mercoledì, giugno 17, 2015

C’È IL 50% DI POSSIBILITÀ CHE LA GRECIA VADA IN DEFAULT: LA “GREXIT” SEMBRA PROPRIO AVVICINARSI! TSIPRAS TRA SCILLA (LA TROIKA) E CARIDDI (SYRIZA). QUALI LE CONSEGUENZE PER L’INTERA EUROPA?



Oristano 17 Giugno 2015
Cari amici,
le notizie più recenti sulla crisi greca non sono molto confortanti. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, le ripetute riunioni, le rassicurazioni fornite da entrambe le parti, un accordo al momento non sembra possibile e i tempi diventano ogni giorno più ristretti. Gli esperti internazionali sono dell’opinione che in questo momento le possibilità di un accordo siano addirittura sotto il 50%. Le borse di tutta Europa tremano, in quanto le conseguenze di un’uscita dalla Grecia dall’Euro sono assolutamente imponderabili. Difficile anche ipotizzare le conseguenze indirette (sicuramente numerose), che, a cascata, si riverserebbero sia sugli Stati creditori che sullo stesso futuro dell’Euro.
L’ipotesi di default risulta confermato anche dall’esperto di economia internazionale Carlo Altomonte, docente di Economia dell'Integrazione Europea all'Università Bocconi di Milano, che, pur considerando che una soluzione è ancora possibile, non esclude lo scenario opposto: il mancato accordo con i creditori. Al momento Altomonte sostiene che "c’è il 50% di possibilità di un default della Grecia, ma questo non equivarrebbe assolutamente a un’uscita dall'euro". A quel punto - aggiunge l'economista - tecnicamente l’Europa possiede gli strumenti per tenere Atene dentro l’Eurozona. "Esistono delle azioni precise che si possono attuare per isolare il default di un Paese, non dobbiamo farci spaventare dalla parola. Bisognerà fare attenzione ai mercati, comunicare in maniera corretta le informazioni sull'andamento dell'operazione controllata, per evitare che lo spread schizzi in alto in maniera dannosa per tutta l'Europa", dice con convinzione Altomonte.
In questo preoccupante scenario un ruolo molto importante, sotto certi aspetti determinante, sarà quello del Governatore della BCE, Mario Draghi. L’euro, come sappiamo, è una moneta “senza stato”, senza legami precisi e vincolati ad un vero Stato, per cui manca dei requisiti di una moneta ancorata al potere centrale, come una moneta nazionale. Nel caso dell’Euro, l’unica autorità in grado di gestire una situazione particolarmente difficile, come quella del default della Grecia, è il Direttorio della Banca Centrale Europea, in primis rappresentata da Mario Draghi. La tenuta dell’euro, di fronte ad uno shock così forte, dipenderebbe proprio dall’abilità del Governatore della BCE.
Ma, cari amici, ragionandoci sopra, qual è il motivo principale del mancato accordo tra la Grecia ed i suoi creditori? Il lungo e tormentato negoziato, da tempo in essere, ufficialmente risulta bloccato per le divergenze tra Commissione Ue e Fondo Monetario sulla ristrutturazione del debito, ripetutamente chiesto dalla Grecia. Per il primo ministro ellenico Alexis Tsipras, è cruciale raggiungere un accordo fattibile con i creditori, ma non solo di brevissimo periodo, bensì “a lunga scadenza”, in modo da allontanare la Grecia dalla situazione attuale. La richiesta di ristrutturazione fatta dal governo di Atene è stata condivisa dal Fmi ma non dalla Troika. Il problema di fondo, che non è di poco conto,  è che l’istituto di Washington (il FMI) – per statuto – deve essere rimborsato integralmente: quindi, nel caso di una ristrutturazione, a perderci sarebbero, in particolare, solo i creditori (gli Stati) europei.

Cari amici, la situazione greca non è certamente semplice. Dopo il fallimento anche degli ultimi negoziati, ed il conseguente scambio di accuse tra Bruxelles e Atene, l’uscita della Grecia dall’Unione (il così detto Grexit) impensierisce non poco i mercati, che continuano a registrare corposi segni negativi. La preoccupazione è davvero forte e lo stesso massimo rappresentante della Bce Mario Draghi ha detto a chiare lettere che: “Un default di Atene porterebbe l’Europa in terra incognita. Serve uno sforzo di tutti per arrivare a un accordo forte e completo”. “Ma - ha continuato Draghi - la palla sta nel campo della Grecia”.
Anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, almeno a parole, sostiene di “fare di tutto” perché si trovi una soluzione e la Grecia possa rimanere nell’Euro. I tempi sono davvero stretti e se nei prossimi giorni non si dovesse raggiungere un accordo, il destino della Grecia appare segnato. Si mormora che sarebbe già pronto un piano che porterebbe alla chiusura delle banche elleniche ed al conseguente controllo dei capitali. “Vogliono umiliare il governo greco - ha commentato Tsipras - l'ossessione dei creditori per un programma di tagli non può essere un errore, ha fini politici, i creditori stanno utilizzando i negoziati per dimostrare la loro forza”.
Cari amici, il tasto dolente, il vero punto debole di tutto questo, come sapete ho avuto occasione di ripeterlo tante volte, è la mancata coesione europea che, a distanza di circa 60 anni, non riesce a raggiungere il suo fine: quello di diventare un grande Stato Federale. 
Si sono fatti tanti errori e si continua sulla strada sbagliata, come l’allargamento dell’Unione e la nascita della moneta unica, prima della costituzione dello Stato Federale. In queste condizioni l’Unione Europea non ha futuro: la Grecia potrebbe essere la prima “tessera” a cadere di un Risiko che affonderebbe il grande progetto di mettere insieme gli Stati d’Europa non solo economicamente ma anche politicamente.
Tutti gli Stati europei  dovrebbero riflettere seriamente: è tempo che l’egoismo dei singoli Stati lasci spazio ad una maggiore, comune, solidarietà! Da soli, è dimostrato, difficilmente si vince (nel breve potrebbe esserci solo una “vittoria di Pirro”), perché solo tutti uniti l’Europa potrà avere un grande futuro.
Ciao, a domani.
Mario
  

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