Oristano 3 Febbraio 2018
Cari amici,
Cos'è la FELICITA'? Domanda insidiosa e difficile, tanto che rispondere in modo veritiero e appropriato non è facile.
Se prendiamo un vocabolario possiamo leggere che la “felicità” è “La compiuta esperienza di ogni appagamento; talvolta, il termine è simile a quello di ‘gioia’, oppure quello del raggiungimento di uno stato conforme ai propri desideri”. Risposta non certo esaustiva, definizione ampia e generica, con un indefinito significato che comprende molte cose, alcune difficili da raggiungere. Eppure tutti, ognuno di noi a modo suo, cerchiamo di raggiungere quella particolare felicità che è nei nostri sogni, nelle nostre aspettative.
Se prendiamo un vocabolario possiamo leggere che la “felicità” è “La compiuta esperienza di ogni appagamento; talvolta, il termine è simile a quello di ‘gioia’, oppure quello del raggiungimento di uno stato conforme ai propri desideri”. Risposta non certo esaustiva, definizione ampia e generica, con un indefinito significato che comprende molte cose, alcune difficili da raggiungere. Eppure tutti, ognuno di noi a modo suo, cerchiamo di raggiungere quella particolare felicità che è nei nostri sogni, nelle nostre aspettative.
Raggiungere un vero
stato di felicità non è certo facile, in quanto il concetto associato di
“benessere” che ne deriva non è qualcosa di standardizzato, ma del tutto personale e
soggettivo. Stante la vaghezza del contenuto di Felicità, possiamo anche pensare che il migliorato stato individuale che ne deriva, ovvero quello “star bene”, che quotidianamente migliora il nostro umore, sia uno stato difficile da mantenere, in quanto vive in perenne lotta con il suo antagonista: l’infelicità. Uno stato di
felicità perenne è dunque pura utopia, perché felicità e infelicità si alternano in continuazione, come
l’alternarsi delle stagioni, in un costante tira e molla che prosegue
all’infinito.
La vita, fin dagli
albori dell’esistenza dell’uomo, non ha mai regalato la felicità; essa va conquistata,
giorno dopo giorno. La Bibbia nella Genesi già ammoniva l’uomo, in quanto dopo l'abbandono del Paradiso Terrestre era stato condannato alla sofferenza, al duro lavoro per vivere, e quindi anche all'infelicità. “Con
il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da
essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
Felicità, dunque, è qualcosa da strappare "a spicchi", da sottrarre all'infelicità, da conquistare con lucida determinazione. Durante la nostra vita attraversiamo tanti momenti nei quali l’infelicità sembra sopraffarci; trovarci, per esempio, privati del lavoro, oppure colpiti da un lutto o da un tradimento, sono delle negatività difficili da assorbire e che ci fanno vivere nell’infelicità. A questi potremmo aggiungere tanti altri motivi simili, molteplici problemi di difficile soluzione, che certo non mancano.
Felicità, dunque, è qualcosa da strappare "a spicchi", da sottrarre all'infelicità, da conquistare con lucida determinazione. Durante la nostra vita attraversiamo tanti momenti nei quali l’infelicità sembra sopraffarci; trovarci, per esempio, privati del lavoro, oppure colpiti da un lutto o da un tradimento, sono delle negatività difficili da assorbire e che ci fanno vivere nell’infelicità. A questi potremmo aggiungere tanti altri motivi simili, molteplici problemi di difficile soluzione, che certo non mancano.
Il grande sociologo
Zygmunt Bauman nelle sue riflessioni ha avuto modo di affermare con convinzione
che “Non
è vero che la felicità significhi una vita senza problemi, la vita felice viene
dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare
le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende
conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se
aumentano le comodità”.
Da sempre l'uomo si è
posto tante domande sulla sua esistenza; domande che partono dal Chi
sono? Dove vado? Da dove vengo? Che scopo ho nella vita? Come posso essere
felice? Tutte domande destinate
a restare in gran parte senza risposta, soprattutto l’ultima, quella sul
raggiungimento della felicità. Vivere degli spicchi di felicità, però, a volte è più
semplice di quello che possiamo credere. Quand’ero ragazzo mi piaceva molto una
bella canzone di Albano e Romina Power, “Felicità”, che nella sua semplicità
cercava di farci capire che spesso la felicità è fatta di piccole cose, che
spesso abbiamo a portata di mano, ma che quasi non vediamo.
Felicità, ad esempio, è osservare il
sorriso gioioso di un bambino, abbracciare con trasporto una persona cara che
non vediamo da tempo, passeggiare in campagna immersi nella natura, bere un
bicchiere di spumante con gli amici per festeggiare un compleanno, un
onomastico o un battesimo. Si, amici, felicità è accettarci per quello che
siamo, con tutte le nostre debolezze e i nostri errori, così come nello stesso
modo accettare gli altri, amandoli come vorremmo essere amati noi stessi da
loro. La felicità ha come base quella del volersi bene, sempre.
Si, amici, la felicità significa condividere con gli altri il nostro “star bene”, senza egoismi e individualismi. I ricercatori della
Harvard University hanno scoperto che quando una persona diventa felice, anche un amico
che vive quell'emozione con lui ha una probabilità del 25 per cento in più di diventarlo
anche lui. Secondo una ricerca, condotta sul mondo del volontariato, le persone
che passano una parte del loro tempo insieme, con lo scopo di aiutare gli altri
sono normalmente molto più felici delle persone che, invece, trascorrono il
tempo isolate dagli altri.
Un’ultima cosa, prima
di porre fine alla mia chiacchierata di oggi. Viviamo nella così detta “Società
dei consumi”, per cui siamo portati a soddisfare ogni nostro desiderio: spesso
acquistando in maniera compulsiva anche quello, magari anche costoso, che ci attrae, che ci piace. Ebbene,
personalmente sono convinto che più che spendere soldi per comprare quegli oggetti
che ci attraggono e di cui, forse, non abbiamo un vero bisogno, sarebbe
meglio investirli in “nuove esperienze”, aumentando i nostri orizzonti e
migliorando la nostra conoscenza. Credo che questo comportamento ci possa rendere più felici.
Per esempio, fare un bel viaggio in un luogo lontano mai conosciuto prima, ci consente di conoscere nuove
culture, andare a lezione di pittura può aprire la nostra mente all’arte,
imparare una nuova lingua può darci grandi e belle soddisfazioni; così come andare
a teatro, visitare i musei, ascoltare della buona musica, tuffarci in un hobby come la fotografia, oppure entrare a far parte di
un’associazione di volontariato. Insomma fare nuove esperienze può appagare certi
bisogni latenti dentro di noi, che possono darci grandi spicchi di felicità.
Cari amici, trovare la
felicità è un traguardo che ciascuno di noi si dovrebbe sempre porre. Vivere infelici significa rinunciare a vivere, accettando quindi, stupidamente, di sopravvivere. Concludo la mia riflessione di oggi riportando un pensiero di
Victor Hugo.
"La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è. Per essere felici occorre una cosa sola: amare, e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto, stendere in tutte le direzioni la tela di ragno dell’amore: chi ci capita dentro, quello va preso".
"La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è. Per essere felici occorre una cosa sola: amare, e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto, stendere in tutte le direzioni la tela di ragno dell’amore: chi ci capita dentro, quello va preso".
Riflettiamo tutti, amici, la felicità non ci viene regalata, ma possiamo conquistarla tutti, se ci diamo da fare e ci vogliamo bene.
Siate felici, amici miei, e grazie dell'affetto con cui mi seguite tutti i giorni.
Siate felici, amici miei, e grazie dell'affetto con cui mi seguite tutti i giorni.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento