Oristano
18 Giugno 2015
Cari amici,
la fame nel mondo, in prospettiva, anziché diminuire sembra
proprio destinata ad aumentare. Le variazioni climatiche, sempre più ripetitive
in vaste aree del pianeta, fanno presupporre che entro il 2050 altri 50 milioni
di persone sono destinate a soffrire la fame! Si aggiungeranno a quel miliardo abbondante
di persone già colpite dalla miseria e che già non hanno da mangiare a
sufficienza. Sono questi dati terribili, che danno la misura della cattiva
distribuzione delle risorse nel mondo. A detta degli esperti nel nostro pianeta
c’è sicuramente cibo a sufficienza per tutti: anche per un una popolazione superiore
a quella attuale, ma la ripartizione di queste risorse, purtroppo, non è equa, a
causa di un grande e pressante egoismo dei così detti “Paesi ricchi”.
Ad aggravare la già
precaria situazione contribuiscono anche i ripetuti cambiamenti climatici che,
causando ampi disastri ambientali, distruggono o riducono le risorse
alimentari, affamando ulteriormente non poche popolazioni.
Ci basti pensare a
quanto successo di recente in Paesi come il Mozambico, le Filippine e il Corno d’Africa,
dove i disastri legati al clima hanno letteralmente distrutto le coltivazioni,
oltre agli strumenti e le attrezzature per la produzione; anche le loro abitazioni
sono state praticamente devastate, aggravando non solo il problema fame ma
anche la normale vita comunitaria.
I lenti ma costanti
cambiamenti climatici, oltre che far diminuire in modo consistente le
produzioni alimentari, facendo scattare di conseguenza gli aumenti dei prezzi
dei prodotti agricoli, contribuiscono ad impoverire ancora di più le già
provate popolazioni, ormai ai limiti della resistenza fisica. Nelle aree
colpite, dove le persone già in precedenza erano alle prese con le difficoltà
di accesso al cibo, gli ulteriori sconvolgimenti climatici hanno creato un
ulteriore circolo vizioso: un consistente aumento delle malattie, a causa della
malnutrizione. Gli esperti di statistica hanno calcolato che a seguito degli
ultimi cambiamenti del clima un gran numero di minori (si parla di circa 25
milioni di bambini), si aggiungeranno a quelli che già soffrono la fame!
Cambiamenti che, oltre a far diminuire la produttività agricola del 2%,
ridurranno le disponibilità di cibo che, invece, dovrebbero aumentare del 14% all’anno
per i prossimi decenni.
La lotta contro la fame
nel mondo, stando a questi dati, anziché andare avanti sta tornando indietro di
decenni, vanificando gli sforzi finora portati avanti. Uno degli ultimi studi
di ricerca portato avanti da Oxfam (Oxfam è una delle più importanti
confederazioni internazionali nel mondo, specializzata in aiuti umanitari e
progetti di sviluppo; è composta da 17
organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali
in oltre 90 Paesi che operano per individuare soluzioni durature alla povertà e
all’ingiustizia), dal titolo “Un clima che affama: come impedire che i
cambiamenti climatici facciano deragliare la lotta alla fame”, ha
rilevato come, nell’ambito di ciascuna delle aree prese in esame, tutti i Paesi
si sono rivelati impreparati ad affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici;
inoltre è stato accertato un grande divario tra ciò che i Governi portavano
avanti e ciò, invece, che avrebbero dovuto fare per rendere più sicuro il
sistema alimentare.
“I cambiamenti
climatici sono la più seria minaccia alla nostra sfida di vincere la lotta
contro la fame – ha detto Elisa Bacciotti, Direttrice
Campagne di Oxfam Italia – A
essere a rischio è la disponibilità e la qualità del cibo di cui tutti abbiamo
bisogno. Ma attualmente i governi del mondo non sembrano in grado di cambiare
le loro politiche.” Aggiungendo anche che “La fame non è inevitabile: se i
governi agissero sui cambiamenti climatici, si potrebbe sradicare la fame nel
prossimo decennio e garantire cibo ai nostri figli e nipoti per la seconda metà
del secolo. Per finanziare l’adattamento climatico, per esempio, non servono
grandissime risorse, ai Paesi più poveri servono circa 100 miliardi di dollari
all’anno – che è appena il 5% del patrimonio delle 100 persone più ricche del
mondo”!
Secondo il WFP (Programma Alimentare Mondiale) è
fondamentale “Aiutare le persone ad
adattarsi a un clima in trasformazione”. Il WFP possiede grande expertise
nello sviluppo e nell’applicazione su larga scala di innovazioni che aiutano a
costruire la resilienza al cambiamento climatico degli individui. Il WFP lavora
con governi, partner e comunità. Il lavoro portato avanti dai tecnici di WFP è altamente qualificato e
innovativo. Dopo aver reso chiaro alle popolazioni i legami tra i cambiamenti
climatici e la fame, essi aiutano le persone vulnerabili a diversificare le
attività di sussistenza, a proteggere i loro beni di produzione e i risparmi, a
migliorare l’accesso ai mercati e ad istruirsi maggiormente informandosi anche
delle previsioni meteo che le riguardano.
Cari amici, l’uso
improprio del Pianeta ha sicuramente aggravato le negative variazioni
climatiche di cui stiamo parlando. Il riscaldamento globale, l’aumento del livello
dei mari, le paurose inondazioni e l’aumento della siccità hanno “relazione
certa” con un uso disinvolto ed egoistico della natura della nostra terra.
Tutto ciò non ha fatto altro che incrementare i disastri, causa del pericoloso
aumento del rischio fame e del collasso dei sistemi alimentari dei vari Paesi.
Quest’anno, il 2015, è
l'anno in cui i Paesi di tutto il mondo si preparano a siglare un nuovo accordo
alla Conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi (la COP21). E’ la Francia, infatti ad ospitare questo meeting,
destinato a segnare una tappa decisiva nei negoziati del futuro accordo
internazionale per il dopo 2020, con
l’adozione dei grandi orientamenti, come deciso a Durban. Scopo principale e
irrinunciabile, quello che tutti i Paesi, fra cui i maggiori produttori di gas
a effetto serra – Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo – restino
impegnati da un accordo universale costrittivo
sul clima.
Non sarà facile, cari
amici, conciliare le esigenze di molti Paesi, con mentalità tanto diverse. La
Francia desidera un accordo applicabile a tutti, sufficientemente ambizioso e
tale da permettere di raggiungere l’obiettivo dei due gradi, dotato di una
efficacia giuridica costrittiva. Esso dovrà trovare un equilibrio tra
l’approccio di Kyoto – una divisione matematica degli impegni di riduzione
delle emissioni, a partire da un comune limite massimo consentito – e quello di
Copenaghen, un insieme di impegni nazionali non costrittivi e senza
caratteristiche paragonabili.
Cari amici, credo che
senza un vero comportamento etico,
rispettoso di tutti gli altri, la salute del pianeta e le terribili
conseguenze, per prima la fame, stenteranno ancora a trovare soluzione. Senza
una vera e propria condivisione del beni che la natura mette a disposizione di
tutti, il mondo continuerà ad avere cittadini di serie A e sudditi di serie B.
Che penseranno, soprattutto domani, dell’egoismo dei Paesi ricchi (che spesso
vivono nello spreco e gettano via le risorse), gli appartenenti a quel miliardo
di persone che muoiono letteralmente di fame?
La
risposta datevela da soli.
Ciao, a domani.
Mario
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