lunedì, dicembre 08, 2025

LA NOSTRA MENTE NON AGISCE PER ANALISI MA PER IMITAZIONE, PER SENSO DI APPARTENENZA AL GRUPPO.


Oristano 8 dicembre 2025

Cari amici,

L’uomo è un essere pensante, nato con un cervello capace di ragionare e prendere, di volta in volta le decisioni più opportune. Tuttavia, l’uomo è anche un essere sociale, che non ama la solitudine ma è felice di far parte di una Comunità, di un gruppo, con il quale opera e agisce, acquisendo quel senso di appartenenza che lo porta ad amalgamare il suo pensiero con quello del gruppo. Questo senso di appartenenza fa sì che lui segua il gruppo, accettando le azioni comuni portate avanti dagli altri componenti, molto spesso senza sindacarle o cercare di modificarle.

È questo il classico comportamento noto come “AGIRE PER IMITAZIONE”, ovvero un conformarsi rispettoso al gruppo di cui si fa parte. Gli studiosi considerano questo modo di agire un “retaggio” di quelle azioni istintive primordiali che accompagnavano l’uomo nella sua storia evolutiva: affrontare uniti un pericolo esterno per sopravvivere. Questo senso comunitario è rimasto depositato nella parte limbica del nostro cervello, mantenendo quelle emozioni legate al senso di appartenenza alla Comunità. È un'accettazione rassicurate, in quanto è all’interno del gruppo che il singolo si sente protetto, al sicuro. Oggi, nonostante siano venute meno le esigenze di sopravvivenza, il nostro inconscio regola ancora molte delle nostre azioni, continuando ad alimentare il bisogno di adeguarci al comportamento del gruppo.

È nella natura umana, dunque, seguire l'esempio del gruppo, ritenere giuste le azioni portate avanti dai suoi componenti, a prescindere da come la pensiamo personalmente, seppure il nostro pensiero, magari, potrebbe essere diverso. Questa accettazione delle azioni compiute dagli altri membri del gruppo in cui ci identifichiamo, viene definito “SOCIAL PROOF”, ovvero Riprova sociale. La riprova sociale diventa dunque strumento di persuasione: riesce ad influenzare le persone appartenenti al gruppo, che si uniformano a prescindere dalla propria opinione. Studi psicologici in proposito (riferiti in tutti i campi ma in particolare nel marketing) lo confermano.

Nel libro “Le armi della persuasione” lo psicologo americano Robert B. Cialdini annovera la SOCIAL PROOF tra i sei strumenti di persuasione più potenti. Quanto maggiore è il numero di persone che trova giusta una qualunque idea, tanto più giusta risulta essere quell’idea: la riprova sociale per Cialdini è la tendenza delle persone a considerare un’azione più adeguata quando la fanno anche gli altri. Questo libro offre una disamina precisa sulle dinamiche della riprova sociale, legate a due condizioni che ne determinano il funzionamento: INCERTEZZA E SOMIGLIANZA. Vediamo perché. L’uomo è sempre stato dubbioso, per cui vive nell’incertezza.. Vedere gli altri fare, operare, lo fa uscire dall’incertezza, prendendo per buono ciò che è stato fatto dagli altri. La seconda condizione, la somiglianza, che spinge ad agire dopo aver osservato gli altri fare, adottando, poi, lo stesso comportamento. Più sono uguali a noi le persone che stanno compiendo una determinata azione, più saremo portati a fare lo stesso, a prendere per giusto il loro modo di agire. È più facile e istintivo lasciarsi guidare da una persona che ci somiglia! Ma per quanto uguali o vicine siano le altre persone, perché non valutiamo, di volta in volta, se il loro comportamento è corretto anche per noi?

Amici, purtroppo il comportamento degli altri, spesso, non ci indirizza verso una decisione corretta, facendoci adottare un comportamento del tutto sbagliato! Cialdini, per dimostrarlo, usa l’esempio dei bisonti. Le tribù indiane adottavano una strategia particolare per cacciare i bisonti; indirizzavano la mandria verso un burrone e la facevano precipitare in massa. I bisonti, infatti, hanno gli occhi posti lateralmente e corrono sempre a testa bassa; seguendo il gruppo, non essendo consci del pericolo che non riescono a vedere, seguono il gruppo, precipitano e muoiono.

Anche l’uomo molto spesso segue “L’EFFETTO GREGGE”: è un istinto innato, che risponde al senso di aggregazione delle persone; tuttavia non alzare la testa mentre si segue la massa, ci porta a perdere la capacità di approfondire, di comprendere, di interpretare la situazione, trascurando e dimenticando la nostra individualità. Come scrisse il grande Emmanuel Kant, “L’uomo non è destinato a far parte di un gregge come un animale domestico, ma di un alveare come le api” .

Cari amici lettori, quanti di Voi seguono il “GRUPPO”, adeguandosi alla massa e agendo per imitazione, anziché utilizzare il proprio cervello per analizzare e vagliare il comportamento altrui? Meditate, gente, meditate!

A domani.

Mario  

 

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