Oristano
19 Giugno 2014
Cari amici,
pur non avendo ancora
perso la guerra, il libro stampato di battaglie ne ha già perse diverse.
Certo, non è
ancora finito nel dimenticatoio, in compagnia di cartoline, dischi,
francobolli, fotografie e di tanti altri oggetti che negli ultimi decenni sono
andati via via smaterializzandosi sotto la spinta del ricambio tecnologico,
scalzati da sostituti a due dimensioni: immateriali ed eterei. Oggi
come oggi, quella tra l’e-book e il libro stampato è una delle dispute più
accese della rete. Da una parte abbiamo il buon vecchio libro, con le sue pagine
impregnate di quella sensualità che solo la carta sa darti, che appena lo apri
ti inebria con quel suo sottile profumo d’inchiostro, dall’altra la facilità e
l’immediatezza di lettura che il nuovo formato digitale consente: leggerezza,
leggibilità, praticità.
Personalmente sono
ancora “impaurito” da queste nuove, travolgenti tecnologie. Amo il libro fatto
di carta, con la sua bella copertina robusta, con il suo “odore” di libro. Ne
possiedo tanti e di tutti sono, anche se a diverso titolo, innamorato. Recentemente ho
dovuto acquistare per il mio studio una nuova libreria, per collocare alcune
centinaia di libri (gli ultimi acquisti) per stazionavano per terra, impilati
uno sull’altro in un angolo della stanza. Biblioteca ingombrante la mia, ma
alla quale non riuscirei a rinunciare per nessuna ragione al mondo. Se Voi
pensate che io sia un uomo che non ama la tecnologia Vi sbagliate: passo le mie 4/6 ore
al giorno al computer. Leggo sullo schermo notiziari e comunicati, scrivo i
miei libri (per ora ne ho scritti cinque) e gestisco due blog (chi conosce
questo blog sa che lo aggiorno tutti i giorni). Eppure, nonostante la bella
confidenza che ho con il computer e con l’informazione via web, non riesco ad
abituarmi all’ e-book. È qualcosa di interiore che sembra impedirmelo: non
chiedetemi cosa sia, ma purtroppo è un blocco che per il momento non riesco
ancora a superare.
Nella mia, forse
“antica”, concezione il libro cartaceo possiede, rispetto al
formato digitale, un prestigio e uno status "del tutto particolari”, ormai consolidati
nelle nostre coscienze di lettori; è un’affezione che difficilmente potrà essere
sostituita da uno schermo che accendi e spegni. L’attuale vivace dibattito
sulla sopravvivenza del “cartaceo” si è acceso in maniera abbastanza forte.
Basta fare un po’ di ricerca su internet per scoprire che nei virtuali moderni
salotti letterari si fronteggiano bibliofili e difensori degli e-book, feticisti
della pagina stampata e ideatori di nuovi modi di ri-utilizzo dei vecchi libri
cartacei (a questa variabile ha dedicato un articolo il New Yorker).
La mia posizione, cari
amici, non è un “NO” assoluto alla tecnologia. Come ho detto prima la apprezzo
e la uso tutti i giorni, ma l’idea di leggere un libro in un piccolo schermo
portatile non mi affascina. Ai sostenitori della leggerezza e delle semplicità
dell’e-book, rispetto al libro stampato, rispondo: ma qual è la comodità (meglio
sarebbe dire piacere) nello sfogliare il libro (sullo schermo) con una sola
mano, piuttosto che tenere il volume con entrambe le mani?
Leggere
un e-book su un tablet credo sia più stancante e meno piacevole che “sfogliare”,
a due mani, un libro vero. È certamente ambiguo, dunque, ipotizzare, come alcuni fanno, ipotetiche
difficoltà di lettura del vecchio libro rispetto al formato digitale: “Arcipelago
Gulag” di Solzenicyn, per fare un esempio, sarà per il lettore “stancante” sia
in formato digitale che in formato cartaceo!
Vedete, cari amici, con
l’e-book cambia il concetto stesso di “lettore”. Chi legge, normalmente, lo fa
in modo riservato: il suo atto di lettura diventa un estraniarsi dal contesto
circostante. Leggere è qualcosa di intimo, di personale, privato e riservato.
Farlo con un e-book, cambierebbe le consolidate regole del gioco; per il lettore non sarebbe più una solitaria ed intima esperienza, come prima ricordata, ma un'esercizio collettivo: Egli sarebbe un soggetto osservato e monitorato, un “utente” delle rete, pedina
e campione statistico a fini commerciali, da parte di editori e distributori. La
“guerra del libro”, tra materialità e smaterializzazione, preoccupa molti: quale
futuro avrà l’editoria tradizionale se la distribuzione, inevitabilmente
fondata su logiche di mercato, si ritroverà perdente rispetto all’e-book?
Il
libro tradizionale – analogico, per così dire – sopravviverà o si aggiungerà,
come ho detto in apertura, al grande contenitore dei “ricordi del passato”,
dove giacciono tanti oggetti che le nuove tecnologie hanno smaterializzato?
Chissà! Io mi auguro proprio che continui a vivere!
Cari amici, il problema
vero, alla resa dei conti, non è se i libri sopravviveranno o meno agli e-book
(“Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici. Una volta
che li hai inventati, non puoi fare di meglio”, scriveva Umberto Eco), bensì
come cambieranno (e stanno già cambiando) i lettori. Ammesso (io ne sono certo) che
i libri continueranno ad esistere, finché ci saranno dei lettori amanti della “materialità”,
che peso avranno questi lettori incorruttibili, rispetto ai moderni lettori del
terzo millennio, che hanno sposato in toto la rivoluzione digitale?
Difficile dare una
risposta….
Grazie amici…riflettete
anche Voi!
Mario
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