martedì, gennaio 28, 2020

RIPARTONO LE CONFERENZE DEGLI “AMICI DEL ROMANICO" AL MUSEO DIOCESANO. IL PROGRAMMA È RIPRESO IL 24 GENNAIO.


Oristano 28 gennaio 2020

Cari amici,

Hanno preso il via anche quest’anno le interessanti conferenze organizzate da “Itinera Romanica”, l’associazione Amici del Romanico, guidata dal presidente, il sindaco di S. Giusta, Antonello Figus. Quest’anno il nutrito programma è dedicato in particolare alle straordinarie donne sarde del Medioevo, vere “protagoniste” di quel periodo storico. Come negli anni scorsi le conferenze si svolgeranno al Museo diocesano di Oristano. 
Si è partiti venerdì 24 gennaio mettendo a fuoco una figura enigmatica, quella di Benedetta di Cagliari, detta anche Benedetta di Massa (Santa Igia, 1194 – Massa, 1233), che fu giudicessa regnante di Cagliari dal 1214 al 1233. A presentarla in modo preciso ed eccellente la professoressa Rossana Martorelli, la cui relazione, dal titolo “Atti e misfatti di Benedetta, giudicessa di Cagliari”, ha entusiasmato non poco il numeroso pubblico presente. 
A questa prima conferenza seguiranno le diverse altre in programma; da quella di venerdì, 31 gennaio, con la relazione di Valeria Carta su un’altra donna importante: Adelasia di Torres, che porta, per titolo, “Un’effimera regina di Sardegna. Storia di Adelasia, giudicessa di Torres”.
Nel prossimo mese di febbraio sono previste ben 3 conferenze: la prima venerdì 7, dedicata a “Eleonora, giudicessa di Arborea e il suo tempo, tra immaginario e realtà”. Tre i relatori: Francesca Carrada, Giovanni Serrelli e Gabriella Uccheddu. Venerdì, 14 febbraio Nicoletta Usai nella sua conferenza parlerà di: “Timbors di Rocabertì e Sibilla de Montcada. Nobili della Sardegna del Trecento”. L’ultimo appuntamento, quello di venerdì 28 febbraio, invece, vedrà protagonista “Massimilla, Badessa di San Pietro di Silki”, raccontata da Giovanni Strinna.
Cari amici, è indubbiamente eccellente il lavoro che continua a svolgere l’associazione Amici del Romanico, nell’intento di far conoscere nel modo migliore possibile la nostra antica storia, che, tra l’altro, ha avuto proprio ad Oristano, allora Giudicato d’Arborea, esponenti di altissimo livello, in particolare al femminile. Da notare anche che, oltre le conferenze, l’associazione organizza dei tour per andare a vedere e toccare con mano i meravigliosi monumenti realizzati in quel periodo. Ma vediamo ora insieme la figura della protagonista della prima conferenza: Benedetta di Cagliari. 
Benedetta di Cagliari fu giudicessa regnante di Cagliari (1214-1233). Era la primogenita del giudice Guglielmo I Salusio IV di Lacon-Massa e di Adelaide Malaspina. Fu la seconda donna, dopo Elena di Gallura, ad occupare un trono sardo per proprio diritto, ed una delle prime in Europa. Nel 1214, all'età di vent'anni, prestò giuramento nelle mani dell'arcivescovo Ricco di Cagliari, alla presenza dei nobili maggiori e dei prelati, assicurando di non diminuire i territori del giudicato, di non alienare nessun castello e di non stringere alleanze senza il loro consenso. 
Andò in sposa a Barisone II d’Arborea, figlio del giudice Pietro I di Arborea, che era stato in precedenza imprigionato dal padre. Egli prese il nome dinastico di "Torchitorio IV" ed i due coniugi governarono congiuntamente i rispettivi regni, venendo entrambi citati nei corrispettivi atti giudicali. Benedetta, infine, fece omaggio di vassallaggio alla Santa Sede.
Con l'arcivescovo Ricco, il vescovo sulcitano ed il marito, fece numerose donazioni alle chiese di San Giorgio di Suelle e del Sulcis; ben disposta verso i suoi sudditi non li aggravò di pesanti oneri, favorendo anche l'economia locale a discapito dei pisani, attirandosi perciò, già nel 1215, l'ostilità della repubblica di Pisa. Nello stesso anno 1215, Lamberto Visconti, giudice del Giudicato di Gallura, approfittando della debolezza di Benedetta, riunì una grande flotta e sbarcò a Cagliari, occupando col suo esercito la collina di Santa Gilla, che dominava la città e la fortificò. Quindi lasciò al fratello Ubaldo I il compito di conquistare il resto del territorio. La giudicessa fu quindi costretta a fuggire dalla sua "capitale" e rifugiarsi nell'interno del giudicato.
Nel 1216 Benedetta fece una donazione alla cattedrale di Pisa, nella speranza di guadagnare l'appoggio della città, ma nel 1217 Ubaldo I la costrinse a trattare. Di conseguenza la signora dovette accettare che il giudicato divenisse vassallo della Repubblica di Pisa. A Cagliari però scoppiarono dei tumulti tra i sardi ed i pisani, perciò Benedetta e il suo consorte, si allearono con il giudice Comita III di Torres e con la repubblica di Genova nella speranza di eliminare l'influenza pisana.
Per rafforzare la sua opposizione a Pisa, Benedetta ottenne aiuto dal papa Onorio III, il quale nel 1217 annullò la nomina del pisano Mariano ad arcivescovo di Cagliari, e lo sostituì con Ugolino di Anagni, cardinale vescovo di Ostia e legato apostolico in Corsica e Sardegna. Inoltre riuscì a convincere a sostenere Benedetta anche i Visconti di Milano ed il giudice Mariano II di Torres. In quella stessa primavera però morì il marito di Benedetta, Barisone, e nel 1218 Ubaldo I combinò il secondo matrimonio della giudicessa con suo fratello Lamberto (rimasto anch'egli vedovo di Elena di Gallura) nella speranza di concludere la pace. I due si sposarono nel 1220, ma il Papa invalidò immediatamente le nozze.
Nel dicembre 1224 Benedetta rinnovò il suo omaggio alla Santa Sede tramite il legato Goffredo, accettando di corrispondere un tributo annuale di venti libbre di argento e di non risposarsi ancora senza il consenso papale. Inoltre, se fosse morta senza eredi, il suo giudicato sarebbe stato ereditato dalla Chiesa. Il 1225 e 1226 furono anni pacifici e Benedetta coinvolse suo figlio Guglielmo II di Cagliari in numerose donazioni a varie chiese. Ma in seguito riprese la guerra con Ubaldo Visconti di Gallura erede di Lamberto.
Nel tentativo di proteggersi dalle mire di Ubaldo, Benedetta si risposò altre due volte, e sempre senza l'assenso pontificio. Il suo terzo marito fu Enrico di Ceola, un pisano della nobile famiglia dei Capraia, che seppe guadagnarsi il favore del Papa. Il quarto marito fu Rinaldo de Glandis e la loro unione alla fine fu ritenuta conforme alla norma. Nonostante questi tentativi però, la violenza scoppiò nuovamente a Cagliari e la giudicessa fu costretta a rifugiarsi prima nel castello di Santa Igia e poi a Massa, terra d'origine dei suoi avi, dove morì nel 1233 ancora abbastanza giovane: aveva trentanove anni.
Amici, Indubbiamente una donna straordinaria, protagonista di vicende sotto certi aspetti anche romanzesche! Ecco, ora date uno sguardo al calendario delle prossime conferenze prima evidenziato.
A domani.
Mario
Il pubblico alla conferenza del 24 gennaio al Museo Diocesano

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