Oristano 25 dicembre 2025
Cari amici,
Oggi è NATALE! In primis faccio tanti auguri a Voi, amici che mi leggete, sia per le feste di fine anno che per il NUOVO ANNO in arrivo. È questo un periodo particolare, dove tutti sentono il bisogno di
donare, una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Non si ha una data precisa, ma certamente
era già presente nelle società primitive, dove il dono era un meccanismo
fondamentale per creare e consolidare legami, scambiare beni e stabilire relazioni sociali. Sulle
origini del dono Marcel Mauss, antropologo, sociologo e storico delle religioni, massimo esponente francese della scuola di Émile Durkheim, ha concentrato i
suoi studi, arrivando a creare la “Teoria del dono”, evidenziandone la magia, che
si manifesta in quei gesti volontari e altruistici che creano positive
relazioni sociali.
Oggi, nella cultura
contemporanea, il dono è diventato un rituale onnipresente: compleanni, feste,
ricorrenze, celebrazioni, e tante altre occasioni create ad hoc. Si, amici,
dietro ogni regalo – dato o ricevuto – si muovono dinamiche psicologiche
profonde, spesso inconsapevoli, che rivelano bisogni emotivi, desideri e
insicurezze. Capire queste dinamiche permette di avvicinarsi al gesto del
donare con maggiore consapevolezza, autenticità e libertà.
In realtà il gesto del
donare è molto di più di un semplice scambio di oggetti: è il frutto di un
linguaggio emotivo, contenente un codice relazionale che parla di appartenenza,
riconoscimento e legame. Il bisogno di donare scaturisce dal desiderio di consolidare
la continuità relazionale. Regalare qualcosa a qualcuno potrebbe voler
comunicare: “Ti vedo, ti penso, fai parte della mia vita”. Il dono stabilizza
il legame, crea un ponte emotivo, conferma uno stare insieme reciproco nel
mondo dell’uno nell’altro. È un modo per tenere viva la relazione, per ricordarla
e confermarla.
Amici, però, non sempre
il dono è un gesto spontaneo. A volte diventa uno strumento per mantenere un certo
ruolo importante. Alcune persone regalano per far aumentare la considerazione
nei loro confronti, per essere considerate premurose, indispensabili e generose;
il regalo allora diventa il veicolo attraverso cui si esprime – o si protegge –
o addirittura si cerca di migliorare la propria immagine. Donare, in questi
casi, non è solo un gesto affettivo, ma un modo per garantirsi una certa
posizione privilegiata all’interno della relazione. Può anche accadere che il
dono venga utilizzato dal donante per “compensare” ciò che non è riuscito a comunicare
verbalmente. Il regalo allora può diventare una scorciatoia emotiva: “ti faccio
un regalo perché non riesco a dirti quello che provo”, oppure “ti compro
qualcosa per non affrontare un conflitto”. In questi casi, però, il gesto perde
autenticità e si trasforma in una strategia per evitare la vulnerabilità o
l’esposizione emotiva.
Un’altra ipotesi di
donazione è quella derivante dalla paura di non essere dimenticati: il dono,
allora, serve a farsi ricordare, a dire all’altro che ci siamo, che esistiamo,
e così evitiamo di essere trascurati, non considerati abbastanza. Offrire
qualcosa in dono diventa allora un tentativo di assicurarsi l’affetto
dell’altro oppure a mitigare l’ansia di non valere. Il dono assume in questi
casi una funzione rassicurante: un modo per “tenere vicino” chi si teme possa
allontanarsi.
Amici, anche il bisogno
di ricevere un regalo ha una dimensione psicologica profonda. Ricevere conferma
la nostra identità: “valgo abbastanza da essere pensato, considerato”, “merito
attenzione”. Il dono rafforza l’immagine di sé e contribuisce alla costruzione
di un senso di sicurezza affettiva. Il valore percepito del regalo attiva
dinamiche legate alla validazione: più il dono viene ritenuto significativo o
pensato appositamente per noi, più ci sentiamo importanti.
Cari amici, come accennato in premessa oggi è Natale ed è in arrivo Capodanno, per cui un po’ tutti siamo trafelati per scambiarci gli ultimi regali che ancora non siamo riusciti a fare. Ed è proprio sotto queste feste che la
pressione sociale del regalare, aumenta vertiginosamente. In questi periodi,
spesso, il reale significato del dono va in soffitta. Per molti, infatti, i
regali vengono portati solo per non arrivare a mani vuote, ed è proprio allora che perdono
la reale natura affettiva per cui sono nati, diventando un semplice dovere sociale.
Sono questi i travisamenti dello scopo originario: quello del dono, nato come
simbolo di relazione, che si trasforma in un semplice omaggio, spesso fonte di
stress, che impoverisce sia chi lo dona che chi lo riceve.
A domani.
Mario








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