Oristano
20 Febbraio 2015
Cari amici,
dopo il folle modello
economico del consumismo, che ha contagiato la Società occidentale a partire dalla
seconda metà del secolo scorso e che passerà alla storia come “Società dell’usa e getta”, complice la
successiva crisi che ha attanagliato e ancora morde gran parte dei Paesi Europei
e nel resto del mondo, si sta sviluppando e contrapponendo un nuovo modello
economico più consono, costituito da un consumo più consapevole e basato più sul
riuso che sull’acquisto, sull’utilizzo piuttosto che sulla proprietà.
Questo nuovo modello più noto come “Sharing
Economy”, che si traduce con “Economia della Condivisione”, non è, economicamente
parlando, una novità in assoluto, in quanto il fenomeno era già in uso con altre modalità in precedenza. Esperienze economiche valide, quelle passate, messe in
atto in diverse forme, come il mutualismo, la cooperazione o le imprese
sociali.
La Sharing economy, in
effetti, rielabora un antico paradigma di comportamento: “l’unione fa la forza”, integrato oggi
dalla nuova tecnologia, capace di adattare al nuovo stile di vita i precedenti
metodi di condivisione. Il fenomeno di condivisione in chiave moderna,
appare ad alcuni solo una moda passeggera, destinata presto ad arrestarsi, ma,
personalmente, sono invece convinto del contrario. Questa mia convinzione è
avvalorata dal continuo affermarsi di ulteriori nuovi modelli di business
condiviso, partito nelle grandi città con diverse forme di noleggio (auto,
bici, etc.) per arrivare agli acquisti collettivi alimentari, alle pratiche di
consumo collaborativo in rete, alle piattaforme di ospitalità del tipo di Couchsurfing, o allo scambio di
prodotti e finanziamenti tra privati.
Questa diffusione-condivisione,
sempre più allargata, sta influenzando profondamente anche il consumatore più
restio, che si dimostra anch’egli sempre più interessato all'esperienza già
fatta da altri. Dietro il paradigma della condivisione ci sono pratiche
diverse, «alcune più tradizionali, ma modificate, altre più nuove. Ci sono
quelle legate all'acquisto: per esempio le piattaforme di acquisti di gruppo,
come Groupon, che si basa su una forma di condivisione in cui i consumatori
mettono in comune il proprio potere d'acquisto per ottenere condizioni più
vantaggiose dai fornitori, ma anche i gruppi di acquisto solidali, basati sulla
condivisione di valori e principi alternativi all'economia tradizionale»,
come spiega Daniele Dalli, professore ordinario di economia e gestione delle imprese
presso l'Università di Pisa.
Fenomeni, quelli di cui
parliamo, che si spiegano con i morsi della crisi economica e con la conseguente necessità
di risparmio: le persone hanno capito che, mettendosi insieme, possono
spendere di meno. La Sharing economy, però, non è nata solo per soddisfare le
esigenze e il risparmio individuale. Dal risparmio nell’uso dell’auto, a quello
degli acquisti di gruppo, dalla condivisione nel mondo digitale o del book
crossing, è tutto in mettere insieme le scarse risorse individuali, ma non
solo. Esistono anche esempi di 'condivisione allargata', ovvero la messa in comune di risorse gratuitamente,
per venire incontro alle esigenze di chi è meno fortunato, ripristinando quella
solidarietà, ben nota nel secolo scorso e che prendeva il nome di “Vicinato”,
vera famiglia allargata, che sopperiva collettivamente alle esigenze di chi
meno possedeva.
Il fenomeno della
condivisione non ha contagiato solo i consumatori ma anche le aziende
produttrici. E’ notorio che la gran parte delle case automobilistiche ha creato
sinergie per la costruzione di “pezzi standard in comune”, utilizzabili da più
case, sempre nella logica del risparmio: mettersi “insieme” per diminuire i
costi. Esperienze di collaborazione
tra aziende, così come di co-working, tra soggetti aziendali e liberi professionisti sono
sempre più diffuse. Il risultato finale è sempre e comunque legato ad un
consumo più consapevole con vantaggi per tutti: produzione, consumo e costo
ambientale.
Cari amici, certamente
il mondo sta imboccando una strada più saggia di quella precedente dell’usa
e getta: le risorse del mondo non sono inesauribili ed è tempo che se ne
rendano conto tutti! In futuro, però, sarà necessario spingersi ancora più in
là, perché l'onda della condivisione è appena iniziata. «Non abbiamo ancora visto niente.
Ci sarà una crescita ulteriore del fenomeno, sia in senso quantitativo che
qualitativo: alcuni business ne saranno fortemente condizionati e con la diffusione
dell'accessibilità via mobile si creeranno grandi opportunità per sfruttare le
quali avere una comunità di individui appassionati e interessati sarà una
risorsa inestimabile», sottolinea ancora il professor Daniele Dalli, che
aggiunge: «Inoltre, si è portati a pensare che la spinta verso la condivisione
sia una tendenza dei Paesi industriali o post industriali, ma in realtà le
ricerche mostrano che le culture più orientate allo scambio e alla condivisione
sono in Asia, Sud America e Africa…».
Il mio augurio, amici
miei, che è soprattutto una speranza, è che il mondo riesca ad interpretare ancora
meglio la “Nuova Condivisione”: che
va interpretata in senso meno egoistico, pensando non solo al risparmio ed al miglioramento
economico individuale, ma, con una grande apertura mentale, verso il sociale! Nel
mondo c’è ancora tanta gente che muore di fame! Il vero successo sarà raggiunto
quando la moderna condivisione avrà attenuato,
se non cancellato del tutto dal mondo, i grandi mali che lo affliggono: la
fame, la mancanza di cure per le malattie e la mancanza d’istruzione, che mortificano ancora milioni di persone. Senza dimenticare di preservare la natura,
per garantire il futuro alle nuove generazioni.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento