Oristano
26 Febbraio 2015
Cari amici,
la storia di Cheick Tidiane Diagne e di tziu Antoni
Cuccu è una di quelle storie che meritano di essere raccontate. Tziu Antoni era
un vero cultore della lingua sarda e della nostra poesia estemporanea in
particolare. Libraio fattosi editore, con la sua vecchia Bianchina, girava la
Sardegna nell’intento di raccogliere e tramandare le gare poetiche sarde. La
sua era una di quelle passioni, che sarebbe meglio definire amore, per la
nostra lingua e per la nostra cultura, che voleva promuovere e divulgare attraverso
la stampa di piccoli libretti di poesie. Quando anche per tziu Antoni Cuccu arrivò
la fine, la sua biblioteca corse il serio pericolo di andare perduta, magari
bruciata, come spesso accade per le cose inutili che non trovano l’appassionato
che intende raccoglierle per tramandarle.
Per la sua biblioteca,
però, arrivò quasi inaspettata la salvezza: un angelo nero, quasi per un
improvviso miracolo, riuscì a salvarla! il suo nome è Cheick Tidiane Diagne, un
migrante senegalese sbarcato sulla nostra Isola negli anni '90. Prima di
raccontarvi la miracolosa storia di questo salvataggio, permettetemi una piccola
riflessione. Cultura e lingua sarda sono ancora oggi, dopo decenni
di dibattiti, di convegni, di disegni di legge regionali e nazionali, ancora
oggetto di solo dibattito, che non approda da nessuna parte, senza sortire esito
alcuno.
Eppure, a detta di
Francesco Alziator, il più grande etnografo e docente di tradizioni popolari
della Sardegna, la lingua à il miglior indice della profondità della
penetrazione di una cultura e di conseguenza anche delle tradizioni e del sapere popolare.
Trascurare dunque la lingua è come “tagliarla”, privare il
suo popolo delle sua espressione, della sua cultura, del suo passato. È
necessario, pertanto, che chi è preposto alla difesa del popolo sardo (in
particolare chi governa la nostra Regione) metta in atto ogni possibile azione
perché la nostra lingua, che fortunatamente non si è persa in tanti secoli di dominazione
straniera, così come le nostre antiche e nobili tradizioni, non vadano perdute
ma salvaguardate e tutelate. Fatta questa necessaria precisazione ecco la
storia del miracoloso intervento che ha salvato dall'oblio un nostro prezioso
patrimonio culturale.
Cheick Tidiane Diagne, è
un giovane senegalese che sbarca in Sardegna all'inizio degli anni ’90. Come è arrivato nell'Isola lo racconta volentieri Lui stesso: "Sono
arrivato a Nuoro in un pomeriggio d'Agosto del 1992 col trenino da Macomer;
fuori dalla stazione, ho incontrato un uomo anziano e col mio francese, misto
con qualche parola d'italiano, gli ho chiesto di indicarmi dove potevo trovare
i miei connazionali. Il vecchio mi ha guardato, mi ha preso per mano e mi ha
portato in via Lamarmora dove si trovavano i senegalesi. Si chiamava Antonio
Cuccu. Da quel giorno è nata la nostra amicizia e la mia scoperta del suo
incredibile lavoro".
Tziu Antoni Cuccu, come
accennato prima, è un cacciatore di poesie. "Mio padre - racconta
il figlio Vittorio - ha fatto un po' di tutto. Ha lavorato in miniera, ha fatto il pastore,
l'agricoltore: insomma i soliti mestieri che si fanno qui in Sardegna. E' stato
anche in Germania. Quando eravamo piccolini, a me e mia sorella ci portava in
bici alle gare poetiche". L'editore? "All'inizio lo faceva così a
tempo perso. Aveva poco e niente da vendere: come faceva qualche soldo, andava
in stampa e faceva dei nuovi libretti. Così, mano a mano, è andato
avanti".
L’incontro tra
l’editore-poeta sardo e il suo futuro erede senegalese, fulmina entrambi. In
tempi brevi la conoscenza si trasforma in una splendida amicizia, fatta di un grande
amore per la cultura, bene universale, senza barriere. In
effetti Cheick Tidiane Diagne e un uomo colto: laureato in economia, è padrone di
ben quattro lingue: oltre l’italiano, parla correntemente il francese, l’arabo
e lo wolof.
Cheick è affascinato
dalla tenacia e dalla passione di tziu Antoni che, infaticabile, percorre in
lungo e in largo la Sardegna per trasmettere l'antica cultura sarda, per
tramandarla, per rendere edotti i giovani del nostro antico sapere. Per il
giovane ragazzo dalla pelle scura il vecchio Antoni è un personaggio straordinario,
fuori dal comune, che considera la sua scarna biblioteca quasi un’università
dell’antica sapienza dei Sardi. La sua è una biblioteca povera ma allo stesso
tempo ricca di fascino, che sa di sapere antico, e che Egli ritiene necessario
tramandare alle nuove generazioni.
Girano insieme l’Isola,
da costa a costa, seguendo le tracce delle ultime gare poetiche sarde (sempre
più rare): quell'antica e sfuggente tradizione orale, che tziu Antoni,
imperterrito, vuole conservare, fermandola sulla carta. Nel tempo
ha stampato i suoi libretti di poesie anche col ciclostile, che poi, con la sua
vecchia Bianchina, distribuiva per fiere e mercati. Ma l’uomo è già vecchio ed
il peso degli anni si fa sentire. Un triste giorno tziu Antoni muore, angosciato
per il futuro dei suoi preziosi libri. "In Africa, quando
un vecchio muore è una biblioteca che brucia",
afferma pieno di dolore Cheick, non rassegnandosi alla morte del suo amico tziu
Antoni.
Ma il destino ha deciso
che la biblioteca non brucerà, non morirà con il suo libraio editore, e
sopravviverà proprio grazie a Cheick. La stima del giovane senegalese per tziu
Antoni, da profonda amicizia si era trasformata in affetto filiale, verso l’uomo
che così amabilmente lo aveva accolto all’arrivo a Nuoro, e sarà proprio Lui a
dare un futuro a quei libri tanto preziosi. Dopo la morte dell’uomo il
certosino lavoro di diffusione culturale si ferma, ma solo temporaneamente. Non
molto tempo dopo, infatti, Cheick riceve
una telefonata dalla vedova di tziu Antoni.
Lo scopo della chiamata si rivela
subito: «Perché
– dice la vedova a Diagne – ora che lui non c’è più non ti
occupi tu dei libri di mio marito?». A Diagne non sembra neanche vero: per
lui la proposta è un piccolo grande sogno che si realizza. Accetta di buon
grado, deciso a continuare orgogliosamente la sfida del vecchio. Recupera il
patrimonio di libri del suo amico e mentore, e comincia, come lui, a venderli
in giro per tutta la Sardegna.
Per quanto l’opera
venga proseguita da un non sardo, anzi da un ragazzo di colore, è subito un
successo: pur con grande curiosa meraviglia degli acquirenti Diagne riesce a vendere con
facilità, facendosi conoscere e voler bene. «Vorrei proseguire il lavoro di
tziu Antoni nel campo dell’editoria in sardo – spiega – e
vorrei stampare due suoi libri. Il primo “Sa canzone de Flora” di Bartolomeo
Serra e “La tigre d’Ogliastra” di tziu Antoni. Seguendo l’esempio di tziu
Antoni vorrei stampare queste poesie della tradizione. Questo è ciò che lui mi
ha insegnato».
La buona volontà del
senegalese, diventato sardo di adozione, c’è, ma mancano i soldi necessari per
la stampa: di euro ne basterebbero duemila. Per trovare la somma necessaria
alla stampa dei due libri, si è subito creata una mobilitazione popolare che già
viaggia nei meandri di internet. È una raccolta fondi on line, nata all'interno di un progetto chiamato “Fqts”,
finanziato dalla Fondazione con il Sud. Lo stesso progetto che ha finanziato
anche un cortometraggio sulla vita di Diagne. Chi volesse dare il suo
contributo alla nuova scommessa può accedere al sito www.produzionidalbasso.com alla voce project-Diagne e la sua biblioteca.
Cari amici, potrei aggiungere
tante cose, ma non voglio commentare oltre. Per secoli siamo stati dominati da
popoli che hanno voluto, in tutti i modi, stracciare la nostra cultura per
imporci la loro. Oggi è la prima volta che prendo atto che uno straniero gira
in lungo e in largo la nostra terra per trasmettere e tramandare la nostra
cultura e le nostre tradizioni. Un vero miracolo!
Grazie, caro Cheick
Tidiane Diagne, per amare in questo modo la nostra terra.
Mario
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