Oristano
11 Febbraio 2015
Cari amici,
il recente irrigidirsi
tra i due più importanti schieramenti politici, causa formale il “metodo” poco
condiviso utilizzato per l’elezione del Presidente della Repubblica, sembra
dimostrare ancora una volta che alla base delle decisioni prese nelle segrete
stanze dei partiti non vi sia l’interesse generale ma quello di parte, quello
che deve soddisfare le personali esigenze delle élite politiche e non quelle
del nostro popolo, ormai ridotto in condizioni estreme.
L’Italia in questo
momento, per poter superare una crisi che sembra non avere mai fine ha bisogno
di una grande coesione che, a parte gli sbandierati proclami, in realtà non c’è.
C’è necessità di fare riforme molto importanti, non solo perché necessarie ma soprattutto perchè
urgenti, capaci di creare le
condizioni per un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile: ripresa
economica e produttiva, lotta all’evasione, maggiore equità fiscale, creazione di
posti di lavoro per i sempre più numerosi giovani che, pur bravi e capaci, sono inoperosi o costretti ad emigrare all’estero. Le statistiche più recenti sono
impietose e dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, che senza una coesione forte
fra tutte le forze politiche siamo destinati a cadere ancora più in basso.
Gli aridi dati sia
dell’Istat che della Banca d’Italia, come leggiamo sul Sole 24 ore, mettono in evidenza che la situazione generale
continua a precipitare. La ricchezza delle famiglie è in continuo calo: i nuclei familiari si
sono rassegnatie a vivere con somme inferiori ai 1.500 euro al mese (dati l’Istat),
confermando anche lo stereotipo degli italiani come i “mammoni” d’Europa, in
quanto i giovani sono costretti per necessità a vivere in famiglia.
L’Istituto
di via Nazionale nei suoi bollettini evidenzia che la ricchezza degli italiani
è in netta e continua flessione: in sei anni, dal 2007 al 2013, si è ridotta
del 12%. In crescita invece i debiti delle famiglie.
Considerando il decennio 2003 - 2013, si registra un aumento del 33,2%, portando
l’indebitamento da 665 a 886 miliardi.
E’ proprio per effetto
della profondità della recessione che i ragazzi italiani tendono sempre più a
prolungare la permanenza nella casa dei genitori.
I giovani che vivono in
famiglia nel nostro Paese sono i due terzi del totale delle persone nella
fascia tra i 18 e i 34! Dati, questi, che non hanno certo bisogno di ulteriori commenti.
Nonostante i discussi e criticati 80 euro di bonus, messi in busta paga lo
scorso anno, l’ipotizzato utilizzo di questa somma per l’acquisto di beni e
servizi per far ripartire i consumi, non c’è stato se non in minima parte. Le
famiglie, impaurite dalla crisi, li hanno utilizzati per pagare alcuni debiti o
messi da parte per la paura del futuro. Molte sembrano aver colto in pieno il
proverbio ‘fare di necessità virtù’, adattandosi a vivere con un migliaio di
euro e risparmiando su tutto.
Dati dell’Istat alla
mano, nel 2013 le famiglie che vivono con introiti tra i 1.000 e i 1.500 euro, sono
il 50% del totale: una su due, in termini assoluti circa 12,5 milioni di nuclei
familiari. In dettaglio, per giungere senza troppe difficoltà alla fine del
mese, per il 22,3% delle famiglie possono bastare mille
euro, mentre per l’altro 27,7% le esigenze vengono soddisfatte con 1.500 euro. Prima
della crisi, nel 2008, la percentuale si fermava invece al 46,6%. Le
recessioni, una dopo l’altra, hanno quindi fatto scendere l’asticella del
‘fabbisogno familiare’ e gli italiani, messi alla prova, sono riusciti a fare
fronte alla vita quotidiana con budget ridotti rispetto al passato. Nell’altra
metà delle famiglie (quelle che potremo definire benestanti), circa un quarto
vive con 2.000 euro e una parte (l’8,7% circa), meno dunque di una famiglia su
dieci, ha a disposizione fino ai 3.000 euro.
Cari amici, in questa
realtà che certamente è poco rosea, l’interesse dei nostri governanti sembra rivolto
non a “mettersi insieme” per cercare, uniti, le migliori soluzioni per far “ripartire”
il Paese e rimetterlo sul giusto binario della ripresa, ma a soddisfare le personali
esigenze di parte, come i recenti contrasti tra gli schieramenti hanno
inequivocabilmente dimostrato. Personalmente ho sempre creduto che “tirare
troppo la corda” non sia mai stata una buona decisione. Le lotte interne al
PDL, così come quelle dentro il PD stanno creando una situazione di stallo che
potremo pagare a caro prezzo. La nostra posizione, sia in Europa che sugli altri
mercati internazionali, non è delle migliori: il recente battibecco tra il
ministro dell’economia greco ed il nostro Padoan, ne è un esempio eclatante!
Se non verrà, in tempi
brevi, portata avanti seriamente la lunga serie di riforme in cantiere, se non
daremo all’esterno una visione seria e sicura del nostro Paese, il baratro di
fronte a noi sarà sempre più vicino: la Grecia, cari amici, ci sarà ancora più vicina,
non solo geograficamente… Ci pensino seriamente i vari Berlusconi, Fitto, Toti,
Brunetta, Salvini, Renzi, Civati, Fassina, Vendola e molti altri!
A domani.
Mario
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