Oristano 29 gennaio 2020
Cari amici,
Presso il Museo Diocesano
Arborense lunedì 27 gennaio alle ore 18.00, in occasione della Giornata della
Memoria, si è inaugurata la mostra “Breaking Free. Voci e storie dei bambini
nati dalla guerra”, realizzata dell’artista franco-siriano Sakher Almonem. Organizzata
in collaborazione con il Comune di Seneghe e l’Istituto d’Istruzione Superiore
S.A. De Castro e con il patrocinio della Prefettura di Oristano, la mostra
espositiva intendeva raccontare, attraverso le immagini, le terribili storie
dei bambini e delle loro madri, vittime di violenza, durante il conflitto
balcanico.
Una guerra tragica, che,
oltre i danni diretti sofferti, continua manifestare ancora oggi conseguenze
nefaste, in quanto le donne violentate e i bambini figli di questi stupri, vivono
in Bosnia Erzegovina in condizioni di grande vulnerabilità sociale, doppiamente
vittime del loro terribile passato; continuano infatti ad essere discriminate, perché
i pregiudizi non muoiono. Sono donne senza un futuro, rifiutate socialmente con
i loro bambini incolpevoli, private di un futuro di serenità e di quella
dignità e accettazione sociale a cui avrebbero diritto.
La mostra di Sakher
Almonem, prodotta da Iscos Emilia-Romagna e Forgotten children of War, ha
raggiunto Oristano dopo essere stata esposta a Sarajevo, Vienna e Reggio
Emilia, per poi riprendere il suo cammino e proseguire il suo tour in Europa.
All’interno della mostra oristanese anche l’opera dell’artista Sabrina Oppo, Eroma, 2015, composta da leggeri fogli bianchi di carta dattilografica con impressi, in ciascuno, il nome di una donna, la sua età, la sua causa di morte violenta; un’opera capace, nella sua semplice nudità, di ricordare le vittime di ieri, di oggi e di domani. Inoltre, per commemorare la Shoah, nella sala San Pio X del Museo, è stata esposta un’opera di Mauro Staccioli, Olocausto (1962). L’opera sottolinea ai visitatori l’importanza della Memoria, monito per le generazioni future, affinché sia una eredità condivisa da tutti.
All’interno della mostra oristanese anche l’opera dell’artista Sabrina Oppo, Eroma, 2015, composta da leggeri fogli bianchi di carta dattilografica con impressi, in ciascuno, il nome di una donna, la sua età, la sua causa di morte violenta; un’opera capace, nella sua semplice nudità, di ricordare le vittime di ieri, di oggi e di domani. Inoltre, per commemorare la Shoah, nella sala San Pio X del Museo, è stata esposta un’opera di Mauro Staccioli, Olocausto (1962). L’opera sottolinea ai visitatori l’importanza della Memoria, monito per le generazioni future, affinché sia una eredità condivisa da tutti.
La serata è stata
ampiamente partecipata dal pubblico, e, in particolare, animata dagli studenti
del Liceo Classico S.A. De Castro con il reading “Ricordare: mettere di
nuovo qualcosa dentro al cuore”. In prima fila il Prefetto Dr. Gennaro
Capo, il Questore Dr.ssa Giusy Stellino, il Comandante provinciale dei
Carabinieri Col. Domenico Cristaldi, il Comandante dei Vigili del fuoco Luca
Manselli, il Preside del Liceo De castro Pino Tilocca, il Sindaco di Oristano
Andrea Lutzu, il V. Sindaco Massimiliano Sanna, il Sindaco di Seneghe Gianni
Oggianu, e altre autorità istituzionali.
All’alternarsi delle
letture fatte dai ragazzi, hanno fatto seguito la testimonianza di Ajna Jusic, Presidente
dell'Associazione Forgotten children of war, che ha ricordato le conseguenze
meno visibili del conflitto balcanico, mentre il critico e storico dell’arte
Ivo Serafino Fenu, è intervenuto per parlare dell’artista realizzatore delle
opere.
“Questa mostra ha
un’importanza speciale per noi, bambini nati dalla guerra –
ha sottolineato Ajna Jusic, la giovane attivista che da 4 anni guida
l’associazione Forgotten Children of War per riconoscere i diritti dei bambini
nati a causa dei conflitti – Questa è la prima volta che alcuni dei nostri
membri parlano apertamente della loro storia, mostrando il loro volto dopo una
vita vissuta nell’ombra e nelle discriminazioni. Allo stesso tempo, questo
mostra la forza dei bambini nati a causa della guerra, che hanno deciso di
affrontare la Comunità e compiere un passo in avanti verso una società equa e
non discriminante, che vada al di là dell’invisibilità legale e sociale. Ciò
che noi consideriamo davvero importante e significativo di questa mostra, è che
le nostre madri, comprese le donne che sono sopravvissute agli stupri durante
la guerra, parleranno ad alta voce e invieranno, insieme ai bambini nati a
causa della guerra, un messaggio comune per una società di eguali valori e non
una società delle discriminazioni”.
Oltre a Ajna Jusic, già testimone il 25 novembre scorso alle Nazioni Unite a New York in occasione della celebrazione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, hanno portato la loro testimonianza anche Mirna Omercausevic, dell’Associazione Forgotten children of war, Elma Hodzic, curatrice del Museo di Storia della Bosnia Erzegovina e Marina Pregernik, psicologa presso la Katolicki Scolski Centar “Sv, Josip” di Sarajevo (una scuola cattolica che ospita diverse etnie e religioni che convivono in armonia).
Negli intervalli tra un reading e l’altro, il gruppo musicale degli studenti del De Castro ha eseguito dei brani musicali che hanno avuto il merito di rendere la giusta atmosfera; in particolare la flautista Eleonora Padovan ha eseguito dei pezzi straordinariamente efficaci e commoventi, molto applauditi dal pubblico.
La mostra sarà visitabile
fino al 23 marzo 2020: il giovedì e il venerdì dalle 17 alle 20, il sabato e la
domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Facciamo conoscere ai
giovani la storia, perché le guerre e le violenze del passato non abbiano a
ripetersi.
A domani.
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