Oristano
21 Novembre 2014
Cari amici,
i velivoli senza
pilota, quando anni fa iniziarono a percorrere i cieli, furono considerati un
grande passo in avanti nella storia della navigazione aerea senza uomini a bordo,
da utilizzare soprattutto nelle zone di
conflitti armati. La grande scoperta del volo radiocomandato si è successivamente
estesa a macchia d’olio anche nel campo civile, considerato che poteva essere
utile in mille modi: dal realizzare fotografie aeree di ampie zone della terra,
alla possibilità di poter recapitare una “posta super veloce” con dei piccoli
velivoli telecomandati.
L’elettronica oggi fa cose strabilianti: non solo nella
miniaturizzazione dell’hardware ma in special modo nel software, capace di dare
al velivolo senza pilota una autonomia e una capacità di direzione tale da
farlo arrivare a destinazione con una precisione fantastica.
Il ricorso a velivoli
radiocomandati in ambito civile è oggi il più svariato, anche se è soggetto a
specifiche regolamentazioni: in sempre più Paesi, infatti, ne è vietato l’uso
indiscriminato per non intralciare il traffico aereo o non interferire con gli
strumenti di posizionamento, ad esempio i radar, dell’aviazione. Negli ultimi
mesi però questi nuovi mezzi, che possiamo considerare soprattutto “di
comunicazione”, sono saliti alla ribalta della Rete e promettono di diffondersi
a macchia d’olio: i droni sono una di quelle evoluzioni tecnologiche che hanno trovato
applicazione in molte attività civili: dal controllo del territorio al
monitoraggio dei criminali, dall'analisi dei terreni alla ricerca di dispersi
dopo una calamità naturale. Ma il loro uso è destinato a diventare ben più
largo, e non solo da parte delle attività civili e commerciali svolte in modo legale.
Anche i criminali studiano ingegnosi sistemi per il loro utilizzo.
Recentemente il
Corriere della Sera con un articolo di Massimo Franco ha evidenziato i timori
di un possibile attacco da parte musulmana contro il Pontefice. Il giornalista, ricordando il
Suo viaggio nell’Agosto scorso nella Corea del Sud, e l’intervento dei servizi
segreti che Gli vietarono di fare tappa in Kurdistan, nell'articolo esprime il
timore che esista, per il Papa che ha unito in preghiera cattolici, ebrei,
musulmani e ortodossi, un serio pericolo di attentato, magari proprio con
l’utilizzo di un drone. La notizia, pur smentita dal portavoce della Sala
Stampa vaticana Padre Federico Lombardi, che ha affermato: "Non vi è alcun motivo
specifico di preoccupazione. Non mi risulta alcun 'innalzamento' della
protezione del Papa. È tutto come prima", tiene in allarme milioni
di fedeli nel mondo.
Certo il Pontefice
Jorge Mario Bergoglio, non si è mai voluto trincerare dietro la riservata
“campana di vetro” che per anni ha protetto il Papa. Fin dal primo giorno di
pontificato è sceso in mezzo alla folla, in mezzo agli umili, incurante dei
moniti del servizio di sicurezza. Questa Sua troppa disinvoltura nel non temere
i rischi, in effetti potrebbe davvero metterlo in serio pericolo. L'articolo
del Corriere della Sera intendeva dire proprio questo: si riferiva al pericolo
concreto che l'Isis rappresenta - soprattutto per il tramite dei "lupi solitari"
europei – capaci di prendere di mira un Pontefice che fin dall'inizio ha
respinto le misure di sicurezza, che considera eccessive. La
preoccupazione - si legge nell'articolo - è che qualche affiliato europeo, per
imitazione, proprio attraverso un’azione dimostrativa fai-da-te, utilizzando magari
un drone da radio-pilotare su piazza San Pietro durante un'udienza, possa mettere in
atto e concretizzare un terribile sanguinoso attentato.
L'Isis, non
dimentichiamolo, ha già inserito, oltre la battaglia alla Casa Bianca quella al Vaticano, tra i temi della sua
propaganda. Dabiq, la rivista online dello Stato islamico, lo scorso ottobre ha
messo sulla sua copertina digitale un fotomontaggio: un'immagine di piazza San
Pietro con l'obelisco sovrastato dalla sua bandiera nera e il titolo "La crociata fallita".
E
i vertici dell'Isis hanno detto chiaramente che la Jihad, la guerra santa
dell'Islam, non sarà finita "finché non ci troveremo sotto gli
alberi di ulivo di Roma e avremo distrutto quell'edificio osceno che si chiama
Casa Bianca".
Cari amici, il pericolo
paventato dal giornalista del Corriere non è certamente solo teorico ma esiste
realmente, anche se il Papa argentino non sembra intenzionato a cambiare il suo
modo di fare. Il futuro - anche quello più cupo - non lo spaventa affatto, a
giudicare da quanto avrebbe detto il 12 novembre scorso in un colloquio con un
prete argentino, riportato dal quotidiano La Nation. "Attento, ti possono ammazzare",
gli avrebbe detto il prete. E lui: "È la cosa migliore che mi possa
capitare. E anche a te...". Un modo di dire che bisogna essere
pronti a tutto, anche al martirio.
Ci auguriamo tutti che
le parole del Papa non siano un preciso riferimento ai Segreti di Fatima…
Cia a tutti Voi,
amici lettori. A domani!
Mario
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