Oristano
5 Giugno 2014
Cari amici,
le elezioni per il
recente rinnovo del Parlamento Europeo hanno innescato, come del resto era
nelle previsioni, ulteriori fuochi d’artificio, che, a seconda delle chiavi di
lettura, danno un’immagine ancora più fumosa di un’Istituzione, quella Europea,
che, invece avrebbe dovuto essere da tempo un punto fermo, solido e
trasparente. Non sono un commentatore politico, cosa che tra l’altro non avrei amato
fare, ma in questo blog, dove cerco con i lettori che mi seguono di fare
qualche doverosa riflessione, a volte è necessario affrontare ed analizzare
anche certe situazioni politiche, nazionali ed internazionali.
Dopo la grande abbuffata
di voti fatta dal Partito Democratico, che ha superato un imprevedibile 40% di
voti, il mal di stomaco da scarsità di preferenze venuto a Grillo, tanto da
costringerlo ad ordinare una fornitura speciale di Malox e la triste scoperta
fatta da Berlusconi che ha visto volatilizzarsi valigie di voti, tanto da
scendere di 4 punti sotto il 20%, i tanti servizi, maratone, talk show e
telegiornali, dedicati all’analisi del voto, hanno ipotizzato, per l’Europa,
scenari catastrofici e funerei sul suo destino prossimo; un’Europa mai
diventata soggetto politico autorevole, mai diventata Stato Federale, che
potrebbe, ad oltre 60 anni dalla sua costituzione, svanire come nebbia al sole.
Certamente dopo queste
elezioni molte cose potrebbero cambiare, ma la stazione d’arrivo, quella che la
trasformerebbe in una Federazione di Stati, come la Svizzera o gli Stati Uniti,
non solo non è vicina, ma credo neanche presente nella mente di molti degli
Stati che la compongono. Nell’immenso bailamme di critiche, discussioni,
riflessioni e previsioni, tutti credono di avere in mano una soluzione, la
ricetta miracolosa, ma non è così. Riflettendo
sui possibili danni che potrebbero caderci addosso come mazzate, dalla nostra appartenenza ad un'Europa zoppa ed a metà, mi è venuto in
mente un paragone strano, ma sotto certi aspetti, neanche cosi campato in aria.
Guardando una foto presa dall’alto del Parlamento Europeo, la mia mente lo ha
paragonato al Colosseo, lo stadio romano per eccellenza, dove in epoca
imperiale una folla urlante assisteva alle sanguinarie lotte tra i gladiatori,
mentre l’Imperatore, attorniato dalla sua corte, faceva “pollice su o pollice
verso” per proclamare il vincitore e condannare a morte lo sconfitto. Credo che
il paragone regga: da allora ad oggi poco sembra cambiato!
Cari amici un
Parlamento Europeo/Colosseo, credo che debba, senza indugio, cambiare. Se
vogliamo, davvero, far diventare l’Europa una nazione forte, coesa, tutti gli
Stati che sono entrati a farne parte devono avere la stessa dignità, gli stessi
diritti e gli stessi doveri. Un’Europa come quella attuale, dove ci sono
nazioni di serie A e nazioni di serie B, non favorirà mai l’integrazione reale,
che dovrà avvenire senza penalizzare nessuno. Lo stesso Euro, la moneta unica,
nata anzitempo, perché avrebbe dovuto seguire non precedere la nascita dell’Europa/Nazione,
non potrà avere un avvenire sereno se ci sono Stati che non l’hanno voluta adottare
come l’Inghilterra, cosi come non dovrebbero continuare ad esistere, ancorchè espressi in Euro,
debiti pubblici nazionali con i tassi più diversi, che mentre penalizzano
alcuni Stati ne favoriscono altri. Il costo degli interessi sul debito sovrano degli Stati facenti parte dell'Unione Europea avrebbe dovuto essere unico, come la moneta.
Un’Europa raffazzonata,
a più velocità, dove ogni Stato continua a cercare di “coltivare al meglio il proprio orto”,
penalizzando gli orti degli altri Stati, non ha futuro. Non dimentichiamoci che
la “forte e battagliera” Germania di oggi, quando fu fatta l’unificazione dopo
il crollo del muro, fece pagare un prezzo altissimo in inflazione a tutto il
resto d’Europa, stabilendo la conversione delle due monete (marco occidentale e marco orientale)
alla pari. La Merkel ha la memoria corta, quando fa finta di non ricordare che
il salvataggio della sua nazione è stato pagato da tutti i Paesi europei a caro
prezzo. Senza dimenticare il problema attuale dell'immigrazione, diventato un dramma poco
risolvibile, che grava solo sui Paesi come l’Italia, geograficamente
dirimpettai delle coste africane, mentre il resto d’Europa fa orecchie da
mercante. Questa non è l’Europa che vogliamo, ma un'accozzaglia di Stati egoisti dove uno cerca di prevaricare l'altro.
Cari amici, la Banca
Centrale Europea, guidata da Mario Draghi, fa quello che può: gli uomini ci
sono e la nazione che vorremmo che manca! Oggi, dopo aver rinnovato il Parlamento
e a pochi giorni dall’inizio del Semestre Italiano, vedremo se la manifestata volontà
di “cambiare” risulterà reale o solo espressa a parole, quindi volatile ed insicura. La forza che l’Italia metterà
in Europa nel suo semestre forse sarà anche grande, certamente maggiore di quella attuale,
ma non bisogna sottovalutare i forti movimenti anti europeisti, che lotteranno
senza tregua per cancellare un'Europa mai realmente nata. La barca europea sta entrando in un mare tempestoso: con le falle
attuali ha molte più probabilità di andare a fondo che di arrivare in porto.
Sono necessari abili carpentieri, capaci di ripararla anche in navigazione, altrimenti
le nuove generazioni leggeranno sui libri di storia che tra la fine del secondo e l'inizio del terzo
millennio ci fu un tentativo di creare un’Europa Nazione che, invece, abortì
per mancanza di reale volontà comune di aggregazione. Speriamo che Renzi sia capace di mettere
insieme questa squadra di carpentieri…
Grazie, amici, dell’attenzione.
Mario
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