Oristano
13 Febbraio 2018
“Le donne, i cavallier,
l'arme, gli amori, / le cortesie, l'audaci imprese io canto”,
scriveva oltre 500 anni fa (tempi molti vicini alla nascita della Sartiglia)
Ludovico Ariosto riferendosi al personaggio di Angelica nell'Orlando Furioso.
Si, perché se tanti furono gli uomini importanti che fecero la storia, è pur
vero che nella gran parte dei casi ebbero al loro fianco donne importanti, spesso
protagoniste dietro le quinte, ma che vi contribuirono dando il loro
indispensabile apporto.
Ebbene, voglio iniziare
questa mia riflessione, dedicata all’interessante premio ideato per rendere
omaggio alle “Donne della Sartiglia”,
per ribadire il concetto prima espresso: la grande importanza che riveste il
mondo femminile nella vita e nelle imprese dell’uomo. Il premio di cui stiamo parlando
è stato semplicemente intitolato “La
Camelia”, e fu ideato e realizzato per la prima volta nel 2015 per rendere
omaggio al grande e indispensabile lavoro svolto dalle donne nella Sartiglia. La
motivazione, come sta scritto nel papiro di assegnazione, dice: “La
Camelia è il riconoscimento annuale a una donna per celebrare tutte le donne
che vivono attivamente e appassionatamente i colori, i profumi, i suoni, i
cerimoniali, le tensioni, la gioia e l'ebbrezza della Sartiglia”.
Fu Filippo Martinez a
ideare prima e a realizzare poi, questo particolare trofeo dedicato all’impegno
femminile nella pluricentenaria tenzone cavalleresca qual è la Sartiglia.
Filippo, straordinaria figura di uomo di “multiforme ingegno”, è un personaggio
al quale è difficile attribuire una specifica professione, essendo capace di
mille mestieri: regista, scrittore, pittore, uomo di teatro, inventore
dell’Università di Aristan, solo per citare i campi più noti nei quali ha
voluto cimentarsi. Ebbene è proprio da questa ‘mente eccelsa’ che è scaturita l’idea
di rendere il dovuto omaggio al paziente e certosino lavoro delle donne della
Sartiglia.
Anche la scelta del
simbolo, la Camelia, non è stato certamente casuale. I fiori come ben sappiamo rappresentano
un linguaggio universale, e la camelia è considerato un fiore che indica la
passione, l’amore dato senza riserve, con dedizione e sacrificio. La Camelia è
un pegno e allo stesso tempo un impegno ad affrontare ogni sacrificio in nome
dell'amore. Altro requisito importante attribuito a questo fiore è quello di
possedere il magico potere di portare fortuna a chi lo indossa; è per questo
motivo che Su Componidori porta cucita al petto una camelia, fiore portafortuna,
in grado di aiutarlo ad ingraziarsi la sorte, e che è, allo stesso tempo, anche
simbolo di ‘rinascita’, di ritorno alla primavera.
Il premio “La Camelia”,
nato nel 2015 è arrivato quest’anno alla 4^ edizione. La giuria ha voluto
assegnare il premio Camelia 2018 a Matilde Carta. La scelta, dopo quella
di Angela Solinas ('15), Gabriella Collu ('16) e Maria Teresa Mereu ('17), è
caduta su una donna che ha operato particolarmente ‘in silenzio’, lontanissima
dalle luci della ribalta. Si, la giuria quest'anno ha scelto una donna che, pur
vivendo attivamente il sacro rito della Sartiglia, ha sempre lavorato dietro le
quinte, senza mai stare sotto i riflettori. Non è mai stata né cavallerizza né Priorissa,
né Massaia Manna o Massaiedda; insomma nemmeno una di quelle donne che durante
la vestizione del Semi-dio capocorsa hanno il privilegio di toccarlo e cucirgli
addosso i panni eccelsi di Componidori.
Eppure anche il lavoro
da lei svolto, la sua grande disponibilità disinteressata, espressa in mille
modi per il bene della Sartiglia e della sua città è stato grande: ritenuto, quindi,
un lavoro da premiare. Per anni è stata lei l’artefice della confezione di
migliaia e migliaia di rosette che, anno dopo anno, ha realizzato con amore, fantasia
ed eleganza. Quando la giuria, senza alcun preavviso, si è recata a casa sua
per annunciarle la proclamazione, Matilde, sorpresissima, si è schermita a
lungo, dicendo “non me lo merito, ci sono molte altre donne che più di me meritano La
Camelia”. Una bella e chiara dimostrazione di modestia! Solo dopo
insistenze alla fine si è “rassegnata” e ha accettato, con pudore e grande commozione,
abbandonandosi ai ricordi.
Ha raccontato l'ansia
di quando le fu chiesto per la prima volta e con urgenza, di preparare le
rosette senza che lei sapesse da dove cominciare; di quando da bambina, come in
un sogno, nella sua bella casa campidanese, si era celebrata la vestizione (a quei
tempi quasi segreta); di quando il padre, che più volte era stato Oberaiu
Majore, uscendo di casa salutava in segno di rispetto l'asta della bandiera:
si, solo l'asta, perché, ha spiegato, il drappo di broccato veniva conservato
religiosamente in un armadio. Storie delicate, che arrivano da altre ere; ricordi
che denotano in lei grande sensibilità, dote sempre più rara in questi tempi in
cui, quasi sempre, si antepone l'apparire all'essere.
MATILDE
CARTA è dunque la destinataria della Camelia 2018. Ecco
la motivazione che la accompagna: “Perché,
come molte altre donne, da sempre ha contribuito e contribuisce dietro le
quinte, con amore, a conservare la tradizione più intima, più sacra e più bella
della Sartiglia”.
La cerimonia di
consegna del premio - una bellissima Camelia in ceramica realizzata e donata, come
ogni anno, dalla ceramista/giornalista Alessandra Raggio, accompagnata da una
pergamena miniata dall'amanuense Gianni Uras, è avvenuta ieri 12 Febbraio alle
ore 20, presso l'auditorium San Domenico, inclusa all’interno della bella
manifestazione “Cantando a Carnevale –
Omaggio a Sa Sartiglia” organizzato dal Coro Maurizio Carta che quest’anno
era accompagnato anche dal Coro di Ittireddu e dal Coro Voches ‘e Ammentos di Galtellì.
Sul palco (dopo la
presentazione e l’omaggio che Filippo ha voluto rendere personalmente alla
vincitrice del premio), la consegna materiale del trofeo, la Camelia 2018, è stata effettuata da Enrico
Fiori, mitico fondatore del Gruppo Folk Città di Oristano, già beneficiario
della “Maschera d'argento” e recentemente insignito a Messina del prestigioso
titolo di Padre del Folklore. Al suo fianco l’autrice dell’opera, Alessandra
Raggio, che, da competente giornalista oltre che abile ceramista, ha
riepilogato il significato dell’opera realizzata e delle motivazioni portate
Alessandra
ha anche voluto fare una bella sorpresa a Filippo: gli ha consegnato un’opera
ceramica particolare, espressamente realizzata per lui, una maschera di
Sartiglia in parte strappata, forse a significare le difficoltà di mantenimento
della tradizione nella straordinaria manifestazione equestre.
Cari amici, quest’ultimo
omaggio fatto da Alessandra Raggio a Filippo Martinez mi ha fatto pensare ai
tristi fatti della Domenica di Sartiglia di quest’anno: una Sartiglia risultata monca,
senza le pariglie, quindi lacerata, privata di parte della sua identità. Non voglio fare il
processo a nessuno. Però, sicuramente una cosa è certa: è mancato il dialogo,
quel necessario scambio di opinioni e conseguenti decisioni, tra chi deve
proteggere (giustamente) la sicurezza dei cittadini, ma conciliato con il grande
rispetto che tutti dovrebbero avere nel continuare a custodire e tramandare le
tradizioni importanti.
E
la Sartiglia importante lo è davvero se si corre da più di 500 anni!
A domani.
Mario
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