari differenti. La speranza è che, seppure la trattativa
risulti molto difficile, l’acquisizione al patrimonio pubblico possa avvenire, rendendo
fruibile a tutti questo meraviglioso spazio naturale e certamente da conservare.
Uno spazio, amici, che
anche oggi, seppure poco curato e ordinato, è in grado di dare ai visitatori
un’immagine a dir poco straordinaria. Queste le sue principali caratteristiche.
L’oasi dii Seu si estende per circa 80 ettari coperti di Macchia
Mediterranea completamente intatta. Si è mantenuta in questo stato naturale
in quanto in passato (fino a una cinquantina di anni fa) era una riserva di
caccia privata e la sua conservazione naturale era l’interesse fondamentale dei
proprietari.
La torre di Seu (foto di Marta Mereu) |
Questo luogo ameno
risulta abitato fin da epoca antichissima. Ci vissero sicuramente i nuragici
tra il 1500 e il 100 a.C., visti i resti di insediamenti umani rinvenuti e databili a periodi diversi, tra cui anche un tempio a pozzo al quale farebbe riferimento il
toponimo Maimone (che identifica una divinità di origine sardo-punica che dà il
nome alla limitrofa spiaggia di Maimoni). Poi vi si insediarono i cartaginesi,
che da Tharros si addentrarono nell’entroterra e qui aprirono le cave di
arenaria. Dopo di loro i romani,
che probabilmente diedero vita ad un nucleo urbano, come testimoniano
l’iscrizione di un’antica tomba e i resti di laterizi e ceramiche d’epoca. Successivamente,
in epoca bizantina, la zona si spopolò e solo nel XVI secolo, con l’arrivo degli
spagnoli, venne edificata la “torre del sevo”, da cui “turr’e seu”,
utilizzata fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando il re Vittorio
Emanuele II decretò la fine dell’intero sistema di difesa delle torri costiere.
L’oasi di Seu, quindi, si
è conservata fino ad oggi in modo eccellente, e si può dire che racchiuda gli
aspetti più significativi dell’intera Penisola del Sinis; insomma, in questo
luogo ricco di storia, dalla terraferma al mare, risulta evidente un unico
comune denominatore: la natura, rimasta incontaminata e protetta. Tutto questo
ha permesso sia il mantenimento della vegetazione originaria che anche la permanenza dei suoi
abitanti naturali, costituiti da diverse e particolarissime specie animali
(come le bellissime testuggini di piccola taglia, osservabili grazie ai sentieri che attraversano
il Parco) e rari vegetali, che passano dalle pioniere di spiaggia agli arbusti
tipici della macchia, integrati poi anche da alberi di grosso fusto introdotti
successivamente, come nel conosciuto boschetto di Pini d’Aleppo.
In questo luogo ameno e ricco di pace, anche oggi al visitatore
che si addentra nell'oasi respirando l’aria salsa a pieni polmoni, si
presentano una dietro l’altra le sue ricchezze ambientali: dal profumo del
rosmarino a quello del lentisco e dell’elicriso. Nell’oasi di Seu sono state
censite oltre trecento specie vegetali, distribuite nella macchia mediterranea
e negli spazi meno verdi, comprese le dune e la spiaggia. Un ambiente che
ospita un variegato insieme zoologico, messo sotto tutela anche dal
riconoscimento (del 2006) della Regione Sardegna, che ha classificato il
compendio di Seu quale “area di notevole interesse faunistico”. Le
tartarughe qui sono davvero le padrone di casa, unitamente a conigli, lepri, ricci e
volpi; poi i tanti volatili: dal falco della regina all’airone cinerino; dalla
pernice sarda al gabbiano reale.
Cari amici, credo che
l’oasi di Seu abbia diritto a quell'attenzione che oggi manca. Plaudo alla caparbietà
dell’associazione guidata da Dario Cossu, che cerca, in ogni modo possibile, di
dare un futuro a questo luogo meraviglioso che non può restare negletto e
abbandonato. Credo anche che tutti dovremmo batterci perché questo gioiello diventi
un luogo pubblico, fruibile e conservato integro anche per le nuove generazioni.
A domani amici!
Mario
I meravigliosi gigli sulle dune |
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