Oristano 14 Maggio 2018
Cari amici,
Il ciclo vitale della
nostra specie inizialmente prevedeva che dopo la procreazione i membri più
anziani del gruppo, dopo aver espletato le funzioni basilari riproduzione e successiva istruzione
dei nuovi membri della Comunità, dovessero scomparire, lasciare questo mondo, evitando un’eccessiva sopravvivenza dei
più anziani, diventati ormai solo un peso, in quanto avrebbero sottratto al gruppo una parte
delle limitate risorse alimentari. Insomma, per il bene della specie, l'uomo
doveva mettere al mondo i propri figli, crescerli e, una volta assolto questo
compito primario, nell’interesse collettivo, farsi da parte lasciando spazio
agli individui più giovani.
Questo ciclo biologico
ha funzionato bene per millenni, considerato anche che nel nostro DNA i geni, ad
un certo punto della vita, attivavano in automatico un interruttore che liberava i "geni
dell'invecchiamento", capaci di eliminare i membri superflui e garantire un
avvenire più sicuro alle nuove generazioni. Tutto questo secondo le ferree
regole della selezione darwiniana. Ma le variabili, anche nei cicli vitali più
complessi, non sono mai mancate: ecco allora l’eccezione che conferma la
regola, la scoperta di un sistema per “aggirare l’ostacolo”, facendo vivere più
a lungo gli “anziani” della Comunità.
È proprio nell’epoca
moderna che gli scienziati studiano e cercano sistemi sempre più sofisticati
per “bloccare” i geni dell’invecchiamento, suggerendo comportamenti e stili di
vita appropriati: vivere in ambiente sano, usare un'alimentazione razionale, evitare
gli eccessi di alcool e fumo, e così via. Chi è sardo come me sa che la
Sardegna è una delle poche “Blue zone” dove si invecchia di più ed è facile
raggiungere e superare il secolo di vita. Chi è curioso può andare a leggere quanto ho
avuto occasione di scrivere in data 11.7.2015, cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.it/2015/07/sardegna-terra-di-centenari-lo-stile-di.html
e in data 28.8.2015 cliccando sul link: http://amicomario.blogspot.it/2015/08/sardegna-lisola-della-longevita-non-ce.html.
Ebbene, a prescindere
dalla nostra bella longevità sarda, voglio riportare oggi per Voi un caso che
per ora appare proprio da record: quello di Jeanne Calment, la donna francese di Arles, che morì all’età di 122
anni, 5 mesi e 14 giorni, risultando, storicamente provato dai registri
ufficiali, la più anziana in assoluto al mondo. La storia di Jeanne, per tutta
una serie di ragioni, merita certamente di essere raccontata, in quanto visse
in modo del tutto normale, senza privarsi anche di quei piaceri che normalmente
vengono sconsigliati! Eccola la sua curiosa e intrigante storia.
La signora Jeanne
Calment venne alla luce ad Arles (Francia) il 21 Febbraio del 1875, un anno
prima della battaglia di Little Big Horn, e un anno prima che Alexander Bell
brevettasse il telefono. Quando morì, invece, il 4 Agosto del 1997, la
sanguinosa guerra americana che ebbe protagonista il generale Custer era ormai
diventata un argomento della storia. Il telefono, poi, era già diventato un pezzo
d’antiquariato, ben soppiantato da Internet e dalla moderna comunicazione. La
cosa che appare più stupefacente a che fa meravigliare non poco della sua lunghissima
vita, è il fatto che lei non è mai stata una “salutista”, ovvero praticamente
non si è mai privata di quei piaceri anche pericolosi per la salute.
Nella sua biografia si
legge che lei amava fumare, bere vino portoghese a ogni pasto e mangiare cibi
saporiti e piccanti; non disdegnava la carne rossa e consumava anche grandi
quantità di cioccolata. La mattina, si racconta, evitava la colazione, bevendo
solo una o due tazze di caffè. Di famiglia agiata, Jeanne ha fatto anche diversa
attività fisica: nuoto, tennis, pattinaggio; amava la bicicletta, che ha usato
fino all’età di 100 anni. In possesso di un buon orecchio musicale, amava suonare
il pianoforte, ascoltare musica con gli amici, e spesso seguiva il marito nelle
uscite di caccia o nei soggiorni in montagna.
Sostenuta da un
cervello eccezionale, si è mantenuta sempre lucida; la sua memoria conservò
fino all’ultimo anche i ricordi di bambina, quando, per esempio, a 13 anni
incontrò il celebre pittore Vincent Van Gogh, che andava a comprare tele e pennelli nella bottega di suo zio. Si
racconta anche che in occasione del centenario dell’arrivo di Van Gogh ad
Arles, nel 1988, Jeanne fu a lungo intervistata dai giornalisti, giunti in
città per la ricorrenza, che le chiedevano dell’incontro con il pittore, avvenuto
esattamente un secolo prima, nel 1888!
La sua biografia è ricca
di tanti episodi. Eccome uno curioso. Nel 1965, quando Jeanne aveva 90 anni e
nessun erede (erano già morti il marito e il figlio, e pure un nipote), trattò
la vendita della “nuda proprietà” della sua casa ad un acquirente, mantenendo l’usufrutto.
Purtroppo per lui, l’uomo non riuscì mai ad entrare in possesso della casa
della signora in quanto morì nel 1995, due anni prima di Jeanne.
Un fattore sicuramente importante per la sua longevità,
non vi è dubbio, è stata la sua costante allegria, che la portava a ridere molto
e spesso, e soprattutto ad evitare di stressarsi. Il suo motto era: “Se
non puoi farci niente, non ti preoccupare.”
Altri particolari
svelano suoi piccoli e grandi vizi. Per esempio, Jeanne smise di fumare quando
aveva 120 anni. Lo fece solo perché era diventata del tutto cieca e non era più
in grado di accendersi la sigaretta da sola. Sempre dopo i 120 anni, rinunciò,
su consiglio del medico, anche al suo bicchierino di porto quotidiano, ma
proprio queste piccole privazioni furono causa di depressione, che la portarono
a confessare di non volere arrivare alla fine del secolo. Lo sostenne con un
velo di tristezza nel giorno del suo 122° compleanno. “Ne ho avuto abbastanza” confessò molto chiaramente la donna.
Jeanne Calment morì alle 10 di mattina del 4 Agosto 1997, per cause non meglio specificate.
Cari amici, pochi
giorni fa (il 23 Aprile) su questo blog ho parlato del Dottor Antonio Cadoni,
recentemente scomparso all’età di quasi 106 anni. Per chi vuole leggere questo
post riporto qui il link: http://amicomario.blogspot.it/2018/04/il-dr-antonio-cadoni-la-nostra-amata.html.
Due vite diverse, quella di Jeanne e quella del dottor Antonio, accomunate
sicuramente da una dotazione genetica eccellente e da una mente rimasta
ugualmente lucidissima fino alla fine. La mia convinzione, confortata anche da
recenti ricerche, è che la principale
causa di buona salute per una persona è la sua mente. Non tanto, dunque, la genetica, e nemmeno
l’attività fisica o la nutrizione, ma soprattutto la mente, costantemente
tenuta in allenamento e sgombra da stress e preoccupazioni. Senza dimenticare,
ovviamente, la benevolenza del nostro Buon Dio!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento