Oristano
22 Febbraio 2015
Cari amici,
una volta, quando non
c’era l’attuale e pressante bombardamento informatico, la realtà camminava con
informazione ridotta: era il tempo dei proverbi, sunti di saggezza che
sfruttavano l’esperienza del passato per cercare di far vivere al meglio il
presente. Allora uno dei proverbi più usati, quando le cose non andavano
proprio bene era “Canta che ti passa”,
modo di dire che significava, in qualche modo, che l’atto del cantare migliorava l’umore di chi lo metteva in atto, funzionando
come un valido scacciapensieri, allontanando dal soggetto i problemi che lo
affliggevano.
La musica, dunque, come
rimedio antico ai mali dell’uomo, espressa sia con il canto che con l’ascolto,
facendo assurgere la “musicoterapia”
al ruolo di vero e proprio farmaco. La musica, è
dimostrato, fa bene sia al nostro corpo che alla nostra mente: i suoi poteri
benefici risultano efficaci sia per curare la depressione che l’ansia, l’anoressia
come la bulimia, i dolori fisici o quelli della mente, come le demenze senili.
Le
note musicali creano un clima idilliaco: aiutano il nostro benessere, rilassando
il nostro fisico e rendendo positiva la nostra sfera emotiva o intellettuale. Mentre
il cervello ascolta una melodia, infatti, il nostro corpo libera dopamina, il
neurotrasmettitore legato all’appagamento: in questo modo il nostro corpo risulta
più resistente alla stanchezza, allo stress ed all’ansia. La musica, pensate,
aiuta anche le nostre funzioni motorie e
viene utilizzata anche nel trattamento di pazienti con disturbi
neurologici, come ad esempio il morbo di Parkinson. E le sue straordinarie
capacità sono molte di più. Il benessere insito
nella musica risulta positivo ed utilizzabile in mille maniere.
L’antico detto ‘Canta
che ti passa’ oggi ha una sua scientifica validità: è accertato infatti che cantare
fa molto bene al cuore, alla respirazione e alla mente; nella cura dei disturbi
cardiocircolatori la musicoterapia riesce ad abbassare la pressione sanguigna ed
il ritmo cardiaco, diminuendo così il rischio di complicazioni causate dallo
stress. Alcune ricerche recenti hanno evidenziato ulteriori effetti positivi della
musica: aumenta
la funzionalità del sistema immunitario, favorisce il rilascio di ormoni e di
serotonina, fa diminuire il livello di cortisolo (un ormone la cui produzione
aumenta in condizioni di stress), riduce le tensioni muscolari, favorisce una
respirazione più regolare e profonda, tanto da aumentare l'ossigenazione nel
sangue migliorando la funzionalità cardiaca;
inoltre influisce positivamente anche sulla dilatazione dei vasi sanguigni,
come quando si ride o si assumono farmaci specifici.
Insomma, musica e canto
dunque, nostri preziosi alleati, potenti farmaci antistress! La musica inoltre,
straordinario e potente linguaggio universale che non ha bisogno di traduttori,
è alla portata di tutti, fin dal concepimento. Uno tra i primi sensi utilizzati
dal feto è proprio l'udito: quando il nascituro ascolta la voce della mamma,
Egli impara subito a distinguerla dalle altre, riconoscendola come un dolce suono e condividendo, a
seconda delle intonazioni, le emozioni che la madre sta vivendo.
La musica fa parte
della nostra giornata. Canticchiare una canzone mentre si passeggia o si torna
a casa dopo una pesante giornata di lavoro, oppure cantare sotto la doccia,
sono tutte azioni che migliorano l'umore, allontanano la stanchezza, dopo una intensa
giornata. La musica è anche un buon compagno di viaggio: sono molte le persone
che in macchina, quando sono sole, non solo ascoltano musica ma cantano.
L'effetto del cantare da soli è benefico e liberatorio: perché la persona, senza
altre presenze, può dare libero sfogo alla sua energia, può cantare ciò che
vuole senza timore di essere giudicata, criticata o presa in giro.
Altro potente effetto
della musica è la sua capacità di aggregazione. Cantare insieme ad altre
persone, come ad esempio in un coro, aumenta la sicurezza in se stessi, fa
sentire il soggetto parte organica di un gruppo, migliorandone l'umore. Il
coro, infatti, è parte integrante in tutto il mondo dei riti di moltissime
religioni per i suoi effetti rilassanti, energizzanti e coinvolgenti. Le
numerose ricerche effettuate hanno messo in evidenza che nelle persone che
cantano in coro aumenta la percezione di benessere, in quanto la presenza e la
vicinanza degli altri costituiscono uno stimolo ad impegnarsi con costanza e regolarità.
Anche alcune malattie
senili, come la demenza, possono essere migliorate facendo partecipare i
pazienti ad un coro; in questo modo essi possono mantenere la mente sempre in
esercizio, grazie alla necessità di ricordare le parole e la musica dei brani.
Inoltre, poiché presupposto fondamentale di chi canta in coro non è emergere,
ma piuttosto amalgamare la propria voce con quella degli altri, la musica aiuta
a creare un insieme armonico, equilibrato ed omogeneo. Quindi, a meno che non ci
sia qualche voce solista che deve emergere in alcuni casi prestabiliti, nel
coro non ci sono fughe in avanti per cercare di mettersi in evidenza, evitando
quindi situazioni di rivalità o narcisismo.
Cari amici, credo di
aver convinto anche Voi che la musica, cantata o ascoltata, è una vera e
propria medicina. Pensate che in determinati casi l’ascolto della musica è ritenuta assimilabile
addirittura al doping! Alla famosa maratona di New York è stato proibito l’uso
di lettori mp3 portatili perché secondo la Federazione di Atletica americana
l’ascolto della musica riduce la percezione dello sforzo, favorendo il
rilassamento e diminuendo il consumo di calorie, praticamente creando lo stesso
effetto di una “sostanza dopante”! Questo perché, come già detto, mentre il cervello ascolta
una melodia, il nostro corpo libera dopamina, il neurotrasmettitore legato
all’appagamento: in questo modo il nostro corpo diventa più resistente a
stanchezza, stress ed ansia. Incredibile ma vero!
Quanto detto prima è
relativo all’ascolto della musica. Per quanto riguarda, invece, il “cantare in
coro”, questo “stare insieme musicalmente” è in grado di creare un forte clima
di solidarietà, di unione, costruendo un senso di protezione comune. Far parte
di un gruppo vocale, amici miei, non significa solo condividere una passione,
ma creare un gruppo compatto, una squadra, forte, amalgamata e coesa. Cantando
insieme l'ansia tende a scomparire, la timidezza si riduce, stimolandosi
l'un l'altro, miscelando la propria voce con quella degli altri coristi.
Anche ritrovarsi con gli altri elementi del gruppo, creando nuove amicizie, fa
superare la pigrizia e la voglia di rimanere a casa isolati e stressati.La musica unisce!
Adottiamo tutti, cari
amici, il canto e la musica, per combattere il logorio della vita moderna! Sarà
come prendere una dolce medicina che piace e che…ci fa star bene!
Ciao, a domani.
Mario
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