Oristano 5 Febbraio 2018
Cari amici,
Ho letto con piacevole sorpresa l'articolo del giornalista Lello Caravano su L’UNIONE
SARDA di Domenica 28 Gennaio (a pag. 13), dal titolo: “Nel cuore del Supramonte nuota ancora l’agile
trota sarda”. Con dovizia di particolari ha raccontato che, dopo aver rischiato
di estinguersi, la piccola trota sarda autoctona, fortunatamente si era salvata!
La gioia della scoperta l’hanno avuta per primi i ricercatori dell’Università
di Cagliari, che l’hanno ritrovata viva e vegeta nel cuore del Supramonte
orgolese nella zona di Gorroppu, zona impervia, ricca di strapiombi e canyon,
habitat ideale di mufloni e capre selvatiche. Gioia e incredulità insieme, quelle espresse degli studiosi, in quanto non si aspettavano proprio di ritrovare vispo e guizzante questo
piccolo salmonide che da tempo, ormai, era considerato estinto.
Nonostante in passato questo salmonide autoctono avesse dimostrato grandi capacità di
resistenza e di adattamento, era convinzione comune che non fosse riuscito a sopravvivere.
Invece, per fortuna, era tutto il contrario: la piccola ma resistente trota aveva vinto la sua difficile
battaglia ed era sopravvissuta. Le ricerche, ora estese a tappeto, hanno appurato che anche
in altre due aree dell'Isola la trota sarda si era incredibilmente conservata
pura, senza contaminazioni con le altre specie di salmonidi; attualmente essa risultata
ancora presente nelle acque dei monti di Gonnosfanadiga e in uno degli
affluenti del Flumendosa, nelle montagne di Villasalto.
Questa nostra trota autoctona,
nota come macrostigma anche se oggi è classificata come “Salmo Cetii Raffinesque 1810”, è un pesce appartenente alla
famiglia dei Salmonidi; fa parte di una specie del gruppo Salmo trutta, e non
va confusa con la trota dell'Atlante (Salmo macrostigma). Le sue dimensioni sono
medio-piccole (lunghezza di 15-20 cm). Il corpo seppure minuto si presenta
massiccio e la sua colorazione è generalmente grigio chiaro-argento, con delle
grandi macchie nere. Presenta una grande macchia scura dietro l'occhio che
permette di differenziarla dalle altre specie di trote. Ha due pinne dorsali,
una delle quali, la posteriore, è piccola e adiposa. La pinna caudale è
lievemente bilobata.
Di questa ormai rara specie sarda
l’ultimo santuario noto in precedenza era quello di Monte Arcosu, la montagna
dei cervi tra Uta e Siliqua, dove continuava a sopravvivere nei torrenti
Marrocu e Camboni. In questi luoghi impervi, nascosta tra i sassi e negli
anfratti più difficili da raggiungere, era riuscita a salvarsi scampando ai
pescatori di frodo e, soprattutto, mantenendosi pura e incontaminata dalle
altre specie simili che ormai popolano in abbondanza i nostri rii. Proprio da
questo ‘santuario’ furono, a suo tempo, prelevati gli esemplari utilizzati
per il ripopolamento della zona di Mantarbu a Seui.
In passato la trota sarda
era molto diffusa nei corsi d'acqua della Sardegna, tant'è che si racconta
che veniva catturata persino con le mani, specie durante l'estate, quando l’acqua
scarseggiava e le trote si ammassavano in piccole pozze poco profonde,
facilmente raggiungibili. Con l’arrivo e la successiva diffusione sui nostri fiumi di
esemplari di altre specie alloctone, la trota sarda, lentamente ma inesorabilmente, si è rarefatta, andando quasi a
scomparire.
Oggi questo piccolo
salmonide sardo è incluso tra le specie ’protette’, in virtù di una direttiva
CEE per la salvaguardia delle “specie
animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione”. Per raggiungere questo obiettivo,
il Dipartimento di biologia ed ecologia animale dell’Università degli studi di
Cagliari, su delega dell'Ente Foreste della Sardegna, ha effettuato le
certosine ricerche prima richiamate, inerenti la sua protezione. Inoltre, per
evitare inutili perdite, negli ambiti territoriali dove questa trota è presente,
è stato imposto il divieto totale di pesca, proprio per salvaguardare
l'operazione di ripopolamento nei nostri fiumi di questa specie.
Cari amici, plaudo con
vera gioia alla notizia che questa nostra
trota, piccola di dimensioni come del resto noi sardi, sia sopravvissuta
all’estinzione e, ora, possa riprendere la sua vita nei nostri fiumi e nei torrenti
della nostra regione; una terra, la nostra, piena sì di mille miserie, ma ricca anche di un’infinità
di risorse positive.
Credetemi, la difficile vita di sopravvivenza di questa piccola trota sarda, mostra una certa somiglianza con quella di noi sardi: poveri e piccoli di statura, ma coriacei e determinati. Il rischio di scomparire, in effetti, vale anche per gli abitanti dell'Isola, non solo per questo piccolo pesce maculato! La Sardegna, come è noto, si ritrova con la natalità più bassa di tutte le altre Regioni italiane. A ben pensare, quasi una sorte parallela!
Credetemi, la difficile vita di sopravvivenza di questa piccola trota sarda, mostra una certa somiglianza con quella di noi sardi: poveri e piccoli di statura, ma coriacei e determinati. Il rischio di scomparire, in effetti, vale anche per gli abitanti dell'Isola, non solo per questo piccolo pesce maculato! La Sardegna, come è noto, si ritrova con la natalità più bassa di tutte le altre Regioni italiane. A ben pensare, quasi una sorte parallela!
Si, amici, per il popolo sardo esiste lo stesso rischio di estinzione della piccola trota, dato che un crescente
numero di piccoli paesi è abitato solo da vecchi (perché i giovani, seppure colti
e laureati, emigrano); piccoli centri che, tra pochi decenni, diventeranno
fantasmi, totalmente disabitati. La Sardegna (questo è un dato di fatto) è destinata in poco tempo a scendere sotto
il milione di abitanti, con le immaginabili conseguenze a dir poco disastrose. Ma di questo ai
nostri governanti “stranieri” poco o nulla importa! A me pare che la sorte di
questo nostro popolo, negletto e abbandonato, senza interventi radicali sia già segnata.Allora io dico, a Voi che mi leggete:
È possibile che, stante
tutto questo, nessuno di noi sardi abbia il coraggio di alzare la voce, sbattere i pugni sul tavolo e dire basta? E' possibile che nessuno proponga di fare qualcosa per cercare almeno di invertire la rotta?
A domani.
Mario
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