venerdì, gennaio 03, 2020

IN UN’EUROPA SEMPRE MENO FERTILE CONTINUA A CALARE IL NUMERO DELLE NASCITE. L’ITALIA IN FONDO ALLA CLASSIFICA.


Oristano 3 Gennaio 2020

Cari amici,

Le statistiche sono davvero impietose: in Italia si fanno sempre meno figli. I dati parlano forte e chiaro: nei Paesi più industrializzati, la natalità è in caduta libera fin dalla fine degli anni Settanta. Già nel 1976 (periodo in cui si chiedeva a gran voce il diritto all’aborto) lo storico francese Pierre Chaunu parlava del “declino demografico europeo”, definendolo come «la peste bianca». È da allora che, anno dopo anno, le nascite hanno continuato a diminuire, tanto che oggi, stando alle ultime rilevazioni di Eurostat, nessuno dei 28 Paesi UE raggiunge il cosiddetto «livello di sostituzione» ovvero quel numero di figli necessario per rimpiazzare naturalmente la popolazione, soglia calcolata in almeno 2,1 figli per donna.
All’interno dell’Unione Europea la situazione non è uniforme: vi sono Paesi molto prossimi a quella soglia (come Francia e Irlanda, rispettivamente a 1,96 e 1,92) e altri, come l’Italia, che sono scivolati agli ultimi posti. È il caso della Germania con 1,5, dell’Italia con 1,34 e della Spagna con 1,33. Numeri, peraltro, che sarebbero perfino più bassi senza i figli nati dalle donne extra-Ue: in Italia, per esempio, la fecondità delle mamme straniere è a 1,95 quella delle italiane a 1,27.
Ragionando sui dati relativi al 2016, nell’Unione Europea si è passati dai più di 7,2 milioni di nuovi bebè nati nel 1970 ai 5 milioni e 114 mila neonati del 2016. In Italia addirittura ci fu un tracollo: le nascite praticamente i dimezzarono, passando da 901.472 del 1970 ai 473.438 del 2016. Per il secondo anno consecutivo, insomma, si è sotto il mezzo milione di bebè! Una situazione, riferendoci in modo particolare all’Italia, che mette in crisi il sistema lavorativo e pensionistico prima esistente, in quanto la mancanza di nuovi nati diventa praticamente una bomba a orologeria, soprattutto per la sostenibilità del welfare e del sistema pensionistico.
Quando in un Paese le nascite sono in continua diminuzione, l’età media della forza lavoro aumenta, mettendo in crisi sia il sistema produttivo che quello pensionistico, in quanto si appesantisce sulle spalle dei lavoratori attivi, e quindi dei giovani, il carico per sostenere quella parte (crescente) di popolazione che invecchia e vive più a lungo. Le ragioni per cui si fanno meno figli sono molteplici e le variabili si intersecano in tanti modi. Si fanno meno figli perché è costoso allevarli, perché nella gran parte dei casi, avere un figlio per una donna che lavora significa addirittura poter perdere il posto di lavoro, e così via. 
Realizzarsi nel lavoro oggi per una donna è tutt’altro che facile. Per questa ragione, entrando nel mondo lavorativo non più giovanissima, si decide a creare una famiglia dopo i 35/40 anni, quando la sua fertilità è già in forte calo.  Affacciarsi alla maternità intorno ai 35/40 anni, comporta diversi problemi legati proprio all’infertilità. La fertilità, infatti, inizia a calare dopo i 30 anni. Un’indagine condotta da Ixè e commissionata dall'Istituto Valenciano per l'Infertilità (IVI), ha evidenziato che quasi 2 persone su 10 ritengono che la fertilità della donna inizi a ridursi dai 46 ai 50 anni e un ulteriore 11 per cento (in misura superiore gli uomini) dopo i 50 anni. In realtà, il calo inizia ben prima, intorno ai 30 anni, e diventa importante già nei cinque anni successivi. 
Maria Cristina Magli, neopresidente italiana della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), nel commentare con l'AdnKronos Salute il nuovo dato ISTAT sul calo delle nascite nel nostro Paese ha detto: "In Italia manca ancora la consapevolezza sulla fertilità, la cosiddetta 'fertility awareness': credo che stia diventando un grosso problema non solo fra i giovani, ma persino fra i medici, che si dimenticano di dire alle generazioni in età fertile che il periodo riproduttivo è limitato. E questo vale sia per la donna che per l'uomo". 
Cari amici, il problema dell’aumento della vita media, aggravato dal fatto della diminuzione delle nascite, porterà sconvolgimenti di non poco conto, non solo in Italia ma in molte altre parti del mondo; un mondo destinato a diventare sempre più multietnico e multirazziale. Le scelte delle donne che vogliono comunque un figlio, di fronte ai problemi di infertilità, sono rivolte alla scienza, alla quale vengono richiesti, spesso, dei miracoli che non può fare. Anche l’adozione rientra in questo “bisogno tardivo di maternità”, anche se le difficoltà non mancano neppure in questo caso.
Che fare dunque? Il problema non è proprio semplice da risolvere, e cercare di cambiare le cose richiede non solo tempo ma grandi investimenti che i Governi stentano a reperire. Nel nostro Paese si è parlato di recente del problema della difficoltà delle famiglie ad allevare i figli durante la preparazione della Finanziaria 2020; tuttavia, a parte tante chiacchiere si è arrivati ad un nulla di fatto! Si è parlato di Bonus bebè e di aiuti alle famiglie numerose, ma in realtà poco o nulla è cambiato.
Amici, il problema però esiste ed è grave, ed è inutile nascondere la polvere sotto il tappeto! La nostra società senza interventi risolutivi subirà traumi e lacerazioni che la rivolteranno come un calzino! Non oso pensare cosa potrà succedere nei prossimi decenni alle “Nuove generazioni”, a cui abbiamo lasciato un mondo senza futuro.
Credo abbia ragione chi sostiene che noi, esponenti dell’attuale generazione, “Abbiamo rubato il futuro ai giovani”.
A domani.
Mario





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