Oristano
13 Febbraio 2015
Cari amici,
pensate, fiori e
ortaggi coltivati sul mare. Si, proprio sopra il mare! Come sarà possibile lo
mostrerà al prossimo Expo 2015 di
Milano il team di scienziati autori del progetto Medusa-Jellyfish Barge. Il gruppo, che opera nel Laboratorio Internazionale
di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze,
è coordinato dal prof. Stefano Mancuso ed ha brevettato l’interessantissimo progetto di una straordinaria serra
galleggiante.
Chiamata
“Medusa” questa idea rivoluzionaria è stata presentata il 31 Ottobre scorso, presso i Navicelli di Pisa,
illustrata al numeroso pubblico presente, proprio dall'ideatore, il prof. Mancuso; presenti, tra gli altri, il
sindaco di Pisa Marco Filippeschi e l’amministratore unico della S.p.A.
Navicelli, Giovandomenico Caridi. L’assoluta novità, per il momento quasi
avveniristica, è costituita da un modulo
galleggiante, completamente autonomo, che consente le coltivazioni fuori terra
di diversi prodotti agricoli.
Ma
come funziona concretamente il Jellyfish Barge?
È presto detto: la struttura portante è un grosso barcone-zattera, su cui è montata una completa serra in
vetro. Il barcone, costruito in legno, è esteso circa 70 mq., ed è sostenuto da fusti
galleggianti in plastica ricavati da materiali di recupero; la produzione dell’acqua
necessaria alle colture in serra è affidata a dissalatori solari e depuratori capaci di produrne circa 150 litri al giorno, partendo da acque salate, salmastre o
perfino inquinate. Con quest’acqua, sottoposta a un regime di riuso, viene
avviata la coltivazione idroponica, processo che consente un risparmio che arriva fino
al 70%. L’energia necessaria deriva da impianti solari fotovoltaici, mini turbine eoliche
e da un sistema che produce elettricità dal moto ondoso. La cosa straordinaria
è che non c’è alcun uso di terreno! Sulla serra possono essere coltivati molti tipi di ortaggi, legumi, cereali e tanti altri prodotti (eccezion fatta,
ovviamente, per gli alberi da frutto di alto fusto), capaci di soddisfare le esigenze di
almeno due nuclei familiari. Praticamente da questa serra acquatica si ottiene del cibo
senza usare la terra e, sopratutto, senza l'uso di energia ricavata da combustibili e senza usare acqua dolce. Insomma, più che un
barcone-medusa o serra galleggiante che si voglia chiamare, questa struttura potrebbe essere
considerata un vero e proprio “uovo di Colombo”!
Il progetto
Medusa-Jellyfish Barge risulta, dunque, una straordinaria
novità mondiale, che viene considerato il “progetto
di punta” della Regione Toscana all’Expo 2015 di Milano. Il primo esemplare,
infatti, verrà presentato all’Expo come una delle concrete alternative allo sfruttamento
delle terre emerse.
«Il procedimento produrrà un’acqua così pulita da poter anche essere
mischiata a quella salata», specifica il professor Mancuso, «e
dovremo anche aggiungere dei fertilizzanti per far crescere le piante».
Per quanto riguarda le quantità, aggiunge il professore, non c’è problema: «la
serra è in grado di produrre tutto il liquido necessario al suo sostentamento,
circa 50 litri al giorno». «L’energia per il suo funzionamento», spiega
ancora il docente, «viene ricavata in parte dal sole con i pannelli fotovoltaici, in
parte dal moto ondoso con altre tecnologie».
Il primo prototipo funzionante
sarà pronto in estate, in tempo per essere esposto e ammirato a Milano all’Expo
2015, dove sarà sicuramente uno dei
pezzi forti, considerato il tema della grande esposizione è “Nutrire il pianeta, Energia per la
vita”, che pone al centro l’uomo e la sua alimentazione.
La
prima serra idroponica galleggiante e autosufficiente, è stata disegnata da Cristina
Favretto e Antonio Girardi, due architetti dello Studio Mobile di Treviso, e questa loro bella idea architettonica è piaciuta molto: considerata
così elegante e piacevole da ottenere un importante riconoscimento
al Salone del mobile di Milano, segno che la Jellyfish Barge soddisfa anche le esigenze estetiche dei più raffinati.
Il prototipo, bello, elegante,
utile e dal futuro assicurato, sarà una star al salone di Milano, dove il
professor Mancuso e il suo team sperano di trovare i finanziamenti necessari
per un lancio in grande stile della novità. In effetti il “Barcone Medusa”,
questa
la traduzione italiana di Medusa-Jellyfish Barge, appare una struttura davvero interessante: è in grado di riciclare
l’acqua, è autonoma energeticamente (non consuma), non è inquinante ed è capace di produrre
ortaggi in quantità! Come non potrebbe catturare l’attenzione dei visitatori
all’Expo di Milano? Neanche il suo costo iniziale risulterebbe, per gli
eventuali acquirenti, così proibitivo: un orto-zatterone così costerebbe circa 10mila
euro, ma sarebbe in grado di fornire una produzione capace di nutrire 2 famiglie. In sostanza sarebbe un costo pari o inferiore a quello di un terreno coltivabile di pari
estensione, tra acquisto e trattamento da orticoltura. Con un vantaggio in più: una redditività
nel tempo sicuramente molto maggiore.
Cari amici, pare che
l’ispirazione a costruire Medusa-Jellyfish Barge, il Prof. Mancuso l’abbia
presa dal celebre film fantascientifico “Waterworld”
(quello con Kevin Costner), anche se Lui stesso ha precisato che il tratto
comune con la trama del film è esclusivamente la mancanza di suolo coltivabile.
Nel film, di ambientazione post apocalittica, la trama era incentrata sulla
mancanza di suolo (una catastrofe aveva fatto finire in fondo al mare tutte le
terre emerse), nella realtà di oggi, invece, è l’antropizzazione sempre più
marcata degli ambienti naturali, che costringe a limitare fortemente gli
sfruttamenti agricoli dei suoli, in particolare quelli sulle coste.
Il futuro, amici, sarà certamente molto diverso dal presente, così come l’oggi è tanto diverso dal
passato! Chissà quali e quante cose scopriranno ancora, d’ora in poi, le nuove generazioni…!
Ciao, amici, a domani!
Mario
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