martedì, gennaio 05, 2016

ELOGIO DEL “VERBO”, DELLA PAROLA. ORIGINARIO E SACRO STRUMENTO DI COMUNICAZIONE.



Oristano 5 Gennaio 2015
Cari amici,
ieri, come spesso mi capita la Domenica, sono stato a messa in Cattedrale, anziché nella chiesa della mia Parrocchia. Contrariamente alla consuetudine, non celebrava il Parroco titolare, Mons. Giuseppe Sanna, ma Don Costantino Usai, suo predecessore. Conosco bene Don Titino: studioso e cultore della sacre scritture, dotato di buona favella e capace di rendere semplici anche i concetti più difficili, ma soprattutto uomo dotato di grande carisma. Seduto nei primi banchi, leggendo il foglietto domenicale, ho pensato subito che la Sua omelia sarebbe stata interessante (ero da molto senza sentirne una delle Sue), ed ero soprattutto curioso, considerata la particolarità del tema del Vangelo del giorno, di sapere in che modo avrebbe reso quei difficili concetti ai fedeli.
L’argomento di Domenica scorsa era tratto dal Vangelo di Giovanni, e riepilogava la creazione, l’originaria comunicazione di Dio con l’uomo (il Verbo) e la successiva venuta di Cristo (l'incarnazione del Verbo), nella descrizione fattane dall’evangelista Giovanni. Don Titino, commentando il classico e ultra noto passo: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”, con la Sua sagace capacità oratoria, ha cercato di rendere semplice, come suo solito, il difficile concetto di “far comprendere”, anche ai meno colti, il significato di “Verbo”, inteso come “Parola”, come grande mezzo espressivo e comunicativo, strumento principe della trasmissione del pensiero tra gli uomini, e, in primis, utilizzato da Dio per comunicare all’uomo la Sua volontà. Dio ha da principio usato il Verbo parlandoci attraverso i profeti, e successivamentecon con l'invio sulla terra del Suo unico figlio, Gesù.
Ecco, ha detto nell'Omelia, il Verbo è l’inizio di tutto, è antecedente a qualsiasi altra cosa; il Verbo, la parola di Dio, precede tutto, anche la creazione del mondo; dopo averci creato è attraverso la Sua parola che Egli ci ha resi partecipi del Suo volere, del suo affetto verso di noi, dimostrandocelo anche in modo tangibile: inviando il Suo unico figlio sulla terra, prendendo sembianze umane con l'incarnazione nel seno della Vergine Maria. Dono immenso, concessoci per poterci riscattare dai nostri peccati, attraverso il sacrificio delle Sue spoglie terrene, immolato sulla croce. “E il Verbo si è fatto carne”, ha detto Don Titino, volendo Dio dimostrare all'uomo, in modo inequivocabile, il Suo immenso amore che può arrivare anche al sacrificio estremo. Verbo, dunque, come parola di Dio diretta all'uomo, come espressione di costruttivo dialogo reale, concreto, di salvezza.
Quell’iniziale Verbo di Dio, da iniziale sacro strumento di comunicazione è divenuto poi il linguaggio corrente degli uomini, strumento fondamentale della comunicazione nel mondo. Linguaggio, quello umano, che nel tempo ha assunto le forme più svariate del sapere, dell’intelletto: Verbo diventato parola-poesia, parola-logos, parola-dialogo, parola diventata sapienza, conoscenza, diritto, filosofia, logica, matematica, economia, scienza e quant’altro.
Eppure l’uomo di questo straordinario mezzo di comunicazione ha spesso abusato; lo ha spesso svilito, usato impropriamente, imbrattato, insozzato, travisandone la funzione iniziale; in sintesi l'uomo, travisando il Verbo, questo straordinario mezzo di comunicazione, di arricchimento interiore, di meraviglioso tramite anche con Lui, nostro Dio Creatore, lo ha trasformato in veicolo per lordare, per sporcare. Spesso, a detto Don Titino, anziché usare la parola donataci da Dio per salutare, lodare, ringraziare, dialogare positivamente con gli uomini o pregare, l'abbiamo svilita, utilizzandola per inveire, denigrare, criticare, dire il falso, offendere, imprecare e bestemmiare.
Parola, dunque, trasformata da positiva in negativa, gettata nel fango, usata non come mezzo di ringraziamento per il dono della vita, come annuncio di gioia, come lode al Creato e al Creatore, ma abusata, diventata strumento di odio, di condanna, mezzo di morte. L’uomo sempre più spesso continua a rifiutare la grande offerta di salvezza fattagli da Dio, e, pur potendo, stenta ad abbandonare i piaceri terreni e a distaccarsene, anziché pentirsi e chiedere perdono per essere redento dal peccato.
Cari amici, sono rimasto molto colpito dall’omelia di Don Titino, fatta con il suo solito calore, il suo forte entusiasmo, la sua competente preparazione; le sue parole catturano sempre l’attenzione e fanno riflettere, perché sono capaci di entrare in profondità dentro chi lo ascolta. Rientrando a casa, al termine della sacra funzione, ho riflettuto ancora. Ho pensato che se fossimo tutti un pochino più umili, più responsabili, potremmo cogliere, in quest’anno speciale, la grande opportunità dataci da Papa Francesco con il Giubileo della Misericordia: quella di riprendere con fiducia il dialogo spesso interrotto con Dio.
Tutti possiamo, attraversando una delle “Porte Sante”, tornare ad essere in piena sintonia con Lui, ritrovando, attraverso la Sua Misericordia, quell’amicizia che Egli non ci ha mai negato. Egli ci aspetta, fiducioso del nostro pentimento; aspetta la ripresa di quel dialogo interrotto, attende il nostro ritorno alla casa del Padre; Egli ci aspetta tutti, peccatori pentiti, attende le nostre preghiere, fatte più di sentimento, di pensiero, che di parole. Il Suo amore non ci abbandonerà mai! Lui, Misericordia Infinita, ci chiede solo di “Essere misericordiosi come lo è Lui con noi, sempre”.
A domani.
Mario  




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