martedì, novembre 25, 2014

AMBIENTE: L’UNIONE EUROPEA PROPONE AGLI STATI MEMBRI DI RICICLARE I RIFIUTI FINO AL 70%. GRAZIE AL RICICLAGGIO PIÙ OCCUPAZIONE E CRESCITA SOSTENIBILE.



Oristano 25 Novembre 2014
Cari amici,
la parola Riciclare forse non è simpatica a molti, ma da iniziale “invito”, rivolto a tutti, si sta praticamente trasformando in un “ordine”. Il mondo si sta inesorabilmente trasformando in una enorme pattumiera, e senza una sana e forte politica di riciclo il futuro non sarà roseo. Di recente (Luglio 2014) l’Unione Europea (la Commissione Ambiente) ha adottato alcune proposte intese a sviluppare un'economia più circolare in Europa e promuovere il riciclaggio negli Stati membri.
Il conseguimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti creerebbe 580.000 nuovi posti di lavoro, rendendo l'Europa più competitiva e riducendo la domanda di risorse scarse e costose. Le misure proposte, che consentirebbero peraltro di ridurre l'impatto ambientale e le emissioni di gas a effetto serra, prevedono il riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani e dell'80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili. Tra gli obiettivi figura anche la riduzione dei rifiuti marini e alimentari. In un'economia circolare i rifiuti sono destinati a sparire, e il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio devono diventare la norma. Prolungare l'uso produttivo dei materiali, riutilizzarli e aumentarne l'efficienza sono azioni che servono anche a rafforzare la competitività dell'UE sulla scena mondiale.
Janez Potočnik, Commissario Europeo per l'Ambiente, ha recentemente dichiarato: "Nel XXI secolo, caratterizzato da economie emergenti, da milioni di consumatori appartenenti alla nuova classe media e mercati interconnessi, utilizziamo ancora sistemi economici lineari ereditati dal XIX secolo. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, reimmettendole nel ciclo produttivo invece di collocarle in discarica come rifiuti. Il passaggio a un'economia circolare, oltre ad essere possibile, è redditizio, ma non avverrà senza le politiche giuste. Per realizzare gli obiettivi proposti per il 2030 bisogna agire da subito per accelerare la transizione verso un'economia circolare e sfruttare le opportunità commerciali e occupazionali che offre."
Meno discarica, dunque, e più riciclo, iniziativa in grado tra l’altro di creare nuovi posti di lavoro. In Italia, diminuendo il ricorso alla discarica e implementando il riciclo dei rifiuti urbani, nei prossimi anni si creerebbero fino a 195mila nuovi posti di lavoro. Oggi nel settore la cifra è ferma a 68.300 (dati 2013 di Federambiente): rispettare le direttive Ue sulla diminuzione dei rifiuti in discarica e sull'aumento della differenziata e del riciclo significherebbe triplicare il numero degli addetti, aggiungendo al settore un'occupazione che vale in termini assoluti quanto tutti gli occupati di Enel nel mondo! Lo rileva il Was (Waste Strategy), think tank su rifiuti e riciclo di Althesys, che sta elaborando il “Was Report 2014”. Secondo il quadro normativo disegnato in Europa, l'Italia entro il 2020 è chiamata a rispettare la Direttiva Comunitaria sui Rifiuti (la 2008/98/Ce) e aumentare di almeno il 50% in peso i rifiuti urbani da riciclare.
Nelle stime più prudenziali, comunque, nei prossimi sei anni il ricorso alla discarica si ridurrà di quasi 4 milioni di tonnellate, con un aumento di occupazione pari 89 mila nuovi posti di lavoro. "In un quadro complessivo di questo genere, enormi sono le ricadute pratiche - afferma Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys - Il dato generale ci parla di un vantaggio economico complessivo che può arrivare a sfiorare i 16 miliardi di euro: nel dettaglio, si tratta di 10,8 miliardi di giro d’affari sviluppati dalla filiera (raccolta differenziata, trasporto, selezione, compostaggio, ecc.) e fino a 5 miliardi per le infrastrutture (impianti di selezione, compostaggio, termovalorizzazione)". Secondo le anticipazioni di Althesys, solo nel Sud e nelle Isole si potrebbero anche superare gli 89 mila posti di lavoro.
Cari amici, cambiare direzione, svoltare verso un pianeta più pulito “conviene”, sia in termini di nuova occupazione che in risparmi di materie prime e minor inquinamento ambientale. Gli effetti occupazionali, sia per il Nord che per il centro e il Sud della nostra penisola, pur complessivamente positivi in entrambi gli scenari, sono in proporzione maggiori al Centro e al Sud, soprattutto nelle attività di raccolta differenziata, in ragione del ritardo che caratterizza tali aree. Oggi in Italia circa un terzo dei rifiuti urbani è avviato a riciclo e il ricorso alla discarica è calcolato intorno al 40%.
Riciclare, dunque, oltre gli effetti occupazionali, risulta davvero conveniente: in particolare nel risparmio delle materie prime. 
Tutti gli oggetti che gettiamo via possono tornare a nuova vita: la carta straccia rivive in nuovi libri e quaderni, il vetro diventa una nuova bottiglia, la plastica un nuovo giocattolo. Senza dimenticare i rifiuti delle apparecchiature elettroniche, dove sono presenti materiali molto costosi, come l’oro. Se si riciclassero correttamente i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti Raee, non soltanto apporterebbe una sensibile crescita del PIL, ma costituirebbe anche un consistente risparmio nell’approvvigionamento delle costose materie prime necessarie.
La filiera della differenziata e del riciclo, insomma, “fa bene” a 360 gradi:  all'economia, con risparmi di materie prime, all’occupazione, con nuovi posti di lavoro e all’ambiente: ci basti pensare ai tanti alberi che si evita di tagliare per la produzione della carta, ed alla grande diminuzione dei gas ad effetto serra immessi nell’atmosfera! Secondo una stima recente, l’Unione Europea potrebbe ridurre la quantità di materie prime necessaria a far girare l’economia di circa il 25%, a parità di produzione, entro il 2020. L’economia ne trarrebbe un indubbio beneficio e la crescita del PIL porterebbe in Europa anche la creazione di nuovi posti di lavoro, tra 1,4 e 2,8 milioni. Sono cifre davvero significative.

Cari amici, ho iniziato dicendo che la parola riciclare non è, a molti, troppo gradita, ma volenti o nolenti, tutti ci dovremo rassegnare a fare il riciclo!  Guai se il mondo non riciclasse tutto il possibile, sarebbe la fine. Anche il futuro dei nostri figli sarebbe messo in discussione! Non lasciamo alle nuove generazioni un mondo pieno di spazzatura, sarebbe un tristissimo retaggio e un pessimo biglietto da visita!
Ciao, a domani.
Mario  

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