Oristano 6 ottobre 2025
Cari amici,
Gli studiosi hanno
coniato un termine nuovo: «SUPERAGER», che sta ad indicare quegli anziani
speciali che hanno mantenuto capacità cognitive eccezionali per l'età, paragonabili
a quelle di persone di 20 o 30 anni più giovani. A studiare questi eccezionali
“Senior” è la Northwestern University di Chicago (Usa), che, da circa 25 anni studia e cerca di approfondirne le cause, le motivazioni, di questa super capacità.
Ora, un primo bilancio del lavoro svolto, è stato pubblicato su Alzheimer's
& Dementia, la rivista dell'Alzheimer's Association.
Lo studio in parola ha
rivelato che questi «Superager» sono dotati di particolari caratteristiche
psicologiche e neuro-biologiche, alquanto diverse rispetto alla norma, ovvero
quelle dei coetanei con capacità cognitive nella media. Gli autori dello
studio, guidati dalla docente TAMAR GEFEN, ordinaria di Psichiatria e Scienze
comportamentali al Mesulam Institute for Cognitive Neurology and
Alzheimer’s Disease della Northwestern University, hanno condotto minuziose ricerche
per concretizzare il «Super Aging Program» di questa Università, durato
ben 25 anni, nei quali 80 super-anziani hanno donato il proprio tessuto
cerebrale alla ricercatrice Gefen e ai colleghi, permettendo loro di giungere a
scoperte affascinanti.
Numerosi i test a cui gli
anziani sono stati sottoposti, tra cui il «Rey Auditory Verbal Learning», che
consentiva loro di ricordare almeno 9/15 parole dopo mezzora; un punteggio che
è nella media per le persone dai 56 ai 66 anni, ma considerevolmente superiore
alla media per un 80enne (5/15). I ricercatori hanno scoperto che la struttura
cerebrale di questi Superager ha delle interessanti peculiarità: mantenimento
dei volumi corticali (quantità di materia grigia presente nella corteccia
cerebrale) simili a quelli degli adulti di 20-30 anni più giovani, a differenza
dei loro coetanei che mostravano un restringimento correlato all'età.
In questi Superager, poi,
una regione del cervello chiamata corteccia cingolata risultava particolarmente
spessa; inoltre il cervello presentava un minor numero di alterazioni cerebrali tipiche
della malattia di Alzheimer, oltre a cellule più grandi e sane nella corteccia
entorinale, un'area essenziale per la memoria e l'apprendimento (è una delle
prime aree del cervello ad essere colpita dalla malattia di Alzheimer); presente
anche una minore quantità di microglia attivata (sono le cellule immunitarie
residenti nel cervello; la microglia si attiva solitamente se c'è una malattia,
ma in alcuni casi diventa iperattiva e va in tilt causando infiammazione e
possibili danni); inoltre, era presente anche una maggiore densità dei particolari
neuroni, chiamati «di von Economo».
Come ha spiegato la Gefen
alla CNN, «Per essere ammessa nel nostro programma, una persona deve avere più
di 80 anni e sottoporsi a test cognitivi approfonditi. La memoria episodica,
ovvero la capacità di ricordare eventi quotidiani e la propria storia personale
passata, deve essere pari o superiore a quella di persone tra i 50 e i 60 anni.
In questi anni abbiamo selezionato quasi duemila persone considerate Superager,
ma meno del 10% ha soddisfatto i nostri criteri. Una caratteristica
fondamentale dei super-anziani è che sembrano essere persone molto socievoli,
apprezzano le relazioni interpersonali e sono spesso attivi nelle loro Comunità.
La Gefen ha anche
aggiunto: «Sappiamo che l'isolamento è un fattore di rischio per lo sviluppo
della demenza, quindi rimanere socialmente attivi è una caratteristica
protettiva. Un altro tratto comune è il senso di autonomia, libertà e
indipendenza: i Superager prendono decisioni e vivono la vita nel modo che
desiderano. Peraltro, non tutti seguono comportamenti salutari: abbiamo Superager
con malattie cardiache, diabete, che non sono fisicamente attivi, che non
mangiano in modo particolarmente sano».
Gli studi di Gefen hanno
anche messo in luce che «I super-anziani sono persone concentrate, in grado di
prestare molta attenzione agli altri, interessati a partecipare e ascoltare attivamente. E
ciò è dimostrato dal fatto che possono ricordare fino a 13 parole su 15 dopo 30
minuti!». Un'altra scoperta ha riguardato un'area del cervello responsabile
dell'attenzione, della motivazione e dell'impegno cognitivo, nota come
corteccia cingolata, risultata più spessa nei Superager, anche rispetto a
quella delle persone tra i 50 e i 60 anni.
Ci si domanda: Ma per
essere un Superager, quanto conta LA GENETICA? «Non si tratta solo di
avere o meno un gene, ma di come l'ambiente interno ed esterno interagiscono
per influenzare l'attivazione o l'espressione di un gene: alcuni possono essere
più espressi, altri meno - ha concluso la ricercatrice -. C'è un elenco di geni
candidati che stiamo iniziando a studiare con molta attenzione, geni che hanno
anche un ruolo in aspetti quali la longevità, la senescenza, la riparazione
cellulare e la riserva cognitiva (ovvero la capacità del cervello di resistere
e compensare gli effetti di danni neurologici o dell'invecchiamento).
Cari amici, in
conclusione, i Superager hanno la fortuna di avere una buona morfologia
cerebrale, tendono a essere socievoli, appaiono resistenti alla degenerazione
neurofibrillare (aggregati anomali di proteine, in particolare della proteina
tau) e resilienti alle sue conseguenze, hanno un sistema colinergico più robusto,
presentano più neuroni di von Economo e una minore attività microgliale
infiammatoria. Chissà che lo studio, che continua, non metta in luce future
possibilità di promuovere la longevità cognitiva e la protezione
dall'Alzheimer!
A domani, cari lettori.
Mario
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