Oristano 24 ottobre 2025
Cari amici,
La CASTRAZIONE (o EVIRAZIONE)
umana ha una lunga, triste storia. In passato, oltre che come forma di punizione
corporale, in alcune culture la castrazione umana veniva praticata nei maschi
in età puberale al fine di originare gli EUNUCHI, giovani utilizzati anche negli
Harem. Successivamente questa triste manipolazione fu effettuata anche sugli
adolescenti per fini musicali. Nell'Impero Bizantino l'uso dei cantanti
castrati, ovvero eunuchi, risale al V secolo e perdurò fino al 1204, quando i
crociati saccheggiarono Costantinopoli, portando alla scomparsa del loro
impiego in ambito bizantino. Questi cantori erano impiegati principalmente nei
cori per la loro "voce celestiale" e la pratica si estinse dopo la
caduta della città. Successivamente, la pratica riapparve in Italia nel XV
secolo, diventando una moda nel XVII secolo, per preservare la voce infantile nelle
opere musicali.
In particolare in Italia,
la castrazione per fini musicali, si diffuse nel panorama operistico del XVII
secolo (1600) e XVIII secolo (1700) con il diffondersi dei cori polifonici, in
quanto si aveva bisogno di voci bianche, non reperibili tra le donne in quanto
una bolla pontificia (1588) vietava a queste ultime di cantare nei cori, e
quindi si preferiva castrare i fanciulli di circa otto - dieci anni per
impedire la muta vocale e fare in modo che mantenessero per sempre la capacità
di cantare con voce infantile.
L’asportazione chirurgica
dei testicoli, infatti, inibisce la produzione di testosterone, e in questo modo la voce manteneva quel timbro infantile anche da adulti. Ogni anno circa 4.000
ragazzi europei venivano castrati, soprattutto in Italia. Il medico fiorentino
Antonio Santarelli, specialista in castrazioni, era tra i chirurghi meglio
pagati dell'epoca. Una volta che le doti canore del bambino venivano rilevate,
questo veniva sottoposto al barbaro intervento, che bloccava il tipico cambio
di voce che di norma ha luogo durante la pubertà. Il risultato? La voce che
scaturiva era cristallina e acuta come quella di una donna, ma anche abbastanza
potente da poter raggiungere le note più basse.
Amici, questa triste
pratica chirurgica si consolidò, come accennato prima, nel panorama operistico
del XVII e XVIII secolo. Era molto diffusa nello Stato Pontificio, in quanto le
donne non potevano esibirsi in pubblico per il divieto, imposto da Papa Sisto V
nel 1588, con la speciale Bolla Pontificia; questa pratica restò in vigore fino
al 1878, quando Papa Leone XIII proibì che la Chiesa continuasse a scritturare questi
castrati. Era l’eliminazione di questa grande, crudele usanza, una mutilazione
fatta su dei bambini che spesso provenivano da orfanotrofi, dove impresari
senza scrupoli sceglievano i candidati; altre volte provenivano dai ceti più
bassi della popolazione: le loro famiglie li vendevano a un maestro di canto o
a una istituzione ecclesiastica sperando di riceverne, in cambio, ricchezze.
I ragazzini che subivano
questa tortura andavano incontro a uno sviluppo molto particolare, e la voce
restava acuta; inoltre, tutte le caratteristiche sessuali secondarie, che in
genere in condizioni normali prendevano forma, come il crescere dei peli sul
corpo e sul viso, nei castrati non si sviluppavano. Certo, alcuni di questi
bambini castrati diventavano famosi, viaggiando in tutta l’Europa: dalla Spagna
alla Russia, dalla Germania all’Inghilterra, oltre che naturalmente in Italia,
dove, una volta diventati famosi, guadagnavano cifre davvero importanti.
Si, il grande sacrificio a cui erano sottoposti, economicamente spesso pagava: molti di loro divennero vere e proprie celebrità
internazionali, ne è un esempio Farinelli (vero nome Carlo Maria Broschi,
1705-1782), uno dei più famosi dell’epoca, che divenne il cantore personale del
re di Spagna Filippo V. Tra i più noti del Settecento citiamo anche Salimbeni e
Porporino. A partire dal 1730-1740, però, il fenomeno incominciò a decadere. L’ultimo
cantante castrato fu Alessandro Moreschi (1858-1922), conosciuto come “l’Angelo
di Roma”, impiegato nel coro della Cappella Sistina fino al 1913.
Cari amici, se è pur vero
che nella millenaria vita dell’uomo le aberrazioni non sono mai mancate, alla fine, poi, arrivano al termine. E così anche questo triste fenomeno dei Castrati, ovvero
evirati, privati del naturale sviluppo maschile, ebbe finalmente termine in
modo alquanto simile alla sua nascita: fu, infatti, Papa Pio X nel 1903 a vietare
definitivamente l’utilizzo dei castrati nei cori, consentendo solo l’utilizzo
di “Voci Bianche”.
A domani, amici lettori.
Mario








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