Oristano 4 gennaio 2020
Cari amici,
Oggi spero di non annoiarvi, perché vi voglio parlare di "Cultura". La ragione è semplice: la preparazione culturale continua purtroppo a diminuire di giorno in giorno. Stiamo diventando sempre più ignoranti, dando ragione a chi sostiene che ci troviamo di fronte ad un "analfabetismo di ritorno".
A leggere l’ultimo rapporto “OCSE PISA 2018” (elaborato da INVALSI) gli studenti italiani sanno leggere sempre meno, in quanto confrontati con gli altri Paesi dell’OCSE, hanno minori capacità a comprendere un testo, sono appena in linea con la media Ocse in matematica, e sono molto scarsi in scienze, dove hanno ottenuto un punteggio inferiore di ben 21 punti rispetto ai coetanei dei Paesi Ocse e di 13 punti rispetto alla precedente rilevazione in Italia.
A leggere l’ultimo rapporto “OCSE PISA 2018” (elaborato da INVALSI) gli studenti italiani sanno leggere sempre meno, in quanto confrontati con gli altri Paesi dell’OCSE, hanno minori capacità a comprendere un testo, sono appena in linea con la media Ocse in matematica, e sono molto scarsi in scienze, dove hanno ottenuto un punteggio inferiore di ben 21 punti rispetto ai coetanei dei Paesi Ocse e di 13 punti rispetto alla precedente rilevazione in Italia.
Una discesa davvero
pericolosa, quella dei nostri studenti, rilevata come detto dal Rapporto Ocse
Pisa (acronimo di Programme for International Student Assessment), un’indagine
internazionale su base triennale che misura le competenze in lettura,
matematica e scienze degli studenti quindicenni di 79 Stati partecipanti, di
cui 37 Ocse. Hanno partecipato alla prova 11.785 studenti quindicenni italiani,
divisi in 550 scuole totali, in rappresentanza di 521mila coetanei italiani.
L’Italia, seppure
partecipante all’indagine fin dal suo primo anno, vede peggiorare la condizione
dei suoi ragazzi, rispetto ai rapporti precedenti. I dati rilevati, pubblicati
da Invalsi, fanno emergere una prestazione in diminuzione rispetto a sei anni
fa; in tutti e tre gli ambiti presi in esame, la prestazione media in Italia è
stata inferiore a quella di Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia,
Slovenia, Svezia e Regno Unito. L’Italia ha ottenuto un punteggio simile a
quelle del Portogallo e della Spagna in matematica, ma inferiore a questi due Paesi
in scienze. Il rendimento in lettura è diminuito in particolare tra le ragazze,
rimanendo stabile tra i ragazzi, mentre quello in scienze è calato in modo più
marcato tra gli studenti con i risultati più elevati, ma in misura simile sia
per i ragazzi sia per le ragazze. A svettare nella classifica, almeno fra i Paesi
europei, è l’Estonia.
L’amara realtà è che “Leggere
è una fatica”, per cui la generazione attuale dei nostri quindicenni evidenzia
un fatto grave: che non capisce ciò che legge. Solo uno studente su 20 riesce a
distinguere fra fatti e opinioni quando si legge un testo di un argomento non
familiare, mentre uno su quattro ha difficoltà nella lettura base, non
riuscendo a identificare l’idea portante di un testo di media lunghezza o
effettuare dei collegamenti con fonti diverse. L’Italia con 476 punti si
colloca al disotto della media Ocse di 487 punti; emerge inoltre anche un
divario territoriale molto marcato: gli studenti del Nord ottengono risultati
migliori dei loro coetanei del Sud.
Gli studenti dei licei,
poi, sanno leggere e comprendere un testo in maniera decisamente migliore – e
quasi in linea agli standard europei – rispetto a chi frequenta invece un
istituto professionale (i dati mostrano un calo di questa abilità negli
istituti tecnici anche rispetto al 2015). Pesa anche la differenza di genere:
in lettura le ragazze superano i ragazzi di 25 punti. Il vantaggio delle
ragazze è confermato anche da una presenza maggiore di ragazzi che non
raggiungono il livello minimo di competenza: circa il 28 per cento contro il 19
per cento. Il punteggio della lettura non si differenzia molto da quello di
Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele.
Sempre entrando nei
dettagli, si rileva che in matematica va un po’ meglio. Gli studenti italiani
hanno ottenuto un punteggio medio di 487 punti (era 490 nel 2015), in linea con
la media dei paesi Ocse (489). Tuttavia, circa il 24 per cento dei quindicenni
italiani non ha raggiunto il livello 2, ovvero il livello base di competenza in
matematica (la media Ocse è del 22 per cento) mentre solo il 10 per cento si
colloca nei livelli di eccellenza 5 e 6 (rispetto alla media Ocse dell’11 per
cento). Qui sono i ragazzi a ottenere un punteggio migliore delle ragazze con
16 punti di scarto. Si conferma invece la tendenza di una performance più alta
al Nord rispetto che al Sud.
In scienze, invece, la
situazione non va altrettanto bene: gli studenti italiani ottengono infatti un
risultato decisamente inferiore rispetto a quelli dei coetanei dei Paesi Ocse.
Il punteggio è di 468 contro la media Ocse di 489 (nel 2015 era invece di 481).
Oggi uno studente su quattro non raggiunge il livello base delle competenze
scientifiche, un dato che segna un vero e proprio peggioramento: nel periodo
fra il 2006 e il 2018, infatti, l’andamento in scienze è calato soprattutto fra
gli studenti che hanno ottenuto risultati migliori. In questo ambito l’Italia si
colloca in linea con Turchia, Slovacchia e Israele.
Infine, dall’indagine è emerso
anche che tra il 2012 e il 2018, il tempo medio che i quindicenni in Italia
hanno trascorso su Internet in un tipico giorno feriale è più che raddoppiato,
passando da meno di due ore al giorno a circa quattro ore al giorno, di cui una
a scuola. Il 67 per cento degli studenti italiani ha dichiarato di essere
soddisfatto della propria vita, secondo un questionario allegato al test che
misurava per la prima volta il benessere degli studenti. Da questo si nota
anche che in Italia il 59 per cento ha una mentalità di crescita. La maggior
parte dei quindicenni, poi, è in disaccordo con l’affermazione: “La tua
intelligenza è qualcosa di te che non puoi cambiare molto”.
Che dire, amici? I dati
sono di grande tristezza! Che in Italia l’investimento in cultura sia sempre
più scarso è un dato di fatto, e questi di conseguenza sono i risultati. Come,
tra l’altro, appare chiaro che il divario Nord-Sud permane anziché diminuire,
correndo addirittura il rischio di diventare più marcato. La mia personale, amara, considerazione è
che un popolo che non investe in cultura non ha futuro!
A domani.
Mario
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