Mandragora officinarum
Oristano
19 Febbraio 2018
Cari amici,
Il mondo vegetale è
così ricco e variegato che, come nel mondo degli umani, è composto di
tanti elementi positivi ma pure di non pochi elementi negativi. Si, amici, spesso
vicino alle altre ci sono anche piante velenose, spesso anche mortali, molto
simili alle piante commestibili, per cui, soprattutto il fai date, è
sicuramente da escludere, se non si ha grande dimestichezza nel riconoscerle.
Abbiamo letto da poco
sui giornali di foglie di Mandragora scambiate per spinaci (addirittura in confezione
acquistata al supermercato, mista a spinaci commestibili), con la famiglia, di conseguenza,
ricoverata in ospedale per avvelenamento. Proprio per questo, andare per campi
a raccogliere erbette può rivelarsi molto pericoloso.
Come spiega la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti, “L’avvelenamento da verdure non commestibili è molto diffuso soprattutto nel periodo autunnale, quando molti appassionati si recano in campagna per raccogliere vari tipi di verdure: la mandragora (Mandragora autumnalis), che è velenosa, viene spesso scambiata per borragine (Borago officinalis), che è commestibile e utilizzata per minestre, frittate, risotti e ripieno di ravioli”.
Come spiega la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti, “L’avvelenamento da verdure non commestibili è molto diffuso soprattutto nel periodo autunnale, quando molti appassionati si recano in campagna per raccogliere vari tipi di verdure: la mandragora (Mandragora autumnalis), che è velenosa, viene spesso scambiata per borragine (Borago officinalis), che è commestibile e utilizzata per minestre, frittate, risotti e ripieno di ravioli”.
Anche l’Unione
Nazionale Consumatori invita le famiglie a “Non raccogliere e mangiare piante spontanee
se non si ha una adeguata esperienza”, per cui prestare la massima
attenzione e scartare ogni erba di cui non si ha sicurezza assoluta, è l’unica
cosa da fare. I fatti recenti di avvelenamenti di intere famiglie per
comportamenti che sono da considerare assolutamente sconsiderati, mi spinge
oggi a parlare proprio di queste piante velenose, apparentemente simili a
quelle commestibili, in quanto un’informazione in più credo possa risultare
utile.
Il caso prima riportato
delle foglie di Mandragora scambiate per borraggine è solo uno dei tanti
possibili errori; trovandoci in campagna possiamo, per esempio, trovarci di
fronte ad una pianta di colchico (il Colchicum autumnale) e, trovandola molto
simile allo zafferano, scambiarla facilmente con lo zafferano vero (Crocus
sativus); oppure anche pensare che si tratti (se siamo in primavera) di aglio
orsino o selvatico (Allium ursinum). Credetemi, in natura esistono tanti sosia
vegetali che possono trarci in inganno, mettendo seriamente a rischio la nostra
salute.
Proprio per venire
incontro ai meno esperti il Ministero della Salute, in collaborazione con altri
partner, fra cui il Centro Antiveleni di Milano, ha stilato e diffuso una guida
che aiuta a prevenire le intossicazioni alimentari causate da tossine naturali.
In questa guida sono ben evidenziati “i
falsi amici vegetali”, con l’indicazione anche dei rischi legati alla loro
ingestione. Oltre al colchico scambiato per zafferano o aglio orsino e la
mandragora per borragine o spinaci, la guida evidenzia anche l’aconito
(Aconitum spp) scambiato per cicerbita violetta o alpina o radicchio dell’orso
(Lactuca alpina), il veratro (Veratrum album) per genziana (Gentiana lutea), la
belladonna (Atropa belladonna) per mirtillo (Vaccinium myrtillus), la fitolacca
americana (Phytolacca americana) per barbaforte o rafano rusticano (Armoracia
rusticana), la ginestra odorosa (Spartium junceum) per asparago comune
(Asparagus officinalis).
I danni causati dal “confondere”
i prodotti velenosi con quelli commestibili non somo di poco conto e possono portare
anche alla morte. In queste piante, infatti, sono contenuti degli alcaloidi e
dei tropanici (come atropina, iosciamina, scopolamina, sostanze spesso usate
come smart drug) in grado di creare al nostro organismo problemi anche
serissimi. La mandragora e la belladonna causano nel nostro organismo un’azione
anticolinergica, con la comparsa di iperemia, secchezza cutanea,
dilatazione delle pupille, tachicardia, aritmie cardiache, confusione,
allucinazioni, stupor, coma, convulsioni, che possono avere anche esito mortale.
Il colchico contiene,
invece, un alcaloide, la colchina, concentrata in particolare nel bulbo.
L’ingestione, anche in piccole quantità, scatena sintomi gastrointestinali come
nausea, vomito, dolori addominali e diarrea, quindi anemia con riduzione dei
globuli bianchi e dei fattori della coagulazione dovuta all’azione di
depressione sul midollo osseo, perdita dei capelli e alterazioni a carico di
tutti gli organi vitali; a seconda della quantità ingerita, l’intossicazione
può condurre anche al “decesso nel giro di pochi giorni” del malcapitato. La
fitolacca americana, invece, ha un’azione irritante gastrointestinale, scatenata
dalle saponine concentrate nei bulbi/rizomi e nei frutti. L’ingestione causa
vomito e diarrea.
L’aconito, vegetale usato
nell’antichità per “avvelenare le punte delle frecce” in quanto contenente, in
particolare nelle radici, forti tossine come l’aconitina, e il veratro, ricco
di alcaloidi, svolge sul nostro organismo un’azione cardiotossica. L’ingestione,
oltre a causare vomito, dolori addominali, diarrea, nausea, salivazione abbondante,
difficoltà respiratorie, può, infatti, alterare il ritmo cardiaco, causando forti
tachicardie. Oltre all’aconito, identica azione cardiotossica è svolta dalla
ginestra odorosa, scambiata per asparago, in quanto contenente citisina ed
altri pericolosi alcaloidi.
Cari amici, se è pur vero
che in natura c’è tutto quello che ci occorre per vivere bene su questa terra, è
anche vero che non deve mai mancare la nostra capacità di discernere, quella di
selezionare il buono dal meno buono, quello positivo da quello negativo. Come
ho detto nell’introduzione, anche in natura ci sono i buoni e i cattivi: sta a
noi scegliere con chi stare.
Grazie, amici, a domani.
Mario
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