martedì, novembre 07, 2006

"BLADE RUNNER". ANALISI DI UN MEDIUM UTILIZZATO: LA LUCE.

1 November 2006, 08:09 - - Wednesday.

di Mario virdis



Esercitazione universitaria (Scienze Politiche).

Ridley Scott, “ Blade Runner”, analisi di un Medium utilizzato per la realizzazione.

La trasmissione dei messaggi dal trasmittente al ricevente utilizza Medium diversissimi. Nel film esaminato, Blade Runner, ho focalizzato l’attenzione su uno dei Medium pi? importanti del cinema l’utilizzo della Luce.
Nella realizzazione di un film la luce, pi? della costruzione delle scene, della gestualit? dei personaggi, della voce e delle particolari caratteristiche dei personaggi stessi, assume un ruolo essenziale, determinante, conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della validit? della teoria di M. McLuhan, che il Medium ? il messaggio.
In Blade Runner il ruolo della luce ? fondamentale. Nelle scene la luce fatica a farsi strada, filtra in lame sottilissime attraverso le finestre, viene distribuita dalle pale rotanti dei ventilatori a soffitto, sciabola dall’alto dalle luci delle astronavi che osservano la caotica citt? sottostante, o dal basso attraverso i fari delle auto della polizia che illuminano in maniera spettrale replicanti, poliziotti e abitanti della citt?.
La poca lucentezza, la trasparenza sono proprie degli oggetti (vetri, specchi, asfalto lucido di pioggia della strada) pi? che dello spazio, in cui, invece domina una luce opaca, viscida, crepuscolare. Nei primi piani i personaggi sono spesso perfettamente immobili per permettere a sottili fasci luminosi rossi di riflettersi sulle loro pupille e dare cosi all’occhio una metallica luminosit?. Il risultato ? un effetto particolare, direi innaturale, quasi a creare nello spettatore un’immagine subdola dei replicanti, di “diversi”. La luce cosi utilizzata realizza, pi? della scena o delle parole, proprio quel senso di “ diverso”, di “sporco”e di “contaminazione” che gli essere innaturali, pur frutto dell’intelligenza umana, portano con se.
Questo perfetto gioco in chiaroscuro, di luci sussurrate e ombre cupe trasporta lo spettatore in uno spazio quasi irreale; sapientemente miscelata all’aria, alla polvere, al fiato, all’umidit?, ai vapori di una citt? allucinante e decrepita, la luce crea effetti che catapultano lo spettatore in un mondo futuro temuto ed angosciante, quasi simile al primordiale Big Bang, o, osservando la scena finale della morte di Roy con il chiodo nella mano e la colomba in volo in un’atmosfera livida, alla morte di Cristo sul Calvario.


Mario Virdis

virdismario@tiscali.it

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