venerdì, giugno 06, 2014

LA STRAORDINARIA SCOPERTA DELLA “GOMMA CHE CANCELLA” L’IDENTITÀ DELLE CELLULE! TROVATO L’INTERRUTTORE MOLECOLARE CHE AZZERA E RIPROGRAMMA LA MEMORIA CELLULARE.



Oristano 6 Giugno 2014
Cari amici,
è di questa primavera la scoperta fatta da due scienziati italiani che segnano un nuovo goal nella ricerca della medicina rigenerativa: l’identificazione dell’interruttore molecolare che permette di ringiovanire una cellula adulta riportandola a staminale. E’ questa la straordinaria scoperta: anche le cellule, come i computer, possono essere riprogrammate, usando una "gomma" molecolare, per eliminare il "timbro" genetico acquisito e che ne determina la funzione, ovvero la loro "attività professionale", riportandole allo stadio embrionale iniziale.
La scoperta dimostra, insomma, che anche per la cellula è possibile iniziare una nuova vita, “cancellare il passato”, eliminando la vecchia carta d'identità e adottandone una nuova! Questo meccanismo di riprogrammazione, fondamentale per la lotta ai tumori e per la medicina rigenerativa del futuro, è stato scoperto da due ricercatori italiani, uno dell'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) e l’altro dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, che hanno pubblicato uno studio su Plos Genetics. La gomma che cancella l'identità della cellula è formata dalle proteine della famiglia Polycomb, già note per il ruolo svolto nello sviluppo embrionale e nella formazione di tumori. Scoperta molto interessante, che potrà dare un notevole contributo per migliorare le terapie di diverse malattie: dalle lesioni d’organo alle patologie croniche, ai tumori.

L’importante studio è stato portato a termine da Stefano Casola, direttore dell’Unità di Ricerca di Immunologia Molecolare e Biologia dei Linfomi all'IFOM, e da Giuseppe Testa, coordinatore del programma di Epigenetica delle Cellule Staminali, presso il Dipartimento Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Il loro studio di ricerca si ricollega alla scoperta delle cellule staminali pluripotenti indotte (IPS) di Shinya Yamanaka, Premio Nobel 2012, che dimostrava che le cellule della pelle potevano essere riprogrammate in laboratorio per diventare del tutto simili a cellule staminali embrionali. Ma Casola e Testa hanno ulteriormente approfondito, scoprendo che le proteine della famiglia Polycomb, oltre a svolgere un ruolo da protagonista nel differenziamento e nella genesi dei tumori, sono assolutamente indispensabili anche nel processo di riprogrammazione delle cellule. Inattivando migliaia di geni simultaneamente, Polycomb funziona infatti da interruttore di identità cellulare, consentendo la transizione inversa: riportare la cellula da già differenziata a staminale, ovvero nuovamente indifferenziata.
«Tramite un’analisi funzionale condotta sull’intero genoma abbiamo scoperto che i circa 6.000 geni regolati da Polycomb non sono tutti ugualmente importanti nel processo di riprogrammazione. È solo uno specifico sottogruppo che deve essere spento per garantire che una cellula matura torni a uno stato indifferenziato. Senza questi geni chiave (una sorta di “core business della cellula”) non è possibile generare cellule staminali da cellule mature» spiega Casola. Aggiunge Testa: «Il gruppo di geni spento dalle proteine Polycomb è una sorta di firma molecolare che garantisce l’efficienza del processo di riprogrammazione. L’obiettivo futuro è di usare questo risultato per “certificare” a livello molecolare che il processo di riprogrammazione sia avvenuto correttamente, un aspetto prioritario per poter poi arrivare alle applicazioni cliniche».
Le cellule staminali sono, da anni, le star della medicina del futuro: studiate nei principali laboratori del mondo, racchiudono la speranza di riparare tutti i tessuti del nostro corpo.  Sono infatti cellule «bambine», potenzialmente in grado di specializzarsi, diventando cellule di ogni organo. Uno dei filoni di ricerca più perseguiti è proprio quello di riprogrammare le cellule adulte dell’organismo facendole tornare indietro nel tempo, trasformandole in staminali embrionali, ancora indifferenziate, come all’origine. In particolare nel campo dei tumori la scoperta italiana apre nuove possibilità: Le proteine Polycomb, quando alterate, sono coinvolte nella formazione dei tumori, proprio perché possono trasformare una cellula «normale» in una capace di moltiplicarsi all’infinito e potenzialmente immortale, come avviene nel caso delle staminali embrionali. «Conoscere con precisione i geni implicati nella riprogrammazione ci dovrebbe far scoprire anche quali sono, nei tumori, i meccanismi che portano cellule normali ad assumere le caratteristiche di una “staminalità deviata”: una riprogrammazione anomala, verosimilmente alla base di molti tipi di cancro», conclude Testa.
Cari amici, la ricerca è certamente l’arma più incisiva contro malattie che altrimenti non troverebbero proprio soluzione. Il giovane Stefano Casola è rientrato in Italia dagli Stati Uniti grazie al programma “Career Development Award” della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard. Questa Fondazione sostiene giovani scienziati dotati di particolari capacità, contribuendo alla creazione di nuove aree di ricerca nel settore delle scienze biologiche in Italia, incentivando la mobilità internazionale a vantaggio di una cultura multidisciplinare e favorendo profondi rapporti di collaborazione tra gli scienziati italiani e la Harvard Medical School di Boston (HMS).
In Italia i giovani capaci e ci sono, e quest'ultima scoperta lo dimostra in modo inequivocabile. Cerchiamo in tutti i modi di “riportare a casa” le nostre eccellenze sparse per il mondo, perché saranno loro il motore del futuro. Troviamo soprattutto soluzioni per dare occupazione ai giovani: la Sardegna, come ben sappiamo, è fra le prime a piangere per i propri giovani figli, emigrati o senza lavoro!
Grazie amici dell’attenzione.
Mario

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