Oristano 13 gennaio 2020
Cari amici,
Il gatto è oggi uno degli
animali da compagnia più presenti nelle abitazioni, amato da grandi e piccini, in
quanto si è felicemente adattato alla vita domestica. Col trascorrere dei
secoli questo felino selvatico, infatti, come altre specie, si è, successivamente
trasformato in “felino domestico”, tanto che oggi possono essere annoverate oltre
50 razze differenti, riconosciute e certificate. Il gatto è considerato nel
mondo il felino con la popolazione più numerosa, che abita un areale vastissimo
e variegato.
La specie, però, nonostante
gli addomesticamenti, quando ne ha avuto l’occasione ha ripreso la sua innata
libertà di felino selvatico, ed oggi possiamo dire che anche la Sardegna vanta
il mantenimento di una di queste specie; il suo nome scientifico è Felis
Lybica Sarda, (in sardo è chiamato “Pisittu aresti, o attu areste”), vive solo in Sardegna dove è considerato una specie rara e protetta, in base
alla legge 503 del 1981(convenzione di Berna) e dalla legge 43, allegato al
D.L. del 1992(direttiva europea).
Il gatto selvatico sardo
è lontano parente del gatto africano (felis silvestris africano, più noto come gatto
fulvo d'Egitto), che si presume sia stato portato nell'Isola dai navigatori
fenici, che lo imbarcavano sulle loro navi per tenere lontano i topi, dei quali
il gatto è grande predatore, ma anche per tenerlo come animale da compagnia. Col
trascorrere dei secoli questa specie ha ritrovato in Sardegna la sua originaria
libertà. Oggi nell’Isola questo gatto è considerato, insieme alla volpe sarda, il
più grande felino carnivoro-predatore presente.
Le caratteristiche
fisiche del gatto selvatico sardo sono: una lunghezza di norma di 70 cm, una
coda lunghissima, quasi metà del corpo e un mantello striato a tonalità
grigiastre. Rispetto al gatto europeo, si differenzia per la mole più piccola
(1,6 kg. per la femmina, 3-3,3 kg. per il maschio) e per le caratteristiche del
pelame. Le maggiori differenze tra il gatto selvatico sardo da quello europeo
sono: i più evidenti ciuffi di peli alle punte dell'orecchio, il pelame della
coda (meno folto), oltre ai peli dorsali più lunghi rispetto a quelli laterali
e ventrali.
La specie sarda presenta
una lunga striatura sulla testa che prosegue lungo il dorso fino alla coda. Da
questa stria dorsale partono altre striature trasversali, meno evidenti mentre
la striatura della coda è anulare. Animale timido e diffidente, ha
comportamenti elusivi e vive nell’ambiente sempre con fare circospetto; di
giorno sta nascosto nella tana e nelle radure, da cui si muove all'alba e al
crepuscolo per cacciare le prede per sfamarsi. Il suo habitat è la foresta
mediterranea sempreverde, la macchia mediterranea, la foresta fitta di collina o di montagna, dove abbondano i valloni impervi.
Animale come detto molto
riservato e diffidente, è molto agile e veloce nell’arrampicarsi sugli alberi
dove caccia con astuzia; è infatti un cacciatore infallibile: si nutre di
vertebrati di piccola e media taglia vivi, come topi selvatici, topi quercini e
ghiri, piccoli passeriformi, rettili e anfibi. Anche la pernice sarda, la lepre
ed il coniglio, se sono presenti nella zona in cui vive, per il gatto selvatico
sardo sono prede succulente.
Di indole solitaria, non
ama la compagnia del gruppo, e anche nei casi in cui vive in coppia mantiene la
propria individualità; il maschio ha più radicato l'istinto territoriale, e di
conseguenza è sempre in movimento per marcare il territorio, soprattutto nel
periodo degli amori. Raramente si assiste a veri e propri duelli per il
possesso delle femmine, e in questi casi non sono quasi mai cruenti. La femmina
va in calore per pochissimi giorni, mentre l'eccitazione sessuale del maschio
dura alcuni mesi, in genere da gennaio a giugno; è in questo periodo che si
possono udire i caratteristici richiami amorosi che sono tra le poche
esibizioni vocali del nostro felino.
Nella femmina la
gestazione dura in media 66 giorni: i piccoli vengono partoriti da marzo a
giugno in luoghi nascosti e possibilmente inaccessibili. Si tratta in genere di
tre o quattro individui per figliata, avvolti nella placenta, ciechi e
totalmente inetti. I maschi partecipano di rado all'allevamento della prole. Le
femmine, invece, si dimostrano madri premurose: questo non impedisce che la
mortalità infantile sia, per vari motivi, piuttosto elevata. A 4-6 mesi i
piccoli si rendono indipendenti, esponendosi, ancora molto giovani, ai mille
pericoli della macchia. Dopo circa 12 mesi terminano lo sviluppo corporeo, ma
solo il 10% dei nuovi nati sopravvive nel secondo anno.
Cari amici, in Sardegna al giorno d’oggi
anche questa specie interessante, seppure protetta, è a rischio di sopravvivenza;
i maggiori fattori di rischio sono rappresentati dalla riduzione del suo
habitat, dall'inquinamento genetico (derivante dai suoi possibili accoppiamenti
con gatti domestici randagi) e dal bracconaggio. Difficile anche conoscere il
numero degli esemplari presenti, considerata la difficoltà di osservarli.
Il futuro, amici miei, anche per questa particolare specie, sta diventando nella nostra Isola sempre più difficile!
A domani.
Mario
P.S.
Alcune foto del gatto (quelle in
primo piano) sono di Ignazio Pillitu e rappresentano un esemplare imbalsamato conservato nel Museo Minerario di Iglesias.
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