Oristano
16 Maggio 2018
Cari amici,
Secondo il pensiero tradizionale
orientale, nel corpo umano si annidano molti livelli di energia. Nei testi
sacri buddhisti è ribadito il concetto che noi siamo creature con un corpo
fisico, usato per svolgere le nostre attività (come correre camminare,
mangiare, lavorare, etc.), all’interno del quale, però, né coesiste un altro,
chiamato “corpo di vajra” (vajrakõya), regolato da flussi di energia sottile (Prana),
distribuiti lungo dei canali (Nadi) con una serie di centri energetici (chakra). È proprio l'energia
che si accumula nei chakra che ci consente di avere un'attività intellettuale,
emotiva e spirituale.
Quell’immensa rete di
energia vitale, detta Prana, fluisce dunque attraverso i nostri canali energetici
(Nadi), che tra l'altro risultano alquanto numerosi: se ne contano oltre settantamila. I
più conosciuti, però, sono tre: Sumshumna, Ida e Pingala. Il primo è quello che
parte dalla colonna vertebrale e termina sulla sommità del capo; gli altri due
partono dalla spina dorsale, ma seguono un percorso a spirale e si vanno ad
incrociare per sei volte. Ogni volta che le Nadi si incontrano, danno vita ad
un chakra che, quindi, altro non è che un ‘centro di concentrazione energetica’.
Anche i chakra sono numerosi, ma i più conosciuti sono sette.
La parola chakra, in
sanscrito, significa “ruota, cerchio o disco”, ed è utilizzata per
rappresentare questi centri energetici del nostro corpo, che hanno, come detto prima, il compito
di “ricevere e distribuire” la nostra energia vitale. I chakra principali sono 7 e ad ognuno di loro è associato un mix di emozioni, sensazioni,
funzionalità mentali e spirituali. Quando il nostro corpo si trova uno stato di
equilibrio ottimale, l’energia scorre in armonia con il nostro corpo fisico, ma non sempre è così;
può capitare che questo equilibrio venga in qualche modo compromesso.
La “rottura” può essere
causata da stress, da ansia, depressione o malattie; in questi casi i chakra si
chiudono temporaneamente, oppure al contrario funzionano troppo, generando in questo caso un sovraccarico di energia, causando in entrambi i casi uno squilibrio nel
nostro corpo. La riattivazione dell'equilibrio può avvenire attraverso la meditazione, che
contribuisce alla ripresa del loro regolare funzionamento. Ricorrere alla
meditazione è necessario, ma per effettuarla nel
modo giusto, è sempre bene rivolgersi alle persone esperte, come ad
esempio gli istruttori di yoga. Lo yoga, infatti, è una delle discipline più
utilizzate per questa finalità.
Cari amici, parlare in
poche parole di un tema così complesso come quello di oggi non è semplice e per oggi credo che
dobbiate accontentarvi di questa prima "introduzione" ad
una materia molto complessa, perché per parlarne compiutamente non basterebbero molti corposi volumi. La cosa importante, però, è prendere atto che questa energia esiste,
che possiamo cercare di controllarla e che, se anziché ignorarla la prendiamo
in considerazione, né possiamo certamente ricavare dei vantaggi importanti.
Per completezza d’informazione, prima di chiudere il post, aggiungo una breve descrizione dei Chakra, i 7 punti di concentrazione energetica; indicando dove sono situati e la loro particolare funzione. Ad ogni Chakra è anche associato un organo del nostro corpo, oltre ad un colore preciso che lo identifica. Eccoli.
Per completezza d’informazione, prima di chiudere il post, aggiungo una breve descrizione dei Chakra, i 7 punti di concentrazione energetica; indicando dove sono situati e la loro particolare funzione. Ad ogni Chakra è anche associato un organo del nostro corpo, oltre ad un colore preciso che lo identifica. Eccoli.
Il
Primo chakra si chiama Muladhara.
Esso
si trova alla base della colonna vertebrale, all’altezza dell’osso sacro; Il termine significa “radice” e
rappresenta il nostro radicamento, il nostro istinto di sopravvivenza, il
bisogno di sicurezza; è collegato al soddisfacimento dei nostri bisogni
primari, come avere una casa, un lavoro, procurarsi il cibo. Il suo colore è il rosso, ovvero il
colore della forza e dell’energia pura. L’energia del Muladhara è associata alle
ghiandole surrenali, ed è responsabile della salute di gambe, piedi, ano,
retto, intestino crasso, e coccige.
Un blocco del primo
chakra può manifestarsi con una sensazione di insicurezza, scarsa fiducia in se
stessi, apatia, eccessiva preoccupazione e paura di perdere ciò che ci dà sicurezza
e senso di benessere. Si può anche manifestare con eccessi di rabbia,
aggressività, collera, gelosia, violenza o atteggiamento difensivo. All’opposto,
se l’energia di questo chakra è iperattiva, si corre il rischio di riconoscersi
eccessivamente attaccati ai beni materiali, e restii a dare o donare qualcosa.
Il
Secondo Chakra si chiama Svadhisthana.
Il
termine in sanscrito significa “dolce”. E’ il chakra sacrale, e si trova
all’altezza dei genitali. La sua energia rappresenta le cose dolci della vita,
la capacità di provare emozioni come il desiderio, il piacere, la sessualità e
la creatività fisica. Il suo colore è l’arancione: simbolo di emozioni positive,
successo e armonia interiore. L’energia di Svadhisthana è associata alle gonadi
(ovaie per le donne, testicoli per l’uomo); è responsabile della salute di
genitali, reni, vescica, prostata, sistema circolatorio, denti, e ossa.
Un blocco del secondo
chakra potrebbe manifestarsi in una chiusura nei confronti della “sensualità”
della vita, generando una sorta di difficoltà nel provare stati di gioia. Gelosie,
paure, desideri inappagati e ossessivi, impotenza e frigidità possono essere la
manifestazione di un blocco di questa energia. Quando invece l’energia di
questo chakra è in eccesso, può condurci alla ricerca ossessiva del piacere,
anche e soprattutto a livello sessuale.
Il
Terzo chakra si chiama Manipura.
Il
termine può essere tradotto come “città del gioiello”, ed è il chakra del
plesso solare, che si trova all’altezza dell’ombelico. Questo chakra rappresenta l’individualità e la percezione di se
stessi. E’ la sede della
determinazione, della forza di volontà, del potere personale e della fiducia in
sé stessi. Il suo colore è il giallo:
simbolo di energia, della luce del sole e della conoscenza. La ghiandola endocrina associata a questo chakra è il pancreas,
che è responsabile dei processi digestivi, in quanto regola le funzioni di
stomaco, fegato, milza e cistifellea.
Quando il chakra del
plesso solare è chiuso o bloccato, si possono percepire sensazioni legate alla
perdita di autostima e scarsa fiducia in se stessi. Al contrario, quando
l’energia di questo chakra è in eccesso, si potrebbe percepire un desiderio
sfrenato di potere, un’eccessiva arroganza o sicurezza di se stessi, e ci si
potrebbe riconoscere poco o per nulla disposti ad ascoltare l’opinione altrui.
Il
Quarto chakra si chiama Anahata.
È il chakra del cuore, e rappresenta il centro dell’intero sistema energetico
dei chakra. Anahata collega i tre centri inferiori, legati maggiormente agli
aspetti materiali, con i tre chakra superiori, di tipo più mentale e
spirituale, legati all’intuizione e al pensiero. La funzione di questo centro
energetico è quella che ci dona la capacità di esprimere amore puro e
incondizionato. Il suo colore è il verde, simbolo di equilibrio, compassione,
armonia, amore per la natura, salute e depurazione. La ghiandola endocrina
associata a questo chakra è il timo, e questo centro energetico regola le attività
dei polmoni, cuore, sistema circolatorio e respiratorio.
La chiusura o il blocco
di questo chakra può manifestarsi con l’incapacità di esprimere amore, e con il
rifiuto di ricevere manifestazioni di affetto, o di farsi toccare. Quando
l’energia di questo chakra è in eccesso, si corre il rischio di identificarsi
eccessivamente con il dolore degli altri, e soffrire così intensamente da
risultare emotivamente compromessi e troppo dipendenti.
Il
Quinto chakra è il Vishuddha. Vishuddha
è il nome sanscrito del chakra della gola, e significa: “puro”. Questo chakra si trova
all’altezza delle gola, e rappresenta la capacità di esprimere ciò che si ha
dentro, la comunicazione e la creatività. Il suo colore è l’azzurro, simbolo di verità, purezza, pulizia e
tranquillità. La ghiandola
endocrina associata a questo chakra è la tiroide, e questo centro energetico
regola le attività di gola, collo, bocca, denti, mandibola, udito, esofago,
parte alta dei polmoni, braccia.
Un blocco del quinto
chakra può manifestarsi nella difficoltà ad esprimere le proprie idee, blocchi
della creatività, eccessiva timidezza. Quando, al contrario, l’energia di
questo chakra è in eccesso, non riusciamo a controllare le nostre parole,
parliamo troppo e a vanvera, senza analizzare il senso di quello che diciamo.
Il
Sesto chakra è detto Ajna. È localizzato al centro della fronte; il suo
nome in sanscrito significa conoscere, percepire e anche comandare, nel senso
di avere il comando sulla nostra mente. Ajna è chiamato anche il chakra del terzo occhio, cioè quell’occhio non
fisico che è in grado di percepire la realtà più profonda dell’esistenza. La sua funzione è l’intuizione
e la visione. E’ qui che
hanno sede l’immaginazione creativa, le capacità intellettuali, e la memoria. Il
suo colore è l’indaco, simbolo di saggezza, di conoscenza e di misticismo. Il chakra del terzo occhio è
associato all’ipofisi, la ghiandola adibita al controllo del sistema ormonale. Le parti del corpo ad esso
associate sono cervelletto, sistema nervoso, sistema ormonale, occhi, orecchie,
naso e seno paranasale.
Quando il chakra è in
carenza, si fatica a fidarsi del proprio intuito, a mantenere la concentrazione
o a ricordare le cose. Si può manifestare come un eccesso di razionalità, che
determina la difficoltà di vedere e immaginare la realtà in modo diverso da
come la si percepisce. Quando, al contrario, la sua energia è in eccesso,
risucchia l’energia dei chakra inferiori e vengono quindi a mancare senso di
radicamento e di stabilità.
Il
Settimo chakra è detto Sahasrara. Detto anche “Chakra
della Corona”, si trova sulla sommità del cranio e significa “mille volte”. La sua funzione è il
collegamento spirituale, ed è il centro della spiritualità e della fede. Serve
per metterci in relazione con la nostra parte spirituale, e, quindi, portare al divino.
E’ una spiritualità che trascende la religione, è piuttosto uno stato
dell’essere, che va oltre il mondo fisico e crea nella persona un senso
d’interezza, dando scopo alla nostra vita e creando un contesto più ampio in
cui collocare la nostra esistenza. L’attivazione di questo chakra implica
l’apertura a nuovi modelli di pensiero, e a fonti di saggezza e conoscenza,
nuove e mai esplorate prima. La sua energia ci aiuta ad abbandonare il passato,
lasciandoci alle spalle eventi o traumi, e ci insegna a riconoscere le nostre
responsabilità. Il suo colore è il viola, tradizionalmente associato alla ricchezza
spirituale e alla maestà. Il chakra della corona è associato alla ghiandola
pineale, un centro che, nel nostro corpo, regola il ritmo sonno-veglia,
fame-sete e la temperatura corporea, oltre che stimolare l’ipofisi a produrre
ormoni.
Una chiusura o una
carenza di Sahasrara comporta un impedimento al flusso energetico lungo il
cammino della coscienza, e si manifesta come difficoltà nell’apprendimento e
nella concentrazione, oppure con un senso di chiusura e ostilità verso nuove
informazioni o punti di vista. Un’ altro tipico “sintomo” di un settimo chakra
carente è lo scetticismo spirituale, ossia la convinzione che non esista nulla
al di fuori del mondo tangibile. Cioè: vedere per credere. Quando la sua energia è in eccesso, può
portare ad un eccesso di dipendenza spirituale, può spingere a perdere il
contatto con il proprio radicamento e le proprie emozioni, perché viene
sottratta energia ai chakra inferiori.
Cari amici, credo che per oggi,
come dicevo prima, ce se sia abbastanza! Assorbire una materia così
complessa in un battere di ciglia, non è cosa facile! Magari saremo costretti a leggere e rileggerlo quanto
scritto, anche più volte. Sono convinto che queste antiche discipline orientali meritino
davvero di essere approfondite, in quanto ne potremmo certamente trarre beneficio. Per completezza d'informazione, tra un po', tornerò sull'argomento; vi parlerò del "Nada Yoga", certamente molto attinente all'argomento trattato oggi, e che potrà contribuire a comprendere meglio le discipline orientali.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento