Oristano
15 Febbraio 2015
Cari amici,
il tempo passa e la
tecnologia avanza. Le grandi meraviglie della moderna medicina sconcertano e ci
fanno capire con quanta ignoranza abbiamo curato in passato tante ferite,
usando i materiali naturali più diversi.
A me, ragazzo ormai settantenne,
quando leggo di queste nuove scoperte, tornano in mente i pericolosi giochi di
“ragazzino esuberante” che, quando si faceva un taglio alle mani, alle
braccia o alle gambe giocando per strada con i compagni, andava di corsa a
prendere una canna palustre secca (ogni cortile, allora, ne aveva sempre una
scorta per le esigenze dell’orto di casa), la aprirva pestandola con una pietra e copriva la ferita mettendoci sopra quei piccoli cerchi morbidi,
stopposi, contenuti all’interno della cavità della canna! Posso garantirvi che il sangue
smetteva subito di scorrere e la guarigione non tardava ad arrivare. Oggi,
invece, ci sono bensentite altri rimedi! Sentite un po’ come ci si cura adesso.
I rimedi (cerotti e garze
sterili) che possiamo adoperare per curare le nostre ferite potremmo addirittura definirli quasi "intelligenti", essendo non solo biocompatibili ma anche
biodegradabili (sono basati su polimeri naturali), in grado di incorporare
oli essenziali, prevenire infezioni e facilitare e accelerare la guarigione sia di
ferite che di ustioni. Una differenza abissale, se riferita al passato prima ricordato!
Uno degli ultimi ritrovati curativi, frutto della recente ricerca
nel campo dei dispositivi biomedici condotta dal gruppo Smart Materials in
collaborazione con il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Farmaci dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, è un nuovo tipo di cerotto chiamato proprio “Smart”.
Alla base di questo prodotto innovativo c’è un nuovo tipo di materiali, preparati
grazie alle nanotecnologie e basati su polimeri naturali. Questi cerotti, oltre
che essere in grado di incorporare oli essenziali, contengono anche altri composti derivati da prodotti naturali, quali
cannella, menta e limone, con sicure proprietà anti-batteriche,
anti-infiammatorie e anti-ossidanti. Materiali innovativi che possono essere
utilizzati non solo per fabbricare cerotti, ma anche vari altri supporti medicali
e dispositivi biomedici.
I ricercatori, grazie alla tecnologia di questi nuovi nano-materiali compositi, sono ora in grado di
controllare sia le loro proprietà che il rilascio dei principi attivi contenuti. «In pratica
decidiamo noi quando, come e quale sia il vantaggio di questi nuovi prodotti, misurando la loro
maggiore efficienza, abbinata al costo di produzione ridotto» spiega Rosalia Bertorelli ricercatrice del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Farmaci. «Abbiamo già depositato tre
brevetti riguardanti questi nuovi prodotti e abbiamo diversi investitori interessati: se tutto va bene, stiamo pensando di partire con un progetto di
startup». Un vantaggio "doppio", quindi, descritto anche da
Athanassia Athanassiou, responsabile del gruppo Smart Materials: "In
pratica decidiamo noi quando, come e cosa il cerotto rilascia sulla
ferita".
Davvero ritrovati straordinari, ma, sappiatelo, la
ricerca non si ferma qui: tutto questo non è ancora tutto! Presto
il cerotto cambierà ancora: diventerà più avanzato, si trasformerà, a ragion veduta, in strumento intelligente, in quanto sarà in
grado di controllare la ferita, avvisandoci quando essa sarà guarita. Cari amici, anche il
semplice cerotto, quindi, cede il passo alla tecnologia, grazie ai sempre nuovi
dispositivi disponibili. I ricercatori dell’università svizzera di Friburgo, ad
esempio, stanno lavorando ad un particolare tipo di cerotto al cui interno è
stata posta una fibra ottica, molto flessibile, in grado di monitorare
i vari stadi di guarigione della ferita. La fibra potrà rivelare l’acidità del
tessuto leso, misurando la lunghezza d’onda di un fascio luminoso inviato alla
ferita stessa. Ad ogni segnale corrisponderà una variazione di pH che farà
cambiare colore al cerotto informandoci sull’andamento della guarigione. Cose,
fino a pochi anni, fa assolutamente impensabili!
Per ora i ricercatori stanno studiando il
tutto su tessuti umani, in attesa di risultati sempre più soddisfacenti che
permettano la sperimentazione diretta sull’uomo, a cui seguirà poi la
commercializzazione. L’obiettivo finale è quello di perfezionare il cerotto,
rendendolo capace di valutare anche la presenza dei tanti enzimi indispensabili
per il processo di rimarginazione della ferita fino a darci l’OK finale, avvisandoci
quando il tessuto lesionato è ormai guarito. Lukas Scherer, uno degli studiosi
impegnati in questo progetto, afferma: “Abbiamo impiegato due anni per mettere
a punto il dispositivo. La parte più difficile è stata creare una fibra ottica
abbastanza flessibile da poter essere cucita all’interno del cerotto. Ora
stiamo sperimentando anche un metodo diverso, che invece dell’acidità controlla
la presenza di alcuni enzimi essenziali per la guarigione”.
Cari amici, addio dunque
ai vecchi cerotti (per me, addirittura, ai rimedi naturali contenuti nelle
canne palustri), il futuro sarà sicuro appannaggio di dispositivi rivoluzionari
ed originali come questi! L’uomo, continuando così diventerà sempre più
bionico…, magari avvicinandosi sempre di più all’immortalità!
Ciao, a domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento