Oristano 18 dicembre 2025
Cari amici,
Educare adeguatamente i
propri figli è un compito immenso! Un impegno indubbiamente difficile da
svolgere, da portare comunque avanti con tanto impegno e dedizione. Le modalità
che i genitori scelgono per educare i propri figli hanno un impatto profondo
sul loro sviluppo emotivo, relazionale e comportamentale. Gli stili educativi
possibili sono due: quello severo e quello permissivo, che in realtà sono
opposti. Il primo si basa su una disciplina rigida, sul rispetto delle regole e
dell’autorità, mentre il secondo è basato sulla libertà, sulla mancanza di
limiti imposti.
La scelta per i genitori non
è mai facile, perché le conseguenze non sono di poco conto. Quali, dunque, i
vantaggi e i rischi, nell’applicazione di un metodo o dell’altro? Indubbiamente
i genitori che adottano l’uno o l’altro
stile educativo, debbono, con grande attenzione, trovare un giusto, sano
equilibrio, che risulti funzionale per la positiva crescita dei propri figli.
Analizzando i due metodi, potremmo dire che i bambini ai quali viene applicata un’educazione
rigida, con l’insegnamento di regole precise, imparano fin da subito i concetti
di responsabilità, impegno e rispetto dell’autorità; inoltre, possono
sviluppare una buona capacità organizzativa, abituandosi a seguire ritmi e
comportamenti coerenti.
L’educazione rigida,
tuttavia, quando è presente un’eccessiva severità, può compromettere
l’autostima del bambino. L’educazione basata su punizioni e rigidità spesso non
lascia spazio all’espressione delle emozioni, generando frustrazione, senso di
colpa e, in alcuni casi, rabbia repressa. Allora i figli di genitori troppo
rigidi possono diventare adulti insicuri, timorosi di sbagliare e con
difficoltà a prendere decisioni autonome. Inoltre, questo stile relazionale può
minare la qualità del legame affettivo tra genitore e figlio.
Passando ai genitori che
applicano il “metodo permissivo”, succede il contrario: essi tendono ad evitare
di imporre ai propri figli regole rigide,
in quanto preferiscono lasciare che i ragazzi possano esprimersi liberamente. Sono
genitori in apparenza molto affettuosi e disponibili, ma in contropartita faticano
sia a stabilire dei limiti che a farli poi rispettare in modo coerente. La
libertà data al bambino diventa allora esageratamente ampia, e spesso sacrifica e
mette all’angolo, azzerandola, l’autorità genitoriale.
In sintesi, senza gli
opportuni correttivi, entrambi gli stili educativi diventano limitativi, in un
senso e nell’altro. Se è pur vero che l’educazione
rigida può compromettere l’autostima del bambino, quella permissiva, seppure
consenta al bambino di sviluppare una forte creatività e una buona capacità di
esprimere le emozioni, crescendo senza rispettare l’autorità, prima genitoriale
e poi sociale, fa sì che i bambini diventano soggetti “troppo liberi e invasivi”,
irrispettosi delle regole prima in casa e poi nella vita sociale.
Amici, solo un sistema
educativo bilanciato, può favorire la crescita e la formazione di una
generazione che si muove all’interno delle regole basilari della vita sociale, aperta
al dialogo, fiduciosa e capace di creare solidi legami affettivi profondi e
spontanei. Nessuno dei due stili, dunque, presi nella loro forma estrema, risulta
pienamente funzionale allo sviluppo armonioso del bambino. Il modello educativo
più efficace è quello autorevole, che unisce il meglio dei due approcci: la
fermezza della genitorialità severa, unita all’empatia e all’ascolto in capo alla
genitorialità permissiva.
Cari amici, come ho detto
all’inizio il mestiere di genitore è il più difficile al mondo, considerato
anche che non esistono dei veri manuali per imparare l’arte educativa. Un
genitore autorevole, dunque, è quello in grado di stabilire limiti chiari, ma
allo stesso tempo capace di riconoscere e accogliere le emozioni del figlio,
spiegare le ragioni del rispetto delle regole e favorire un dialogo aperto.
Questo stile permette di costruire una relazione educativa solida, fondata
sulla fiducia reciproca, sul rispetto dei ruoli e sull’autonomia graduale. Educare
un figlio non significa solo insegnargli a “comportarsi bene”, ma aiutarlo a
diventare una persona consapevole, libera e responsabile. E questo richiede ai
genitori equilibrio, pazienza e una continua disponibilità a mettersi in gioco.
A domani.
Mario





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