giovedì, maggio 10, 2018

“CHIESA DI CARTA” O CHIESA DIGITALE? L’ULTIMO LIBRO DI MARCO PIRAS ANALIZZA IL POSSIBILE FUTURO DEI SETTIMANALI DIOCESANI, TRA CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE ATTRAVERSO LA RETE.


Oristano 10 Maggio 2018
Cari amici,
L’ultimo libro di Marco Piras, giornalista pubblicista, ex direttore del settimanale diocesano “L’ARBORENSE e ora coordinatore regionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, si intitola proprio “Chiesa di Carta”. Titolo significativo, scelto per riflettere, per analizzare il forte cambiamento che, dopo aver coinvolto tutta la comunicazione si ribalta anche sui settimanali diocesani, la gran parte dei quali continua a comunicare con le “barchette di carta”, oggi sempre più in balia dei marosi della Rete, strumenti sicuramente inadeguati ad affrontare la “navigazione aperta” nel mare magnum della comunicazione, e quindi difficilmente in grado di approdare con sicurezza in porto, come ha scritto, nella Prefazione al libro, Ivan Maffeis, direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della C.E.I.
Il libro di Marco analizza con competenza un serio problema da affrontare: in che modo i settimanali diocesani dovranno operare in futuro, per poter continuare a svolgere la loro funzione con efficacia, senza restare travolti, marginalizzati, dall’evoluzione comunicativa che il digitale ha portato attraverso la Rete.
Noi cristiani lo sappiamo bene che da sempre per la Chiesa comunicare in modo efficace il Vangelo è un compito essenziale, ed è quindi necessario farlo con ogni utile mezzo. La comunità ecclesiale di riferimento ha bisogno di ricevere, da parte di chi la governa, una comunicazione chiara, costante e senza reticenze; comunicazione che non è da considerarsi pura e semplice informazione. La comunicazione evangelica è partecipazione, comunione, coesione, un forte invito a vivere cristianamente insieme il Vangelo; comunicazione che altro non è che il proseguimento, nel modo più adatto al contesto di riferimento, di quella missione iniziata dai discepoli, inviati da Gesù ad evangelizzare il mondo.
La presentazione dell’interessante libro di Marco Piras è avvenuta Mercoledì 9 Maggio presso il Museo Diocesano, inserita all’interno del programma del Festival della Comunicazione, in corso ad Oristano dal 1 al 13 Maggio. Nella sala San Pio X del museo, un folto pubblico ha potuto assistere ad una “tavola rotonda” che vedeva, come interpreti Roberto Petretto, capo servizio della redazione oristanese della Nuova Sardegna, che fungeva da moderatore, Michele Corona, direttore del settimanale L’ARBORENSE e l’autore del libro, Marco Piras.
Il dialogo tra i tre è partito dal problema di fondo: la presa d’atto che il mondo della comunicazione è da tempo profondamente cambiato, a seguito dell’ingresso in campo dei nuovi strumenti. Ciò è avvenuto anche all’interno della Chiesa. Già dai tempi di Benedetto XVI, ci furono i primi approcci alla Rete: fu personalmente il Papa a lanciare il primo tweet della storia vaticana. Oggi il sito twitter di Papa Francesco è fra i più seguiti al mondo. È importante, dunque, comunicare con tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione, ma è anche necessario farlo in modo adeguato, colloquiale, adattato a chi riceve il messaggio, usando un linguaggio possibilmente semplice, ben comprensibile a chi legge o ascolta, perché quello che si comunica deve essere perfettamente inteso, senza dubbi o necessità di interpretazione.
Uno degli altri importanti argomenti affrontati nel dibattito è stato “il come” affrontare la sfida futura dell’informazione. Il dubbio più grande, che tormenta, è: in futuro sarà ancora la carta il maggior veicolo dell’informazione oppure questa diventerà obsoleta a tutto vantaggio del digitale? Marco Piras, come molti altri, è convinto che la carta non verrà accantonata; sicuramente subirà un ridimensionamento, ma non scomparirà. Allora, Egli sostiene, ogni Diocesi dovrà avere la capacità di usare entrambi i mezzi comunicativi, dovrà, in modo intelligente, saper amalgamare cartaceo e digitale. Lo dovrà fare utilizzando al meglio sia i vecchi che i nuovi strumenti: come le pagine web e i social, in un mix che possa accontentare tutte le fasce dei “lettori”, da quelli anziani ai più giovani, fornendo in questo modo un’informazione completa.
Altro particolare importante affrontato nel dibattito è stato quello del “contenuto” della comunicazione settimanale diocesana. Per essere ritenuta efficace la comunicazione non dovrà limitarsi al campo strettamente religioso. Essa dovrà essere, invece, sempre più “allargata”, andare cioè oltre l’asse portante costituito dal “nucleo principale”, con l’aggiunta degli avvenimenti inerenti la vita sociale della Comunità.
Il giornale de futuro (sia esso cartaceo o in rete, poco importa) dovrà riportare i fatti salienti avvenuti nei vari centri di quella comunità, analizzati con la giusta chiave di lettura. In questo modo esso conterrà quella comunicazione allargata, capace di diventare stimolo alle diverse componenti comunitarie, creando positivi motivi di dialogo e confronto. Insomma, in questo modo, potrà diventare un veicolo trainante, capace di portare “la buona novella” anche all’esterno, allettando anche chi poco frequenta la parrocchia.
Cari amici, la capacità di chi dovrà gestire in futuro l’informazione diocesana, verrà misurata attraverso il feedback di risposta dei lettori nei confronti del mezzo informativo utilizzato. Solo se i lettori troveranno soddisfatte le loro esigenze, la comunicazione diocesana avrà raggiunto il suo scopo e potrà avere un futuro certo. Insomma, cartaceo o digitale, il settimanale di ogni Diocesi dovrà essere costantemente aggiornato e monitorato, sempre in grado di proseguire positivamente quel percorso di evangelizzazione richiesto da Gesù agli apostoli. “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura”. In quest’ottica dovrà muoversi ogni nostro settimanale, in quanto deputato, oggi come ieri, a svolgere l’originaria missione.  

Al termine del dibattito, dopo gli interventi di Celestino Tabasso, presidente dell'Associazione della Stampa Sarda e di Francesco Birocchi, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Sardegna, Monsignor Sanna, l’Arcivescovo padrone di casa, ha ringraziato tutti, commentando favorevolmente l’iniziativa.
A domani.
Mario

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