venerdì, giugno 13, 2014

TORNA L’INCUBO DEL NUCLEARE: LA SARDEGNA COME SICURO DEPOSITO PER LE SCORIE?



Oristano 13 Giugno 2014
Cari amici,
gira e rigira alla fine la Cenerentola rimane sempre la Sardegna! Per una ragione o per l’altra, complici le “sorelle cattive” (leggi le altre Regioni d’Italia), viene “dirottato” in Sardegna tutto quello che non è di gradimento per gli altri. Succedeva nel lontano passato, sbarcando in Sardegna i militari ed i funzionari governativi che osavano ribellarsi alla sudditanza delle alte sfere (la frase “ti sbatto in Sardegna” terrorizzava tutta la penisola), ed è continuato a succedere, ad esempio con le servitù militari, tanto che l’Isola ha il triste primato della più alta concentrazione di “servitù militari” della nazione, come è anche successo a livello industriale, dirottando forzatamente, negli anni settanta, le industrie di trasformazione più inquinanti come Porto Torres e Portoscuso.
Anche oggi, nonostante il Popolo sardo si sia sempre dichiarato contrario al nucleare (nè quando era  possibile realizzare le centrali, nè successivamente per accogliere nel suo territorio lo stoccaggio delle scorie), torna l’incubo radioattivo per la Sardegna. L’Isola potrebbe infatti essere scelta come deposito unico per le scorie nucleari, i terribili rifiuti delle vecchie centrali. A stabilirlo è una relazione dell’Ispra che, pur non ufficializzando ancora la Sardegna come "miglior possibile deposito", ha implicitamente indicato la nostra come Regione “idonea”, anzi ideale e priva di rischi, per il deposito di tali contaminanti scorie.
Ovviamente poco importa che il Popolo Sardo, a maggioranza, con il referendum del 13 Giugno 2011, abbia espresso la sua ferma contrarietà sul nucleare, su tutti i fronti! Il problema, cari amici, credo sia così serio da non essere assolutamente sottovalutato! Questo deposito, il cui sito l’Ispra dovrà entro l’anno individuare, dovrà essere allestito nei prossimi anni per raccogliere “in via provvisoria” tutte le scorie radioattive in attesa del loro definitivo smaltimento. Nella relazione dell’Ispra la Sardegna è in primo piano: si legge che, in base ai possibili rischi geologici delle aree italiane, quella più sicura per la conservazione delle scorie nucleari è proprio la Sardegna, terra poco sismica per eccellenza, e che grazie a queste sue gradite qualità diventerebbe, in un colpo solo, la “pattumiera nucleare d’Italia!


La Sardegna, quindi, al primo posto come Regione ideale per questo scopo. Tanti i punti a favore: oltre la mancanza di aree vulcaniche attive e la bassa sismicità, anche lo scarso numero di abitanti. Quello, però di cui non si tiene conto (anzi, di cui non si vuole tenere conto) è ben altro. Ad esempio il fatto che la nostra Regione sia tutelata da importanti vincoli naturalistici e che uno dei pochi possibili sbocchi occupazionali e di crescita siano il turismo e l’agricoltura biologica, settori che anche se lentamente iniziano a decollare.
I sardi, cari amici, sono già in allerta. Tutti i rappresentanti a livello regionale si sono espressi negativamente contro quest’ipotesi, ma ci assale un dubbio atroce: verranno ascoltati? Oppure, come sempre, a decidere sarà solo il Governo centrale, infischiandosene di quello che i sardi hanno pubblicamente espresso senza tentennamenti? Se accadesse, se lo Stato nazionale vanificasse l’esito del Referendum prima ricordato, credo che scoppierebbe la rivoluzione. 

Domenica 8 Giugno il maggior quotidiano dell’Isola, L’Unione Sarda, nell’editoriale del suo direttore, Anthony Muroni, dal titolo “La Pattumiera nucleare d’Italia”, scriveva queste parole di fuoco che voglio riportare integralmente. Eccole.
Pubblicato da Anthony Muroni / su L’Unione Sarda, Domenica 08 giugno 2014
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“La storia, anche quella recentissima, ci dice che siamo spesso stati un popolo di creduloni. Poco informato, che ha poca dimestichezza con le conoscenze (se non quelle che servono per le raccomandazioni) e disposto ad accettare tutto. Come altro definire noi sardi? Abbiamo accettato l’ipotesi che i fiumi potessero essere deviati dai loro corsi, abbiamo sopportato che centinaia di ettari di territorio venissero occupate da abusivisti e occultatori di rifiuti tossici. Siamo pronti a sopportare che mezza Sardegna “venga piantata a cardo”, in nome dell’ossimoro chimica verde. Ci siamo girati dall’altra parte quando abbiamo visto colonne di camion scaricare spazzatura tossica sulle coste e sulle campagne, dopo averli visti sbarcare dalle pance delle navi senza nemmeno interrogarci su quale fosse il carico che trasportavano. Accettiamo che a Porto Torres, come a Ottana, chi ha inquinato (e inquina) possa andare via senza fare le bonifiche e venga assolto dai tribunali per intervenuta prescrizione. Saremo senz’altro pronti a subire il fatto che queste bonifiche verranno, se e quando mai si faranno, pagate dalla collettività, magari foraggiando gli stessi gruppi di potere e le stesse lobby che hanno prodotto le scorie e i veleni. Accettiamo che la Saras stia per finire in mano ai russi senza prima presentare il conto a chi ha consumato per decenni il territorio e un’intera porzione di costa. Siamo, almeno per ora, riusciti a evitare l’onta delle trivellazioni nell’unica zona in cui l’agroindustria funziona. Subiamo, ciclicamente, i danni degli eventi naturali (dagli incendi alle alluvioni), assistendo al crollo delle dighe e di strade appena collaudate, all’incendio dei boschi, agli appalti per il ripristino e la ricostruzione, a polizze assicurative dorate su territori e strutture che all’apparenza non hanno nessun valore.
Ora siamo pronti ad accettare supinamente che in quest’Isola, verso la quale lo Stato ha da anni avviato una secessione al contrario, venga realizzato il deposito unico nazionale per le scorie nucleari? C’è da scommetterci. Basta che ci mostrino un paio di collanine, che ci regalino qualche nuovo sogno sbiadito, che ci promettano qualche effimero posto di lavoro, per portare ancora una volta il cervello all’ammasso. E’ la storia che ce lo dice. Così come ci insegna che chi proverà a mettersi contro dovrà subire l’onta della calunnia, le accuse di disfattismo e di qualche celato interesse personale. Ma, tranquilli, siamo qua per questo. Perché noi siamo contro. E se ne accorgeranno tutti.”.
La chiarezza del “pezzo” non ha necessità di ulteriori commenti. Io lo condivido “totalmente” e sono certo che con me lo condivideranno tutti i Sardi e quelli che tali si considerano.
Grazie cari amici, della Vostra sempre splendida attenzione.
Mario

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