Oristano 22 dicembre 2025
Cari amici,
Legalmente, sia in Italia
che in molti Paesi del mondo, si diventa adulti responsabili a 18 anni. Ma
siamo sicuri che i ragazzi a quell’età sono già arrivati alla piena maturità? In
realtà, diventare adulti nel vero senso della parola. è un processo non
automatico, che non si conclude ai 18 anni, ma in modo graduale, sviluppandosi
con il raggiungimento dell'indipendenza e della responsabilità, a prescindere
da quell’ufficiale 18° anno che la legge ha stabilito. Il processo di
maturazione è, infatti, ben più complesso.
Secondo gli studi
scientifici più approfonditi il cervello completa lentamente il suo sviluppo
arrivando fino ai 30 anni. Se è pur vero che legalmente si diventa maggiorenni
a 18 anni, con l'acquisizione di diritti e doveri, psicologicamente e
socialmente, il giovane è ancora nell’età della maturazione, che si completa
nel tempo, andando ben più oltre dei 18 anni e arrivando, come detto prima,
anche ai 30 anni. Ai 18 anni un ragazzo può essere definito un "giovane
adulto", che sta completando il suo stadio di maturazione.
Nella nostra specie umana
il completo sviluppo psicosociale, ovvero il raggiungimento dell’età adulta, «dipende» dai diversi fattori in gioco, che
non sono solo quelli della crescita personale; sono fattori diversi per
ciascuno, e a questi dobbiamo aggiungere anche aspetti psicologici, emotivi,
sociali e culturali. Il completamento della crescita, nel vero senso della
parola, è che diventare “adulti”, è un processo alquanto lungo e complesso, come
affermano i diversi studiosi.
Sull’argomento, la
dottoressa Elisa Fazzi, Direttrice della Neuropsichiatria dell'infanzia e
dell'adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia, professore ordinario di
Neuropsichiatria infantile dell'Università di Brescia e attuale Presidente
della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza,
così si esprime: «È un processo che, sotto certi punti di vista, dura tutta
la vita. Sicuramente c'è il tema della maturità emotiva, quello delle
responsabilità, delle prospettive di vita e infine della capacità di gestire se
stessi e gli altri».
Amici, nella crescita i
cambiamenti non avvengono contemporaneamente per tutti: come i segnali della
pubertà, che fisicamente compaiono prima nelle ragazze, i mutamenti procedono
in modo più o meno rapido a seconda delle persone. «Sicuramente ci sono
differenze di genere – conferma la specialista - perché le femmine hanno una
maturazione più precoce nelle aree della corteccia prefrontale legate
all'autocontrollo, alla pianificazione e all'empatia. Poi ci sono le influenze
culturali: le richieste familiari e sociali che facilitano una certa presa di
consapevolezza, una certa maturazione nelle ragazze».
«Un aspetto che in ambito
neuropsichiatrico infantile viene considerato un cammino per diventare adulti è
anche la consapevolezza di sé, di chi si è, di cosa si vuol fare, quali sono i
propri valori e gli obiettivi”, aggiunge la dottoressa Elisa Fazzi. La
prospettiva del sé si porta dietro la capacità di scegliere e di assumersi le
responsabilità delle proprie scelte. Poi c’è il tema del rapporto con gli
altri: «È propria dell’adulto la capacità di avere relazioni mature, cioè non
collusive o appiattite, ma basate sul rispetto, sulle affinità, sul dialogo e
la comprensione degli altri», dice sempre la dottoressa Fazzi.
I segni più evidenti
della maturazione neurobiologica, allora, sono gli aspetti comportamentali
legati all'autocontrollo: «L'ultima parte del cervello che matura nella tarda
adolescenza è la corteccia prefrontale legata proprio all’autocontrollo e al
senso del pericolo – chiarisce ancora la specialista -.L'adolescente non ha la
chiara visione del limite, questo rende la sua impulsività emotiva
potenzialmente pericolosa, ed è un aspetto neurobiologico che cambia nel
tempo». Per questo un adolescente non è un adulto in miniatura e deve essere
considerato e trattato anche in un approccio medico con modalità e metodi
specifici da specialisti in età evolutiva.
Cari amici, in sintesi,
quali sono i segnali che ci confermano che nostro figlio è diventato adulto? Ecco
il responso della dottoressa Fazzi. «Il modo di porsi a seconda delle
richieste che la vita e la società gli fanno; la maturità nelle relazioni,
l’aver risolto il “conflitto” familiare, l’avere un obiettivo da raggiungere,
un'idea di sé e del proprio futuro, la capacità di gestire le emozioni e
l'impulsività, la valutazione del senso del pericolo… sono tutti elementi che
ci fanno dire: “è diventato adulto”, anche se Picasso ironicamente diceva anche: “Ci vuole
molto tempo per diventare giovani”».
A domani.
Mario









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