venerdì, ottobre 14, 2011

IL TIRSO: UNA GRANDE RISORSA DA TUTELARE E VALORIZZARE.











Oristano 14 Ottobre 2011

Care amiche ed amici del mio blog,

Tutti noi sardi sappiamo quanto il fiume Tirso sia importante. Nasce lontano da Oristano ma è qui che riversa tutte le acque che strada facendo raccoglie. Con queste irriga i nostri campi ed ha creato e crea benessere. Potrebbe, però, darci di più. Vediamo come, partendo dalla sua lunga storia.

IL TIRSO.

E’ chiamato “TIRSO” il più grande ed importante fiume della Sardegna. Denominato anticamenteRiu Mannu’, «rivo grande», deriva la sua attuale denominazione da ‘Thyrsos’. Tolomeo cosi definiva il suo estuario: “Tyrsou potamoũ ekbolái”, «bocche del fiume Tirso» e Tyrsus (Caput Tyrsi «sorgente del Tirso»), è anche definito nell’Itinerarium Provinciarum Antonimi (81.1), riferendosi certamente all'appellativo greco Thyrsos. Possiamo anche immaginare che essendo Thyrsos una variante di Tyrsis «torre», è facile dedurne che il fiume sardo potesse trarre il suo nome da uno dei numerosi nuraghi che esistono tuttora nel Sinis, dove il fiume si riversa nel mare.

Il Tirso è il fiume più importante della Sardegna per lunghezza e ampiezza di bacino. Esso ha origine da una piccola sorgente che si trova in cima ad una vallata tra le montagne granitiche di Buddusò. L'altopiano di Buddusò, alle pendici della Punta Pianedda (985 m), è posto in un territorio tra la provincia di Sassari e quella di Nuoro, ai confini territoriali tra Buddusò e Bitti. Il suo percorso si snoda, per circa 160 Km, attraversando 3 delle 4 originarie provincie sarde e, dopo aver raccolto l’acqua di diversi affluenti, percorso profonde valli, dato vita ad alcuni laghi artificiali – solca le pianure alluvionali del campidano che il fiume stesso ha formato e sfocia, con un piccolo delta, in prossimità di Oristano. Il Tirso percorre una gran parte dell'isola da Est verso Ovest e dopo questo lungo viaggio sfocia nel Golfo di Oristano.

Prima della costruzione della grande diga che sbarra il suo percorso e che forma il lago “Omodeo” (prende il nome dal suo costruttore, l’ing. Angelo Omodeo), il bacino artificiale più grande d’Europa, e prima della realizzazione delle opere di arginatura realizzate nella piana di Oristano, era un fiume soggetto a piene rovinose e straripamenti frequenti, specie nei mesi primaverili. Nel 1860 il fiume Tirso esondò in modo impressionante, provocando seri danni al territorio circostante. Un ex voto del 1860, custodito nella Chiesa Cattedrale, documenta una delle rovinose esondazioni del fiume, ancora sprovvisto di solidi argini, con l’allagamento dell’intera piazza Roma.

Gli oristanesi ne hanno, comunque, un indelebile ricordo attraverso le commedie dialettali di Antonio Garau, illustre commediografo oristanese, che con le sue opere, in particolare “Basciura” e “Is campanas de Santu Sadurru”, rievoca, pur in modo ironico e dissacrante, quei tempi.

Il Tirso durante il suo lungo viaggio riceve le acque di diversi affluenti tra i quali:

- Affluenti di destra:

1.il rio Tortu, che nasce dalla catena del Goceano, presso Bultei;

2.il rio di Bolótana che sorge dalla catena del Marghine, a nord di Bolotana;

3.il rio Murtatzolu, che con il contributo dei rii Manigos, Bidiene e Cannigone o Canales che nascono tutti sui monti del Marghine, si versa nel Tirso nella piana di Ottana, prima del Lago Omodeo;

4.il rio Mérchis nasce alle pendici delle alture che circondano il Monte Ferru, riceve da destra il T. Bonórchis e si versa nel Lago Omodeo tra Ghilarza e Sedilo;

5.il rio di San Leonardo nasce presso le omonime fonti nel Monte Ferru, arrivato all'altopiano di Abbasanta cambia nome in rio Pitziu, e si getta nel Tirso poco a valle di Fordongianus.

- Affluenti di sinistra:

1.il rio de Molò nasce nell'altopiano di Bitti e si versa nel Tirso a valle di Osidda;

2.il rio Mannu, che nasce dai monti tra Bitti e Orune, riceve da destra il rio Minore che sorge sotto la Punta Comoretta (m 857) a ovest di Bitti e si versa nel Tirso presso le sorgenti termali di San Saturnino;

3.il rio Liscoi le cui sorgenti si trovano nei territori di Oniferi, Orani e Nuoro;

4.il rio e Binzas si forma in territorio di Ollolai e versa nel Tirso presso Ottana;

5.il fiume Taloro è il più importante degli affluenti del Tirso. Esso, insieme ai suoi affluenti, prima di sfociare nel lago Omodeo forma i laghi artificiali di Olai, sul rio Olai, in territorio di Orgosolo, Govossai in agro di Fonni, sul rio omonimo, Gùsana presso Gavoi, Torrei sul rio omonimo, a nord di Tonara, Cucchinadorza e infine Benzone. Sono tutti sfruttati per gli acquedotti civili delle zone limitrofe e per irrigazione mentre solo i laghi di Gusana, Cucchinadorza e Benzone anche per energia idroelettrica;

6.il rio Mannu (un altro) o Aràxisi è il secondo per importanza tra gli affluenti del Tirso. Ha i suoi rami sorgentiferi tra il Mandrolisai, la Barbagia di Belvì ed il Gennargentu a nord e ad est, mentre a sud drena il territorio di parte del Sarcidano, Arborea e Giare, tramite i corsi dei rii Imbessu, Flumini e Bidissariu. Le sue acque sfociano nel Tirso pochi chilometri a valle della nuova diga che ha ulteriormente ingrandito il Lago Omodeo;

7.il rio Grannaxiu o rio San Crispo che nasce dalle colline presso Mogorella, si versa presso Simaxis.

Questo variegato complesso di acque rinvenienti in gran parte dei rilievi della Sardegna centrale forma, come detto, un grande lago artificiale, nato ai primi del ‘900 per opera dell’ing. Omodeo che realizzò l’imponente sbarramento e che diede il nome al nuovo bacino. Recentemente un nuovo sbarramento, più a valle, ha consentito di realizzare un invaso ancora più grande, in grado, oggi, di appagare i bisogni idrici non solo del campidano di Oristano ma anche di buona parte dell’Isola.

Non è facile parlare compiutamente di un fiume importante, soprattutto in Sardegna. L’Isola, come ben sappiamo, soffre di una piovosità ciclica, soggetta a bizzosa irregolarità; alla carenza d’acqua è, spesso seguita una piovosità disastrosa, che ha regalato periodicamente delle devastanti alluvioni che hanno condizionato, anche in modo drammatico, lo svolgersi della vita del mondo agro-pastorale nelle zone e nei territori attraversati dal fiume. L’uomo ha sempre cercato l’acqua per creare le dimore a lui congeniali e l’interazione tra l’uomo e le acque dei fiumi fa parte della storia e delle civiltà. Anche le popolazioni della Sardegna, ed in particolare quelle che da millenni si sono succedute lungo il corso del Tirso, hanno utilizzato appieno la sua forza e le sue risorse, lasciando importanti testimonianze storiche ed archeologiche, anche recentemente venute alla luce.

L’uomo con la sua intelligenza non usa semplicemente le risorse della natura, utilizzandole allo stato naturale, ma le modifica, le adatta alle proprie esigenze, per meglio ricavarne frutti abbondanti. Non sempre, però, le modifiche sono senza conseguenze. Modificare il percorso naturale di qualsiasi fiume o corso d’acqua da parte dell’uomo, grazie all’evolversi della tecnologia, è comunque un trauma all’equilibrio naturale, una mutazione “per sempre”, dell’equilibrio prima esistentesi tra fiume ed ambiente circostante. Spesso con errori irreparabili.

L’uomo dunque capace di trasformarsi da semplice utilizzatore, da spettatore passivo, in attivo creatore di nuove risorse. La storia insegna che l’uomo da ‘raccoglitore’ è diventato ‘coltivatore’ e da ‘cacciatore’ si è trasformato in ‘allevatore’. Anche con il fiume Tirso ha operato in modo da utilizzare appieno tutto il suo potenziale: sbarrando il suo corso per costituirsi un’ampia riserva d’acqua ed imbrigliando i suoi argini per eliminare o limitare i danni causati dalle sue travolgenti piene, riuscendo cosi a cambiarlo e governarlo.

L’imponente opera di sbarramento e la realizzazione del bacino del Lago Omodeo assicura oggi l’approvvigionamento idrico ad una vastissima area – compresa la zona di Arborea, dove il canale artificiale convoglia circa i 2/3 dell’acqua del fiume – consentendo così alla valle del Tirso di divenire una delle più produttive zone agricole dell’isola ma facendo, però, anche scomparire per sempre villaggi, campi e monumenti archeologici di grande interesse.

Ma cosa incontra questo fiume nel suo lungo percorso che conta oltre 160 chilometri?

Chi ha avuto la fortuna di percorrere, a tappe, questa lunga strada fluviale ne ha proprio tanto da raccontare! Discendere il corso del fiume, partendo dalla piccola sorgente che sgorga dai graniti di Buddusò, pur non essendo una facile passeggiata, è certo possibile. Si può scegliere di farlo in parte a cavallo, a piedi o in bicicletta, oppure in macchina, visto che comode strade costeggiano quasi tutto il suo corso. Tutto sommato, ognuno di questi mezzi offre opportunità che, seppur in modo differente, possono farci godere pienamente lo spettacolo offerto dai bellissimi paesaggi circostanti. Le splendide immagini delle zone rivierasche, che man mano si presentano durante il percorso, sono di grande fascino: splendidi scorci, tra i quali si alternano selvaggi canyon, morbide vallate, testimonianze archeologiche e vivaci centri abitati. Paesi dove si respira ancora l’aria delle tradizioni, dove il tempo qualche volta sembra essersi fermato e che consente di vivere, senza fretta, luoghi, poesie e sapori di epoche lontane. I profumi che si assaporano attraversando le valli ed i boschi lungo il fiume chi non li ha potuti sentire con il proprio olfatto li può solo immaginare, così come gli sarà impossibile essere permeato da quell’autentico calore umano e da quell’ospitalità fatta di mille colori e sapori e che si identifica nell’autentica ed unica tradizione gastronomica isolana.

Ricevuto nel lungo viaggio il corposo apporto degli affluenti sia di destra che di sinistra il fiume, ormai lento e maestosi si avvia verso la sua foce: il largo delta che si allarga nella piana di Oristano, per poi gettarsi nella acque del mare vicino a Tharros. E’ proprio in questa ultima parte del suo viaggio che si ipotizza di utilizzare le potenzialità di questo fiume per scopi diversi da quelli del semplice utilizzo delle sue acque:

“ Il Parco Fluviale del Tirso”.

La bassa valle del fiume Tirso, quindi, come area pilota per la sperimentazione del progetto europeo GreenLink, in linea con gli indirizzi del Piano paesaggistico regionale, che al suo interno già prevede la realizzazione del parco fluviale del Tirso. Questo progetto oltre che dalla Regione è condiviso anche dalla provincia di Oristano, che ha incluso all’interno del proprio strumento di pianificazione la realizzazione di un parco territoriale, che si dovrebbe estendere dal logo Omodeo sino alla foce del fiume Tirso. Il Comune di Oristano, favorevole, con i suoi limitati mezzi, attende gli sviluppi onde poter realizzare un lavoro di gruppo.


“Il Fiume Tirso: elemento di Collegamento tra Oristano e le sue Frazioni”,

questo potrebbe essere lo slogan capace di accompagnare la realizzazione dell’ipotizzato parco fluviale del Tirso.

Contrariamente a quanto successo fino ad oggi, il fiume, con il costituendo parco fluviale, diverrebbe un importante elemento di collegamento tra Oristano, le sue frazioni e la borgata di Torregrande, grazie anche all’ultimazione del ponte di viale Repubblica. Sarà possibile, dunque, integrare gli ultimi chilometri del fiume più importante della Sardegna con il nuovo sviluppo verso le periferie della cittadina oristanese, il tutto mediante un grande parco fluviale che diventerebbe spazio di aggregazione non solo per gli oristanesi, indirizzato allo sport, alla cultura ed al tempo libero.

La realizzazione del “Parco fluviale” non riguarderebbe solo l’adattamento ed il miglioramento della via d’acqua, ma riguarderebbe la ristrutturazione di un contesto ben più ampio. In tale contesto assumono particolare rilevanza alcuni “punti di forza” della necessaria evoluzione urbanistica che possiamo qui di seguito indicare:

• la progettazione di piste ciclabili intese a collegare il Centro di Oristano alle frazioni ed alle borgate (accordi con l’Amministrazione Provinciale e l'Anas) e altrettanta pianificazione dei percorsi interni intesi come rete urbana;

• l’esame della possibilità di incrementare la cubatura, per soluzioni di modesto impatto ambientale, atte a consentire la realizzazione di parcheggi nel sottosuolo e la contemporanea realizzazione di spazi verdi in superficie;

• l’esame e la valutazione dell’ipotesi di una variante al PUC che consenta di tenere conto della specificità oristanese nella gestione delle scuderie, favorendone l' avvicinamento al centro abitato;

• la realizzazione di ippovie che consentano la interconnessione con altre iniziative presenti nel territorio sardo, attesa la consolidata cultura del cavallo nella città di Oristano e nel circondario, non ultima la secolare e tradizionale Sartiglia;

• ricercare e favorire la localizzazione di nuovi spazi verdi in Torangius e Sacro Cuore, nonché in punti strategici della città e delle frazioni ove possa sperimentarsi una nuova gestione e controllo del verde con il coinvolgimento di privati.


Oristano quindi come sede e motore del “ Parco fluviale” che, partendo dall’Omodeo, arrivi sino alla foce del Tirso. Uno stupendo ‘Parco territoriale’ capace di diventare elemento trainante, che vedrebbe il Tirso come rinnovato elemento produttivo del territorio. È questo lo scenario che si pone il Master plan del “Parco fluviale del Tirso” proposto dalla Regione e dalla Amministrazione provinciale di Oristano nell’ambito del progetto europeo Green Link. Questo interessante progetto punta ad avviare un processo di valorizzazione e di gestione del paesaggio della Bassa Valle del Tirso. Il fiume Tirso, questa grande e poco utilizzata risorsa, oltre alla rilevanza ambientale ed ecologica che rappresenta, potrebbe diventare una ulteriore connessione tra le altre risorse esistenti: storiche antropologiche e culturali, in grado di meglio utilizzare, trasformare e conservare il paesaggio dell’isola.

Il Tirso diventa quindi elemento strategico nella pianificazione, sia a livello regionale, all’interno del P.P.R. sia a livello provinciale, nel Piano Territoriale di coordinamento e urbanistico e a livello comunale con la proposta di studi per dare l’avvio al processo di realizzazione del Parco fluviale.

Il progetto del Parco fluviale per essere realizzato ha bisogno dell’apporto costruttivo di tutti. Lo sviluppo futuro, quello sviluppo che, forse, consentirà ai giovani, non solo di trovare occupazione ma soprattutto di mantenere intatte le nostre risorse, sotto certi aspetti uniche, è fatto sì di innovazione, ma ragionata, costruttiva e produttiva. Questo progetto che intende mantenere l’identità del fiume deve essere portato avanti, con caparbietà e forte volontà. Da tutti. Oggi dobbiamo riscoprire questo fiume, volgere lo sguardo, magari da “Ponti Mannu”, ancora privo di passaggi pedonali sicuri e piste ciclabili, verso le sue lente acque che si avviano al mare, per immaginarlo ancora di più al nostro servizio, utilizzandolo ma rispettandolo, facendolo diventare nuovamente protagonista come nel passato quando ha garantito lavoro e sviluppo. Sviluppo che potrà garantire oggi più di ieri. Dipende solo da noi, non dimentichiamolo!

Grazie della Vostra sempre gradita attenzione.

Mario

1 commento:

Gianmarco Polizzotto ha detto...

il fiume Tirso potrebbe essere un volano per l'economia, e quindi l'occupazione, dei paesi che sono bagnati dalle sue acque. Inoltre la diversità che ha contraddistinto per secoli questo ambiente umido si sta perdendo a causa della incapacità delle amministrazioni locali di sfruttare la risorsa dal punto di vista naturalistico e di legarla alle realtà agricole che la circondano.... tutto questo dovrebbe farci rammaricare...ma bisogna rendere consapevole tutta l'opinione pubblica dell'importanza che ha e del potenziale inespresso che potrebbe avere una risorsa del genere... Nel frattempo, prima che sia troppo tardi, smettiamo almeno di abbandonare rifiuti di ogni genere sulle rive del fiume: cominciamo a valorizzare la risorsa acqua anche da piccoli atti di civiltà quotidiani.