Oristano 4 Febbraio 2018
Cari amici,
L'uguaglianza non ha mai fatto parte dell'organizzazione umana. Dagli scritti, anche quelli più antichi, possiamo rilevare che a prescindere dal "Capo del villaggio", figura necessaria in ogni Comunità, al suo fianco è sempre esistito un "cerchio magico", fatto di fedelissimi che con il tempo si è trasformato in una "casta" definita con termini diversi ma comunque equivalenti a Nobiltà. Questo tipo di organizzazione umana, nonostante l'avvento delle diverse democrazie, non è mai scomparsa del tutto, e ancora oggi, seppure in maniera diversa, esiste e si differenzia dal resto della Comunità.
Perchè, direte Voi, oggi inizio la mia riflessione quotidiana parlando di nobiltà? Per raccontarvi un fatto curioso, che sotto certi aspetti mette in luce, comunque, il rispetto dei diritti (a prescindere dalla loro origine), sempre dovuti senza sotterfugi o giochi di prestigio. Ecco la storia di un ragazzo che, capariamente, ha cercato di far valere le sue ragioni, riuscendo, nonostante le difficoltà, a vincere la sfida.
Un antico e noto proverbio afferma che “Buon sangue non mente”, e, come vedrete, risulta applicabile anche al caso di cui parlo. Si, perché se si ha del ‘sangue blu’ nelle vene e tanta voglia di dimostrarlo, lottando senza paura si può arrivare al risultato. La storia è quella di un ragazzo, figlio illegittimo, che, caparbiamente, ha deciso di pretendere i suoi diritti disconosciuti, riuscendo alla fine nell’intento. Una storia, certo, che sa un po’ di fiaba, come quelle che leggevamo da bambini e che terminavano sempre con il classico “e vissero tutti felici e contenti”.
Perchè, direte Voi, oggi inizio la mia riflessione quotidiana parlando di nobiltà? Per raccontarvi un fatto curioso, che sotto certi aspetti mette in luce, comunque, il rispetto dei diritti (a prescindere dalla loro origine), sempre dovuti senza sotterfugi o giochi di prestigio. Ecco la storia di un ragazzo che, capariamente, ha cercato di far valere le sue ragioni, riuscendo, nonostante le difficoltà, a vincere la sfida.
Un antico e noto proverbio afferma che “Buon sangue non mente”, e, come vedrete, risulta applicabile anche al caso di cui parlo. Si, perché se si ha del ‘sangue blu’ nelle vene e tanta voglia di dimostrarlo, lottando senza paura si può arrivare al risultato. La storia è quella di un ragazzo, figlio illegittimo, che, caparbiamente, ha deciso di pretendere i suoi diritti disconosciuti, riuscendo alla fine nell’intento. Una storia, certo, che sa un po’ di fiaba, come quelle che leggevamo da bambini e che terminavano sempre con il classico “e vissero tutti felici e contenti”.
Siamo in Olanda, alla fine
del secolo scorso, all'interno della famiglia reale. Il
principe Carlo di Borbone-Parma, membro della famiglia (è
cugino del re), è tormentato da una segreta passione nei confronti di una sua amica d’infanzia:
Brigitte Klynstra. Anche Brigitte gradisce le attenzioni del principe e l’amicizia,
diventata sempre più affettuosa, si trasforma ben presto in relazione amorosa (seppure
extraconiugale), tanto che il principe Carlo e Brigitte mettono al mondo un
figlio, Hugo. Il bimbo, essendo il frutto della relazione irregolare (che rimane segreta), prende il
cognome della madre. Il bimbo nato il 20 Gennaio del 1997 a Nijmegen,
nell’est dell’Olanda, essendo figlio illegittimo, cresce come Hugo Klynstra e resta lontano dalle luci della
corte, vivendo anonimamente, come un suddito qualunque, con la madre.
Col tempo, però, l’asserito
accordo iniziale tra i due amanti per il mantenimento del silenzio non dura. Due anni dopo, nel 1999, Brigitte inoltra istanza
in Tribunale per il riconoscimento di Hugo da parte del principe-padre. Il
Tribunale esamina richiesta ed emette l’ordinanza per l’effettuazione del test di paternità, che
dimostra inequivocabilmente che il bambino è figlio del principe Carlo. Durante
la battaglia legale, che viene portata avanti per 3 anni, il Principe, come detto cugino
di re Guglielmo-Alessandro e nipote della regina madre Beatrice, che ha
abdicato nel 2013, sostiene che tra lui e la madre Brigitte c’era stato un
accordo preciso, che sanciva che il bambino non sarebbe mai entrato a far parte
della famiglia reale.
Le carte presentate dal
principe volevano dimostrare che «era stata una decisione presa in modo indipendente da
Brigitte» quella di diventare madre. Tuttavia, non essendovi dubbi sul fatto
che Hugo era con certezza figlio del principe Carlo, la questione del
riconoscimento non poteva essere ignorata.
Il tempo passa e a Marzo del 2015, al compimento dei suoi 18 anni, Hugo presenta personalmente al Tribunale una richiesta formale di riconoscimento di paternità. Egli chiede che gli venga riconosciuto il suo stato di appartenenza alla famiglia reale, e di conseguenza di cambiare il cognome e lo stato giuridico di appartenenza. In questo modo egli cerca di concretizzare il suo sogno segreto: quello di diventare «Sua Maestà Principe reale Carlo Hugo Roderik Sybren di Borbone di Parma», iscritto nel registro dell’Alto Consiglio della Nobiltà.
Il tempo passa e a Marzo del 2015, al compimento dei suoi 18 anni, Hugo presenta personalmente al Tribunale una richiesta formale di riconoscimento di paternità. Egli chiede che gli venga riconosciuto il suo stato di appartenenza alla famiglia reale, e di conseguenza di cambiare il cognome e lo stato giuridico di appartenenza. In questo modo egli cerca di concretizzare il suo sogno segreto: quello di diventare «Sua Maestà Principe reale Carlo Hugo Roderik Sybren di Borbone di Parma», iscritto nel registro dell’Alto Consiglio della Nobiltà.
Il Ministro olandese
della giustizia, non ignora la richiesta del ragazzo. Esaminate le carte, le aggiunge agli atti precedenti e infine dà l’ok formale per il riconoscimento al ragazzo del nome e del titolo
di suo padre. La questio, però, non è ancora giunta al termine. Il principe Carlo, in disaccordo con
la decisione del Ministro, presenta ricorso al Tribunale di primo grado, il
quale, tuttavia, lo dichiara infondato. Segue un ulteriore ricorso, presentato stavolta
davanti al Consiglio di Stato, il cui pronunciamento è atteso a breve.
Cari amici, Hugo è oggi
21enne, e dopo tre anni di battaglie, sta per averla vinta. La legge olandese
in effetti consente anche ai figli illegittimi di entrare a far parte della discendenza al
trono. Il titolo nobiliare gli verrà riconosciuto formalmente nelle prossime
settimane, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato. Ci sono voluti tre anni di
un’aspra battaglia legale per vedere riconosciuta la sua appartenenza alla
famiglia reale olandese, per avere giustizia. Una battaglia legale vinta,
quella del 21enne Hugo Klynstra, che a breve potrà fregiarsi del titolo di Sua
Altezza Reale Principe Carlo Hugo Roderik Sybren di Borbone-Parma.
Personalmente amici,
seppure non ami la nobiltà, sto dalla parte del giovane Hugo. Non vogliatemene più di tanto. Personalmente
non sono un estimatore delle caste, dei ranghi speciali, del sangue blu, e qant'altro; sono per l'uguaglianza, non per la differenziazione delle
classi sociali, né per i Re né per le Regine: sono un democratico convinto
senza se e senza ma. Di una cosa, però, sono sempre stato convinto: della
necessità della giustizia, e dell’uguaglianza, anche all'interno di quelle particolari "classi sociali" come le corti reali. Nel caso in esame il principe
Carlo si sarebbe dovuto ben guardare dal considerare Hugo un figlio di serie B! Relazione extraconiugale o meno, Hugo era suo figlio, uguale a qualsiasi altro
suo discendente, quindi, doveva avere gli stessi diritti, alla pari di quelli degli altri.
Auguro a Hugo, dopo
aver vinto la sua battaglia, di vivere la sua “nuova vita” con una filosofia
diversa da quella della vecchia nobiltà in cui è entrato a far parte; si fregi
pure del titolo principesco di sua Altezza Reale, ma viva il suo nuovo status in modo intelligente, riconoscendo
a tutti i suoi concittadini pari dignità, valore e uguaglianza.
A domani.
Mario
PALAZZO DELLA FAMIGLIA REALE OLANDESE
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