Oristano
4 Novembre 2014
Amici,
pochi giorni fa ho
avuto occasione, come tanti, di apprendere dalla Rete la notizia (rivelatasi
poi falsa) della morte di C. De Sica. Questo fatto, questa costante e crescente
“manipolazione” dell’informazione, mi ha fatto ulteriormente riflettere sul
fatto che, in effetti, la comunicazione non è il veicolo attraverso il quale si
diffonde la verità, ma un semplice modo per trasmettere agli altri “quello che si
vuole”, per fino spesso poco nobili.
Il bisogno dell’uomo di
comunicare è sempre esistito, ma la verità, spesso, si è sempre tentato di
nasconderla o di modificarla. La stessa Bibbia ci parla del "sempre esistito"
sistema di addomesticamento della verità. Ha cercato di nasconderla Caino,
interrogato sulla sorte del fratello Abele, rispondendo: “sono forse io il
custode di mio fratello?”.
Come la Bibbia, così anche il Vangelo ci fa osservare che la
manipolazione della verità era prassi corrente anche all’epoca. Pilato,
durante il processo a Gesù, domandandogli, in modo sibillino, se fosse Lui il re
dei Giudei, non aveva certo bisogno di una “vera” risposta, perché la conosceva
già. Risposta, quella di Gesù, che non
ebbe bisogno di commenti: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di
me?”. Il governatore Pilato, che aveva la responsabilità di verificare la
veridicità delle notizie e la loro affidabilità, sicuramente era a conoscenza
della manipolazione delle informazioni a lui pervenute da parte degli Scribi e
dei Farisei, che temevano, da parte di Gesù, le giuste reazioni per aver
manipolato a loro piacimento la religione del Tempio di Gerusalemme.
Comunicare correttamente la verità è
sempre stato difficile.
Arrivando ai giorni nostri lo sviluppo della
comunicazione, prima attraverso la carta stampata, poi con la radio, la
televisione e internet, oggi consente una comunicazione praticamente
istantanea, in tutte le parti del mondo. Ma, ci si chiede: quello che tutti i
giorni passa attraverso i nostri occhi e le nostre orecchie è qualcosa di vero
o, in tutto o in parte, artefatto? L’unica risposta possibile è che la notizia
asettica, senza influenze o interferenze, di fatto non esiste. Per una ragione
semplicissima: perché chi la comunica, anche senza volerlo, la trasmette con la
propria visione delle cose, quindi con l’aggiunta del proprio convincimento
della sua “versione dei fatti”.
Quando, all'inizio
degli anni Cinquanta i sociologi della comunicazione di massa, E. Katz e P. Lazarsfeld, intrapresero la complessa ricerca
sull'influenza personale nel flusso della comunicazione di massa (1955), era
ormai maturata fra gli studiosi, la consapevolezza che i mass media erano
potenti strumenti di “persuasione collettiva”, non semplici mezzi d’informazione.
L’aumento vertiginoso delle fonti comunicative ha successivamente ampliato la
quantità e la qualità dei messaggi trasmessi, da quello commerciali a quelli
politici, da quelli della cronaca a quelli finanziari. Sembra incredibile ma
tutti, dico proprio tutti, si prestano ad essere “influenzati” da chi li
trasmette. Questa influenza può portare anche al paradosso: "trasmettere per
convenienza" (può essere solo per la cattura dell’attenzione o anche per un fine
molto meno nobile), una notizia totalmente falsa, come quella recente della “finta
morte” di De Sica.
Un grosso passo avanti
nella manipolazione dell’informazione è stato fatto con la grande diffusione
della “Rete” in tempo reale. Questa capillare ed istantanea diffusione dell’informazione ha anche
aumentato la possibilità di un’abile
manipolazione. Ormai la gran parte dei Media sono finiti nelle mani dei
responsabili di marketing, che vendono notizie come un qualsiasi prodotto di
consumo di massa. Lo tocchiamo con mano tutti i giorni: a qualsiasi ora del
giorno e della notte, siamo bombardati non da asettiche notizie dal mondo, ma
da strategiche comunicazioni che debbono convincerci a comprare o a “fare
qualcosa” che altri vogliono sottilmente imporci. Siamo diventati, ormai, un
“branco di consumatori dominati”, un gregge, succube di un fantomatico Grande Fratello.
A dare il brusco
risveglio a questo gregge silente che “bruca le informazioni addomesticate”, ci
ha pensato un “Media Strategist” americano, anche se Lui preferisce definirsi
semplicemente un “Liar”, ovvero un "bugiardo". L’uomo che di nome fa Ryan Holiday, ha messo in commercio un
suo manuale (dal titolo Credimi! Sono un
bugiardo, Hoepli editore 2014), che è andato a ruba negli Stati Uniti,
sbarcando poi anche in Europa. Ma chi è Holiday? E’ uno, furbo e intelligente, che ha sfruttato la sua esperienza di ideatore
di campagne pubblicitarie di successo, per trasformarsi in un manipolatore dei
media.
Scrive nel suo manuale:
“Si
tratta di un imbroglio molto semplice: qualcuno mi paga, io invento una storia
e le facciamo scalare tutta la catena mediatica". Per poi aggiungere:
"Attraverso
i blog ho creato false impressioni che hanno indotto le persone a formulare
conclusioni infondate e a prendere decisioni sbagliate; si è trattato di
decisioni reali nel mondo reale, che hanno avuto conseguenze per persone
reali". Siamo arrivati al paradosso: che la notizia falsa, data in
Rete, diventa più importante della verità. Holiday, come spiega nel libro, si è
reso conto che nella continua proliferazione e inflazione di notizie e nella loro
velocità di diffusione, è venuta meno la verifica della notizia stessa. In
sostanza la notizia lanciata diveniva attendibile perché tutti la rilanciavano,
non perché fosse vera! L’economia di
Internet ha dato vita a un sistema perverso di incentivi, che rende il traffico
più importante (e più redditizio) della verità.
Cari amici, in questo
millennio vige sempre più il detto che la comunicazione è importante a tal punto che “Chi non comunica non esiste”.
Ma in questo millennio ci siamo resi anche conto che oltre a scomparire chi non
comunica è praticamente scomparsa anche “la
comunicazione veritiera”. Alle relazioni ed agli incontri personali abbiamo
sostituito quelli virtuali, al genuino dialogo e confronto delle nostre idee
con quelle degli altri, abbiamo scelto di assoggettarci al consumismo di massa
(in tutti i campi) dettato dalla pressante pubblicità delle multinazionali,
abdicando alla nostra personalità per diventare dei cloni.
Il sociologo
statunitense David Riesman nel Suo libro la “Folla Solitaria”, analizzando l’attuale evoluzione dell’umanità, ha
sentenziato che essa ha prodotto un tipo d’uomo che Egli ha definito “eterodiretto”,
cioè condizionato e influenzato dall’esterno, massificato, conformizzato
(termine orribile, ma un po’ meno indigesto di “standardizzato”) e perciò,
solo così, "accettabile" dal gruppo
sociale di appartenenza. Se questa è
evoluzione…
Grazie amici, della
Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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